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Stefano U. Baldassarri<br />

tasse, nel febbraio 1453, appena assolto l’incarico di vicario nel<br />

comune toscano di Scarperia, Manetti abbandonò Firenze per<br />

trasferirsi a Roma. 17 Già eletto segretario apostolico da papa Niccolò<br />

V nel luglio 1451 con l’incarico — come narra Vespasiano — di<br />

“tradurre et comporre”, 18 all’inizio del 1453 Manetti fu confermato<br />

nella sua posizione con l’allettante promessa di un salario annuo<br />

pari a seicento ducati. 19 A quell’epoca il suo principale interesse<br />

culturale consisteva nella nuova traduzione della Bibbia<br />

commissionatagli dal pontefice e nel sostegno alla fede cattolica<br />

che tale impresa mirava a <strong>of</strong>frire. 20 Frutto dell’ambizioso progetto<br />

furono la traduzione dall’ebraico dei Salmi, l’Apologeticus (in cui<br />

difese tale versione, e su cui ritornerò fra breve, essendo l’argomento<br />

principale di questo mio saggio) nonché il voluminoso Contra Iudaeos<br />

et gentes pro catholica fide, 21 sebbene lo spirito di ‘renovatio spiritualis’<br />

che lo animava avesse già caratterizzato l’opera oggi più celebre<br />

di Manetti, quel De dignitate et excellentia hominis che egli dedicò<br />

ad Alfonso d’Aragona sul finire del 1452 e che non poco contribuì<br />

a esacerbare i suoi rapporti — divenuti ormai tesi — con alcuni<br />

influenti concittadini. 22<br />

Pochi mesi dopo la morte di Niccolò V nel marzo 1455, Manetti<br />

abbandonò la curia pontificia per assumere l’incarico di consigliere<br />

(non a caso) dello stesso re Alfonso. 23 Benché confermato segretario<br />

apostolico dal successore di Niccolò V, lo spagnolo Callisto III, egli<br />

preferì trasferirsi a Napoli sia per gli scarsi interessi umanistici del<br />

nuovo pontefice sia per la promessa di un salario annuo presso la<br />

corte aragonese non inferiore ai 900 ducati (300 in più di quanto<br />

<strong>of</strong>fertogli dal papa). 24 Il suo primo pensiero, tuttavia, non fu per il<br />

nuovo mecenate, ma per il vecchio; è infatti del 1455 la sua biografia<br />

celebrativa di Niccolò V. 25 Fu poi la volta di una prima, parziale,<br />

stesura della Vita Alfonsi regis, oggi perduta, e delle seguenti opere<br />

dedicate al sovrano aragonese: il De Terraemotu (un testo sull’origine<br />

dei fenomeni tellurici basato su un attento spoglio delle fonti<br />

classiche) e le versioni dei Magna moralia e dell’Etica di Aristotele<br />

(sia Nicomachea sia Eudemia). 26 Tale alacrità convinse il successore<br />

di Alfonso d’Aragona, il figlio Ferdinando, a confermare Manetti<br />

nel ruolo di consigliere nell’agosto 1458. Ma si trattava ormai degli<br />

ultimi incarichi; assistito dal figlio Agnolo, suo stretto collaboratore<br />

nell’azienda di famiglia non meno che nella cura dell’ampia<br />

biblioteca e in varie missioni diplomatiche, Manetti si spense a<br />

Napoli il 26 ottobre 1459. 27<br />

Nella sua citata biografia, Vespasiano <strong>of</strong>fre un ritratto<br />

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