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pag. 295-398 - Siapec

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356COMUNICAZIONI LIBEREpN0(i+) hanno presentato un rischio specifico di svilupparemetastasi a distanza circa 3,5 volte superiore rispetto allepN0(i-), mentre nessuna differenza è stata riscontrata tra lepN0(i+) vs le pN1mi.ConclusioniIl valore prognostico della dimensione del deposito metastatico(ITC o maggiore estensione nelle micrometastasi) non èancora chiaramente definito. Nel nostro studio la presenza dicellule tumorali isolate/piccoli aggregati e micrometastasi alivello linfonodale comporta una maggiore incidenza di metastasia distanza nelle pazienti pN0(i+) e pN1mi rispetto allepN0(i-).Valutazione macroscopica intraoperatoriadei margini di resezione nella chirurgiaconservativa della mammellaD. Corti, P. Mercurio, P. Tebaldi, E. PezzicaStruttura Complessa di Anatomia Istologia Patologica e Citodiagnostica,Azienda Ospedaliera Treviglio-Caravaggio,Ospedale di TreviglioIntroduzioneAllo scopo di evitare un secondo intervento di reescissionenella chirurgia conservativa della mammella, abbiamo introdottosistematicamente lo studio macroscopico intraoperatoriodei margini di resezione in collaborazione con la II Divisionechirurgica del nostro ospedale.MetodiSono stati esaminati 37 quadrantectomie conservative percarcinoma duttale infiltrante precedentemente diagnosticatomediante core-biopsy. In tutti i casi è stato eseguito esamemacroscopico intraoperatorio sui margini contrassegnati dalchirurgo con reperi. Per il margine più vicino alla neoplasiaveniva considerata la distanza in mm. Per distanze minori di10 mm il margine veniva considerato compromesso. Il chirurgoprocedeva a reescissione immediata quando possibile.All’esame istologico definitivo del pezzo operatorio un margineveniva considerato compromesso se separato da meno di5 mm dalla neoplasia in situ o invasiva.RisultatiIn 14 casi (37,84%) un margine è stato considerato positivoall’esame macroscopico e il chirurgo ha potuto procederealla reescissione immedita del margine interessato in 11 casi,mentre in 3 l’intervento è stato trasformato in mastectomia.L’esame microscopico ha successivamente evidenziato,in 4 casi, una ulteriore compromissione del margine dareescissione per cui è stata necessaria una successiva secondaoperazione. In 23 casi (62,16%) i margini sono risultatiesenti da neoplasia all’esame macroscopico. L’esameistologico completo definitivo successivo del pezzo operatorioha evidenziato 2 casi con interessamento microscopicodei margini. In totale sono state necessarie 6 nuove operazioni(16,21%).ConclusioniL’esame macroscopico intraoperatorio dei margini di resezionenella chirurgia conservativa della mammella, nella nostraesperienza, ha permesso di limitare la necessità di un secondointervento dopo l’esame completo microscopico definitivodel pezzo operatorio. La procedura è facilmente applicabilea basso costo in tutte le realtà, permette al patologo di“guidare le mani del chirurgo” per modulare l’intervento,inoltre può migliorare la intesa tra patologo e chirurgo per ilraggiungimento del miglior risultato clinico.Biopsia mammaria percutanea sotto guidastereotassica. Analisi di 200 casiM.G. Galasso, V. Russo, P. Greco, M.F. Rizzo *U.O. Anatomia Patologica; * U.O. Radiodiagnostica Senologica,Azienda Ospedaliera “Garibaldi”, CataniaLa biopsia percutanea sotto guida stereotassica è utilizzatanella diagnosi delle lesioni non palpabili della mammella, inalternativa alla biopsia chirurgica. L’impiego di sonde da11/14G consente di ottenere il maggior numero di prelievibioptici, con un unico inserimento, sul bersaglio radiologico.Scopo del nostro studio è l’analisi delle microcalcificazionie quello di stabilirne i caratteri morfologici di benignitàe malignità. Da gennaio 2003 a marzo 2004 sono stateeffettuate 200 biopsie, che giungono in provette, fissate informalina al 10%, accom<strong>pag</strong>nate da una scheda con i dati ele notizie cliniche e/o quesiti diagnostici. I tessuti biopticisono campionati in toto, allestite 2 sezioni per ognuna delleinclusioni in paraffina e colorate in E.E. e sezioni aggiuntiveper eventuali immunocolorazioni. I 200 casi sono statidifferenziati in benigni e maligni. Lesioni benigne 83: 16atrofia; 5 fibrosi-metaplasia apocrina cistica; 62 proliferazioniepiteliali benigne. Lesioni proliferative: 30 casi: 1iperplasia duttale usuale; 1 neoplasia intraepiteliale duttalegrado 1B; 28 carcinomi duttali in situ. Neoplasia papillareintraduttale: 11 casi. Neoplasia lobulare: 3 carcinomi lobulariin situ. Carcinoma microinvasivo: 2 casi; Carcinomaduttale infiltrante: 55 casi. Le correlazioni tra biopsia vacuum–assistede istologia dopo intervento chirurgico sonocosì riassunte: dei 28 carcinomi duttali in situ: 20 riconfermati,6 non concordanti e con componente di carcinoma infiltrantedi tipo duttale, 2 operati presso altri centri. I 3 carcinomilobulari in situ: 2 in follow up, 1 riconfermato. I 2carcinomi microinvasivi non presentavano associazione concarcinoma infiltrante. Neoplasia papillare intraduttale (11casi): 4 presentavano associazione con carcinoma papillareintracistico. Nei 55 casi di carcinoma duttale infiltrante, 50erano concordanti, 3 venivano operate in altri centri, 2 presentavanoassociazione con carcinoma duttale in situ. I nostridati ci consentono di confermare l’accuratezza della biopsiamammaria percutanea sotto guida radiologica nella diagnosidelle lesioni non palpabili della mammella.Lesioni ad incerto potenziale di malignità (B3)nella diagnosi istologica preoperatoriadella mammella e conseguenti indicazioniterapeuticheM.G. CattaniU.O. di Anatomia Patologica e Citodiagnostica, OspedaleMaggiore, Azienda USL Città di BolognaIntroduzioneLa diagnosi istologica preoperatoria mediante agobiopsia percutanea(tru-cut; CB) ed agobiopsia vacuum-assisted (mammotome;SMB) consente di stabilire la natura della lesione e laconseguente programmazione di adeguati provvedimenti terapeutici.L’UK National Health Service Breast Screening 1 proponeper alcune lesioni definite ad incerto potenziale di malignitàla categoria diagnostica B3 che comporta la scelta tral’allargamento chirurgico e il follow-up 2 . Scopo del presentestudio è di valutare la frequenza delle diagnosi di B3 e di correlarlecon l’intervento chirurgico definitivo.

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