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18<br />

seguente passo:<br />

<strong>Journal</strong> <strong>of</strong> <strong>Italian</strong> <strong>Translation</strong><br />

“Per ‘buona traduzione’ s’intende propriamente<br />

la versione precisa e accurata di un testo scritto in una<br />

lingua nobile, fornita di regole e precetti chiari, in un’altra<br />

di pari livello o affine, impiegando un lessico adatto al<br />

tema trattato. Se infatti, messe da parte tutte le altre lingue,<br />

si volge fedelmente la trattazione di una qualsivoglia<br />

materia dall’ebraico, dall’aramaico, dal greco o dal latino<br />

in una di queste quattro lingue nobili, tale operazione<br />

meriterà di essere chiamata ‘una buona traduzione’. Se<br />

invece si tradurrà da una di queste quattro lingue in un<br />

idioma volgare, pur presentando tutti i requisiti necessari<br />

a una buona traduzione, non la si potrà definire tale; una<br />

buona traduzione necessita infatti che la lingua in cui si<br />

traduce sia nobile”. 56<br />

Tutto ciò, è chiaro, contrastava apertamente con quanti<br />

avrebbero voluto volgarizzare le nuove aggiunte alla biblioteca<br />

classica operate dall’umanesimo. Ma, soprattutto, l’atteggiamento<br />

di Manetti, incaricato ufficialmente dal pontefice Niccolò V di<br />

intraprendere gli studi necessari a una nuova traduzione latina<br />

della Bibbia, anticipa quella che sarà per secoli a venire la posizione<br />

della Chiesa in materia; una posizione, cioè, apertamente contraria<br />

al volgarizzamento delle Sacre Scritture, visto come una fonte di<br />

eresie e un invito al vilipendio della auctoritas. 57<br />

NOTE<br />

1. Per la posizione economica e sociale di Bernardo e Giannozzo Manetti<br />

all’inizio del ‘400 cfr. L. Martines, The Social World <strong>of</strong> the Florentine Humanists<br />

1390-1460, Princeton, Princeton UP, 1963, pp. 131-138. Ulteriori informazioni<br />

sono fornite da E. Conti, L’imposta diretta a Firenze nel Quattrocento (1427-<br />

1494), Roma, Istituto Storico <strong>Italian</strong>o per il Medio Evo, 1984, passim, ma<br />

soprattutto pp. 348-353, e N.A. Eckstein, The District <strong>of</strong> the Green Dragon.<br />

Neighbourhood Life and Social Change in Renaissance Florence, Firenze, Olschki,<br />

1995, pp. 23-24, 149 e 165-167. C. Bec, Les merchands écrivains à Florence, 1375-<br />

1434, Parigi-L’Aia, Mouton, 1967, p. 441 afferma che nel corso della sua vita<br />

Manetti pagò non meno di 135.000 fiorini di tasse ma non rivela da quali<br />

fonti trae tale cifra. Infine, un grazioso aneddoto su Bernardo Manetti (“civis<br />

facetissimus”) è la quarantottesima delle Facezie di Poggio Bracciolini,<br />

episodio utile, fra l’altro, a fornire uno spaccato sul clima civile in cui crebbe

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