Scavalcamento Debole e Catene in Forma Logica - Pagine ...
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2.3 – Tests di Specificità<br />
2.3.5 Estrazione da Costruzioni Esistenziali <strong>in</strong> Inglese<br />
Il soggetto post-copulare delle frasi esistenziali <strong>in</strong>glesi con l’espletivo there deve<br />
essere un s<strong>in</strong>tagma nom<strong>in</strong>ale <strong>in</strong>def<strong>in</strong>ito o, nei term<strong>in</strong>i di Milsark (1977), un s<strong>in</strong>tagma<br />
nom<strong>in</strong>ale debole. Questa restrizione, detta restrizione di def<strong>in</strong>itezza, è esemplificata<br />
dal contrasto <strong>in</strong> (35) e (36): i s<strong>in</strong>tagmi nom<strong>in</strong>ali forti <strong>in</strong> (35) non sono compatibili<br />
con there. 17<br />
(35) a. * There is John/the man/every man <strong>in</strong> the room.<br />
b. * There are they/the people/most people <strong>in</strong> the room<br />
(36) a. There is a man/one man <strong>in</strong> the room.<br />
b. There are men/two men/many men <strong>in</strong> the room<br />
Heim (1987) argomenta che la restrizione di def<strong>in</strong>itezza debba essere applicata a<br />
LF, cioè un livello <strong>in</strong> cui le ambiguità di portata sono disambiguate e gli elementi-wh<br />
mossi sono ricostruiti nella posizione <strong>in</strong> cui vengono <strong>in</strong>terpretati.<br />
L’analisi di Heim basata sulla dicotomia fra variabili <strong>in</strong>dividuali/non–<strong>in</strong>dividuali<br />
conferisce plausibilità semantica all’osservazione superficiale che l’accettabilità delle<br />
frasi dipende dalla “def<strong>in</strong>itezza” del s<strong>in</strong>tagma dislocato e consente di <strong>in</strong>terpretare<br />
la restrizione di def<strong>in</strong>itezza come restrizione di specificità. Infatti le variabili <strong>in</strong>dividuali<br />
variano su <strong>in</strong>siemi di <strong>in</strong>dividui e corrispondono s<strong>in</strong>tatticamente ai gap di<br />
categoria NP, cioè un s<strong>in</strong>tagma nom<strong>in</strong>ale <strong>in</strong>tero anzichè una sottoparte. Le variabili<br />
non <strong>in</strong>dividuali <strong>in</strong>vece variano su un <strong>in</strong>sieme di quantità o gradi. Dunque l’<strong>in</strong>terpretazione<br />
con variabile non <strong>in</strong>dividuale corrisponde alle letture non specifiche <strong>in</strong><br />
Tuttavia (ii.) e (iv) non sono casi di puro raddoppiamento clitico a meno che si assuma l’analisi<br />
di Belletti (2003).<br />
17 Belletti (1988) cerca di dimostrare che <strong>in</strong> italiano vi sia una restrizione di def<strong>in</strong>itezza associata<br />
ai soggetti postverbali dei verbi <strong>in</strong>accusativi. Tuttavia la proposta è problematica come è stato<br />
evidenziato da P<strong>in</strong>to (1997, cap. 2 §§1.3.1). Si consideri il contrasto proposto da Belletti:<br />
i. All’improvviso è entrato un uomo dalla f<strong>in</strong>estra.<br />
ii. * All’improvviso è entrato l’uomo dalla f<strong>in</strong>estra.<br />
Se nello stesso contesto si <strong>in</strong>serisce un elemento referenziale, come un nome proprio, tipicamente<br />
escluso dalla restrizione di def<strong>in</strong>itezza, la costruzione è comunque grammaticale (iii.):<br />
iii. All’improvviso è entrato Gianni dalla f<strong>in</strong>estra.<br />
Questo fatto <strong>in</strong>duce a pensare che l’agrammaticalità dell’esempio <strong>in</strong> (ii.) sia da imputare a fattori<br />
<strong>in</strong>dipendenti dalla restrizione di def<strong>in</strong>itezza.<br />
Per costruire i paradigmi per i test useremo dunque i casi chiari e generalmente non contestati<br />
dell’<strong>in</strong>glese.<br />
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