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<strong>Journal</strong> <strong>of</strong> <strong>Italian</strong> <strong>Translation</strong><br />
ampiamente espresso (e ripeterà sino alla fine) nei suoi elogi di<br />
umanisti, a cominciare dallo stesso Bruni. In Apologeticus, par. 7,<br />
ad esempio, Manetti scrive:<br />
“È chiaro che se al fine di una buona traduzione si<br />
richiede la conoscenza della lingua di partenza, a maggior<br />
ragione ciò sarà vero per la lingua d’arrivo. Infatti,<br />
chiunque voglia tradurre fedelmente dovrà per forza<br />
possedere una tale padronanza della lingua in cui traduce<br />
da dominarla, per così dire, completamente, onde evitare<br />
che, trovandosi nella necessità di rendere ogni singola<br />
parola, come spesso accade, si arrampichi sugli specchi<br />
oppure la lasci in quella lingua straniera per pura<br />
ignoranza. Deve infatti conoscere a fondo la natura e le<br />
sfumature dei vocaboli, in modo da non confondere, nella<br />
sua versione, “modesto” con “piccolo”, “fortezza” e<br />
“forza”, “guerra” e “battaglia” o “città” e “cittadinanza”.<br />
Deve poi sapersi destreggiare coi modi di dire e le figure<br />
retoriche così frequenti nelle opere dei grandi autori”. 39<br />
Del resto, le stesse formule ripetutamente usate da Manetti<br />
(“de interpretatione recta”, “recta interpretatio”, “traducere”,<br />
“traductio”, “traductores”) in questo quinto libro dell’Apologeticus<br />
sono riprese dal trattatello bruniano. 40 Non sorprende quindi che<br />
nella galleria di letterati illustri che costituisce il sesto libro del già<br />
citato Contra Iudaeos et gentes, un testo pressoché contemporaneo<br />
all’Apologeticus, Manetti elogi nei seguenti termini le versioni dei<br />
due massimi cancellieri fiorentini del suo tempo, Bruni e<br />
Marsuppini:<br />
“Leonardo, detto ‘Aretino’, dalla città in cui<br />
nacque, [fu] uomo di grandissimo ingegno, eccezionale<br />
per dottrina, stile e conoscenza della lingua greca nonché<br />
latina, come dimostrano apertamente le molte e varie<br />
opere da lui composte o tradotte dal greco in latino. Le<br />
sue versioni dal greco in latino sono le seguenti: iniziando<br />
dalle cose meno impegnative, una commedia di<br />
Arist<strong>of</strong>ane, l’epistola di san Basilio, il Tiranno di Sen<strong>of</strong>onte<br />
e diverse biografie plutarchee, ovvero Marco Antonio,<br />
Paolo Emilio, Catone, Tiberio e Gaio Gracco, Sertorio e<br />
Pirro re dell’Epiro; alcune orazioni di Demostene e le sue<br />
Filippiche per un totale di sette; e poi il Fedone di Platone