Scavalcamento Debole e Catene in Forma Logica - Pagine ...
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2 – Effetti di Specificità<br />
di WCO si crea a LF, co<strong>in</strong>volgono elementi specifici eppure manifestano effetti di<br />
WCO. L’analisi dettagliata di questo fenomeno è r<strong>in</strong>viata ad ulteriori ricerche.<br />
2.1 La Nozione di Specificità<br />
2.1.1 D(iscourse)-L<strong>in</strong>k<strong>in</strong>g<br />
Pesetsky (1987), rifacendosi a proposte di Katz e Postal (1964) e Kuroda (1969),<br />
dist<strong>in</strong>gue due tipi di s<strong>in</strong>tagmi-wh sulla base delle loro proprietà discorsive. Gli elementi<br />
<strong>in</strong>terrogativi come which N sono D-l<strong>in</strong>ked cioè implicano l’esistenza di un<br />
<strong>in</strong>sieme di entità denotato dal nom<strong>in</strong>ale, familiare sia al parlante che all’ascoltatore.<br />
Si consideri per esempio which book did you read?: se l’ascoltatore non ha presente<br />
un <strong>in</strong>sieme di libri assunto dal parlante la domanda suona <strong>in</strong>appropriata. Invece gli<br />
elementi <strong>in</strong>terrogativi come who, what o how many possono essere non D–l<strong>in</strong>ked: la<br />
restrizione ai contesti <strong>in</strong> cui vi è un <strong>in</strong>sieme di entità familiari non è obbligatoriamente<br />
operativa. Se un parlante chiede How many angels fit on the head of a p<strong>in</strong>?, non<br />
c’è la presupposizione che il locutore e l’ascoltatore abbiano un particolare <strong>in</strong>sieme<br />
di angeli <strong>in</strong> mente, cioè è possibile una lettura puramente card<strong>in</strong>ale del s<strong>in</strong>tagma<br />
<strong>in</strong>terrogativo.<br />
Pesetsky (1987) tratteggia una formalizzazione prelim<strong>in</strong>are dalla nozione di Dl<strong>in</strong>k<strong>in</strong>g<br />
tramite un accostamento al trattamento degli <strong>in</strong>def<strong>in</strong>iti proposto da Heim<br />
(1982). In questo sistema, gli <strong>in</strong>def<strong>in</strong>iti (<strong>in</strong>terpretati come nuovi nel discorso) sono<br />
legati <strong>in</strong> modo non selettivo da un quantificatore esistenziale (la regola di Chiusura<br />
Esistenziale - Existential Closure), o più <strong>in</strong> generale, nei term<strong>in</strong>i della teoria della<br />
rappresentazione del discorso sviluppata da Heim (1982), gli <strong>in</strong>def<strong>in</strong>iti denotano<br />
un nuovo referente di discorso. I pronomi, che hanno le proprietà discorsive degli<br />
<strong>in</strong>def<strong>in</strong>iti eccetto il fatto di non essere nuovi, sono legati da un quantificatore già<br />
<strong>in</strong>trodotto nel discorso, come <strong>in</strong> (1):<br />
(1) a. A man walked <strong>in</strong>to the room. He was wear<strong>in</strong>g a fur coat.<br />
b. Some men entered <strong>in</strong>to the room. They were wear<strong>in</strong>g fur coats.<br />
(Pesetsky, 1987, es. 64)<br />
Da un punto di vista discorsivo i s<strong>in</strong>tagmi D-l<strong>in</strong>ked funzionano nello stesso modo<br />
dei pronomi: sono “familiari” e fanno riferimento a referenti già <strong>in</strong>trodotti nel<br />
discorso e <strong>in</strong> questo contrastano con s<strong>in</strong>tagmi come who o what. L’autore presenta<br />
gli esempi <strong>in</strong> (2) e nota che <strong>in</strong> (2b) “è naturale, quasi obbligatorio, assumere che<br />
la domanda richieda una scelta fra gli uom<strong>in</strong>i che sono entrati nella stanza” mentre<br />
<strong>in</strong> (2c) “considerazioni di coerenza testuale rendono quest’assunzione possibile ma<br />
assai meno naturale” (Pesetsky, 1987, p. 120).<br />
(2) a. Some men entered the room. Mary talked to them.<br />
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