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La legge, nota come legge sulla privacy, non si occupava dell’accessibilità per motivi<br />

di studio, successivamente regolato dal decreto legislativo 281/1999, nel quale (art. 21bis)<br />

le norme relative agli archivi pubblici vengono estese agli archivi privati utilizzati per<br />

scopi storici. Abolito, dunque, il concetto di “situazioni puramente private di persone”, che consentiva<br />

una notevole libertà di movimento (e forse di arbitrio), il limite dei 70 anni resta solo<br />

per i dati contenenti lo stato di salute o la vita sessuale o rapporti riservati di tipo familiare. La<br />

selezione della documentazione destinata a restare riservata per 70 anni è, dunque, uno dei compiti<br />

dell’archivista, il quale però non può considerare il singolo <strong>documento</strong>, ma il tipo di <strong>documento</strong><br />

e, quindi, la serie.<br />

2. Cosa fare nel caso ci troviamo di fronte ad un archivio non notificato? In primo<br />

luogo, verificare che vi sia documentazione con più di quaranta anni e separarla da quella più<br />

recente, quindi mettetersi in contatto con la Sovrintendenza di Firenze (nel caso della Toscana),<br />

che invierà un funzionario per l’ispezione; il funzionario farà una relazione e verrà aperto presso<br />

la Sovrintendenza un fascicolo per l’archivio in questione e verrà inviata la notifica. Per cui,<br />

ora, il proprietario dell’archivio è pienamente soggetto agli obblighi previsti dalla legge.<br />

L’archivio avrà a questo punto l’aspetto di un disperante ammasso di carte, che dobbiamo iniziare<br />

a trasformarlo fino a fargli assumere una fisionomia comprensibile.<br />

Il primo dei compiti, descritti nell’art. 38 del DPR 1409/63, cioè conservare, ordinare<br />

e inventariare, considera le operazioni propedeutiche a qualsiasi forma di tutela e valorizzazione:<br />

1. Conservazione: per quanto concerne l’archivio storico, in cui la documentazione<br />

dovrebbe giungere già selezionata per la conservazione permanente, la questione si risolve nella<br />

precettistica definita già dal Casanova “Archiveconomia”, vale a dire nella realizzazione delle<br />

condizioni ambientali idonee: dagli ambienti alle scaffalature. Dal momento che molte persone,<br />

nelle organizzazioni di volontariato, dovranno operare in situazioni di ristrettezza finanziaria,<br />

non ha molto senso descrivere l’ottimo, quanto piuttosto limitarsi a quelle indicazioni di buon<br />

senso, che possono servire a superare la visita del funzionario della Sovrintendenza. Cioè cercare<br />

un locale, ovviamente non umido, sufficientemente ampio per accogliere i futuri versamenti,<br />

con gli impianti a norma e le scaffalature metalliche, badando che non vi siano impianti<br />

antincendio con l’acqua.<br />

2. Ordinamento: non entreremo nel problema del metodo di ordinamento, ma ci limiteremo<br />

ad alcuni suggerimenti pratici. Bisogna cominciare a schedare il materiale in modo uniforme,<br />

rilevando cioè gli stessi dati (sia che si utilizzi o no le ISAD): numero provvisorio,<br />

numero antico, data, l’ente (se vi è concentrazione di diversi fondi), la tipologia (deliberazioni,<br />

bilanci, carteggio, etc.), se ci accorgiamo che veniva adoperato un titolario per il carteggio,<br />

bisogna segnalare anche le categorie e le classi, il condizionamento (se si tratta di registri, buste,<br />

la cartulazione se è a mano, se si tratta di modelli non è il caso). Su schede cartacee o su computer,<br />

queste sono le indicazioni minime sufficienti a ricostruire la struttura dell’archivio. Per<br />

segnalare sul pezzo il numero provvisorio conviene inserire dei cartoncini rimuovibili.<br />

Consiglio di evitare l’eccessiva analiticità (ad esempio, le intestazioni dei singoli fascicoli del<br />

carteggio) e semmai tornarci sopra in sede di redazione inventariale. Ovviamente, in questa fase<br />

è fondamentale prendere nota di tutte quelle notizie o documenti che potranno servire per lo svi-<br />

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