394COMUNICAZIONI LIBERECardiomiopatia ipertrofica ostruttiva: criterianatomopatologici in assenza di analisigenica. Descrizione di un casoD. De Mercurio * , F. De Giorgio * , M. Masullo * , J. Pizzicannella** , E. Stigliano *** , V. Arena *** , A. Capelli ****Istituto di Medicina Legale, Università Cattolica del SacroCuore, Roma; *** Istituto di Anatomia Patologica? UniversitàCattolica del Sacro Cuore, Roma; ** U.O. Anatomia Patologica?Ospedale Civile dello Spirito Santo, PescaraIntroduzioneLa cardiomiopatia ipertrofica ostruttiva (CMIO) è, in molticasi una malattia genetica a trasmissione autosomica dominante(1/1500) ad espressione variabile. Nel 50% dei casiperò ha insorgenza sporadica sottintendendo una trasmissioneautosomica recessiva con ridotta penetranza o l’insorgenzadi mutazioni de novo. L’eterogeneità dei difetti geneticisottostanti fa sì che le caratteristiche clinico-morfologichevarino da paziente a paziente. Spesso al patologo capita di risponderesulla causa del decesso in casi di morte improvvisae di esaminare cuori che morfologicamente richiamano laCMIO pur non potendo affinare la diagnosi con analisi genetiche.Descriviamo di seguito un caso di morte improvvisa incui la diagnosi posta, basata solo su criteri macro e microscopiciè stata di CMIO.MetodiSi tratta di un uomo nigeriano di 40 anni trovato morto in casain cui la tanatocronodiagnosi ha fatto risalire l’ora del decessoa non più di 6 ore. All’esame macroscopico il repertocardiaco mostrava una massiva ipertrofia miocardica (spessoreparete >30 mm) senza dilatazione. L’ipertrofia interessavain particolar modo il setto interventricolare con ispessimentonella regione subaortica; l’endocardio parietale eradiffusamente ispessito specie a livello del cono di efflussoventricolare sinistro e il lembo anteriore della valvola mitraleappariva aumentato di spessore e deformato a causa dellasalienza del setto; l’apparato tendineo appariva anch’essoispessito. Indenni gli altri organi.RisultatiL’esame tossicologico è risultato negativo sui campioni diurina, bile e sangue. L’esame istologico del cuore ha mostratouna diffusa ipertrofia con vacuolizzazione miocardiocitaria,focale disarrangiamento strutturale e fibrosi interstiziale.I vasi intramiocardici presentavano un modico ispessimentodella parete a livello arterioso e dilatazione delle venule.L’endocardio era diffusamente fibrotico.ConclusioniLa mortalità per CMIO è inferiore all’1% annuo, ma alcunisottogruppi di pazienti sono a rischio di morte improvvisaprimariamente dovuta ad aritmie ventricolari. Nel caso da noipresentato l’accurato esame macroscopico, corredato dal rilievoistologico anche in assenza di analisi genetica, ha consentitodi individuare nella CMIO la verosimile causa di mortecon l’evidenza di vari fattori di rischio 1 per la morte improvvisa(parete ventricolare maggiore di 30 mm, setto interventricolareispessito a livello subaortico, e alterazioni dellembo anteriore della mitrale).Bibliografia1Nishimura RA, et al. N Engl J Med 2004;350:1320-1327.Multipotent Adult Progenitor Cells Reside inAtria and Ventricle of Human HeartsA.P. Beltrami * , D. Cesselli * , D. Damiani ** , F. D’Aurizio * ,L. Mariuzzi * , *N. Finato * , U. Baccarani *** , M. Bottecchia* , U. Livi **** , R. Fanin ** , C.A. Beltrami **Department of Medical and Morphological Research, Instituteof Pathology, University of Udine, Italy; ** Departmentof Medical and Morphological Research, Division of Hematology,University of Udine, Italy; *** Department of Surgeryand Transplantation Unit, University of Udine, Italy; **** Departmentof Cardiosurgery, Azienda Ospedaliera S. Mariadella Misericordia, Udine, ItalyIntroductionCardiac physiology, pathology and therapy are going to beradically changed once it will be demonstrated that humanheart is a self renewing organ. Although a cardiac residentmultipotent progenitor cell population have already beenshown in murine models, such evidence is up to now missingin human hearts.Aimsa. To identify whether adult human heart contains a residentnon blood borne multipotent cardiac progenitor cell population;b. to further characterize the in vitro behaviour of cardiacprogenitor cells;c. to compare them with similar populations obtained fromother organs.Methods and resultsSmall cells (
MISCELLANEA395man tissues, other than the heart, could become a more accessiblestem cell source to employ in cardiac regenerativemedicine.L’espressione immunoistochimica di UbcH10in tessuti normali e neoplasticiI. Migliaccio * , A. Caleo * , A. Iaccarino * , M. Russo * , C.Frangella * , L. Sanchez-Verde *** , M. Barbareschi **** , P.Pallante ** , M.T. Berlingieri ** , A. Fusco ** , L. Palombini * ,G. Troncone **Dipartimento di Scienze Biomorfologiche e Funzionali,Università di Napoli “Federico II”; ** Dipartimento di Biologiae Patologia Cellulare e Molecolare c/o Istituto di Endocrinologiaed Oncologia Sperimentale del CNR, Universitàdi Napoli “Federico II”; *** Programa de Patologia Molecular,Centro Nacional de Investigaciones Oncologicas,Madrid, Spain; **** Dipartimento di Anatomia Patologica,Ospedale di Santa Chiara, TrentoIntroduzioneLa proliferazione cellulare è regolata dalla sintesi e dalla rapidadegradazione delle cicline mitotiche. Il sistema di degradazioneubiquitino-dipendente è un meccanismo complessoche consente alla cellula di degradare con elevata specificitànumerose proteine, tra cui le cicline. A tal fine, sono necessarietre distinte attività enzimatiche: E 1(attivante), E 2(coniugante) ed E 3(ligasi). La specificità del sistema è assicuratadall’esistenza di svariate molecole E 2ed E 3,che interagendoriconoscono specifici substrati. UbcH10 è l’attivitàenzimatica E 2, che in coppia con APC-E 3innesca la degradazionedella ciclina mitotica B. Tale degradazione consente allacellula di completare la mitosi, di intraprendere una nuovadivisione e di incrementare il ritmo della proliferazione tessutale1 . UbcH10 è espresso intensamente da numerose lineecellulari neoplastiche, ma la sua distribuzione in vivo nei tessutinormali e neoplastici è stata studiata solo in pochi casi 2 .MetodiL’espressione immunoistochimica di UbcH10 è stata valutatain tissue-micro-arrays (TMA) di tessuti normali e di tumoritiroidei, ovarici, mammari e linfomi.RisultatiNei tessuti normali UbcH10 è risultato essere espresso solodai compartimenti con attiva proliferazione (strato parabasalesquamoso, centri germinativi). Nei tessuti neoplastici UbcH10è preferenzialmente espresso dai carcinomi meno differenziatie maggiormente proliferanti e dai linfomi di alto grado.Il segnale è particolarmente intenso nelle cellule mitotiche,mentre le cellule stromali, endoteliali ed infiammatorienon esprimono UbcH10. Vi è una correlazione positiva e significativatra la colorazione per UbcH10 e l’espressione diMIB-1 (p < 0,001).ConclusioniIl pattern immunoistochimico di UbcH10 riflette la stretta associazionetra l’espressione di questa proteina e la proliferazionecellulare. Esperimenti attualmente in corso, volti a definireil rapporto tra l’espressione di UbcH10 e la sua molecolatarget, la Ciclina B, potranno meglio chiarire il ruolo diquesta proteina nella trasformazione neoplastica.Analisi immunofenotipica dello stromaperitumorale: comparazione dell’espressionedei fibrociti CD34+ e miofibroblasti AML+L. Baron, M. Postiglione, E. Celotto, A. Cesarano, P. Beltotti,F. QuartoU.O. di Anatomia ed Istologia Patologica e Citopatologia,P.O. “S. Leonardo”, ASL NA5, Castellammare di Stabia (NA)IntroduzioneLo stroma non svolge solo un ruolo passivo nello sviluppo ediffusione tumorale, ma interviene attivamente nella cancerogenesi,fino all’invasione e alle metastasi. I fibroblasti nonsolo partecipano alla degradazione della matrice extracellulare,con l’attivazione di sistemi proteolitici (collagenasi I e IV,stromalisina 1 e 3, uPA, ecc.), ma interagiscono con le celluleneoplastiche nei meccanismi di migrazione e proliferazionecellulare. Un momento trasformativo importante è rappresentatodalla riduzione dello stroma fibroblastico, CD34+(cell. interstiziali dendritiche), a favore di uno miofibroblastico,con capacità di sintesi di actina muscolo liscio specifica(AML); differenziazione dovuta all’esposizione dei fibrocitiCD34+ al TGF-β, citochina prodotta dalle cellule tumorali.ScopiPer valutare se tale trasformazione sia tessuto dipendente abbiamotestato l’espressione IHC del CD34 (+ nei fibrociti) eAML (+ nei miofibroblasti).MetodiAbbiamo esaminato il comportamento dello stroma perilesionalein neoformazioni benigne, borderline e carcinomi (K)di diverse sedi: 40 mammarie (20 benigne, 6 K in situ, 14 Kinfiltranti), 20 della cervice uterina (8 benigne, 6 CIS, 6 K infiltranti),16 della vescica (4 benigne, 2 K piatti in situ, 10 Kinfiltranti), 20 lesioni cutanee (10 benigne, 6 K epidermoidi,4 melanomi) e 22 del colon (12 adenomi, 10 K).RisultatiIl comportamento dello stroma è risultato differente a secondadel tipo di tessuto e dello stadio della neoplasia. Nelle lesionibenigne della mammella e della cervice lo stroma presentavafibrociti CD34+ nella zona subepiteliale ed in corrispondenzadei vasi, mentre non erano presenti miofibroblastiAML+. Nelle lesioni in situ il comportamento dello stromaera analogo sebbene il numero di fibrociti CD34+ tendeva aridursi (nella mammella e nella portio). Le lesioni invasivemostravano una progressiva perdita di espressione di CD34in prossimità del fronte di invasione tumorale con aumentodella presenza di miofibroblasti AML+. Tale comportamentonon era lineare nelle lesioni cutanee, del colon e della vescica.ConclusioniPoiché i fibrociti CD34+ possono mediare specifiche reazioniimmunologiche, presentazione dell’antigene e attivazionedei linfociti T, la loro riduzione o scomparsa rende capaci lecellule tumorali di sfuggire all’immunosorveglianza dell’ospite.Quindi la loro perdita a favore dei fibroblasti AML+può essere un valido marker dei cambiamenti stromali associatia taluni tumori invasivi.Bibliografia1Ciechanover A, et al. Annu Rev Biochem 1998;67:425-79.2Okamoto Y, et al. Cancer Res 2003; 63(14):4167-73.