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pag. 295-398 - Siapec

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PATOLOGIA DELLA MAMMELLA357MetodiNel periodo gennaio 2000-marzo 2004 sono state esaminate1765 agobiopsie: 863 CB e 902 SMB.RisultatiLa diagnosi di B3 è stata formulata in 159 lesioni (9%) cosìsuddivise: 62 iperplasia duttale atipica (IDA), 38 radial scar,24 lesioni papillari, 21 LIN (neoplasia lobulare intraepiteliale),8 lesioni fibroepiteliali, 6 mucocele. 113/159 casi hanno effettuatol’allargamento chirurgico e all’istologia definitiva il 28%si è rivelato maligno. Su 36 IDA operate, 14 provenivano daCB e 22 da SMB. 9/14 hanno presentato focolai neoplastici: 4carcinomi duttali infiltranti (CDI) e 5 carcinomi duttali in situ(CDIS) mentre 4/22 hanno presentato focolai di CDIS a bassogrado e 1/22 aveva un CDI in un altro quadrante. Il 44% delleLIN (8/18) ha presentato lesioni maligne: 1 CDIS, 3 CLIS, 2CDI e 2 CLI. Tra le 20 lesioni papillari, 1 si è rivelata un carcinomapapillare infiltrante, 2 mostravano focolai di CDIS. Trai 6 mucocele, 2 erano carcinomi mucinosi e 2 CDIS.ConclusioniLa categoria diagnostica B3 comprende un gruppo eterogeneodi lesioni ed ha un valore predittivo positivo di malignitàcomplessivo del 28%. Per alcune lesioni come la LIN e ilmucocele, è sempre indicato il successivo intervento chirurgico.Per altre come l’IDA, l’approccio terapeutico può dipenderedall’entità della lesione e dal quadro mammografico.Fondamentale per la scelta del trattamento più adeguato è lastretta integrazione del team multidisciplinare diagnosticoterapeutico.Bibliografia1Sheffield. NHS Cancer Screening Programmes, 2001.2Jacobs TW, et al. Am J Surg Pathol 2002;26(9):1095-1110.Recidive cutanee dei carcinomidella mammella: caratteristiche clinicopatologichee significato biologicoA. Sidoni, R. Del Sordo, A. Cavaliere, G. Bellezza, E.BucciarelliIstituto di Anatomia Patologica, Divisione di Ricerche sulCancro, Università di PerugiaIntroduzioneCirca un terzo delle pazienti operate per carcinoma dellamammella svilupperanno una recidiva locoregionale (nellacicatrice, nel parenchima residuo, nel muscolo, nella paretetoracica, nell’ascella o nella cute). Le riprese di malattia a livellocutaneo sono relativamente rare e, secondo alcuni autori,associate a un decorso sfavorevole. Gli studi su questo argomentosono scarsi e prevalentemente concentrati su casitrattati con chirurgia conservativa.MetodiAllo scopo di esaminare le correlazioni clinico-patologicheed i fattori predittivi delle recidive cutanee abbiamo studiatouna casistica di 41 pazienti per le quali è stata possibile, previaricerca nell’archivio del nostro Istituto, sia l’analisi dellaneoplasia originale (marzo 1986-maggio 2002) che quelladella recidiva cutanea (ottobre 1988-maggio 2004).RisultatiTrentasei pazienti (92%) erano state trattate con mastectomia,5 (8%) con quadrantectomia. La recidiva si è verificatamediamente dopo 44 mesi (range 4-174) e più precocementenelle pazienti con più di 51 anni (29 mesi) rispetto a quellepiù giovani (71mesi). Il diametro medio della neoplasia eradi 30 mm (range 11-90). In 11 casi era presente multifocalitào multicentricità o bilateralità con una estesa componente insitu nel 39% dei casi. Il 45% dei casi erano G3. In 4 casi dimastectomia era positivo il margine di resezione profondo. Il77% delle pazienti aveva metastasi linfonodali e in questi casile recidive sono comparse più precocemente (35 mesi peri casi N+, 67 mesi per gli N-). In 12 casi (29%) sono comparsemetastasi sistemiche (4 antecedenti e 8 sincrone o metacrone).I dati preliminari non mostrano significative variazionidel profilo biopatologico (ER, PR, Mib-1, p53 e c-erbB-2) tra tumore primitivo e recidiva cutanea.ConclusioniI risultati del nostro studio indicano che la maggior parte dellerecidive cutanee hanno riguardato casi trattati radicalmente,pertanto esse vanno considerate come vere metastasi, conun particolare tropismo per la cute della regione mammaria,che in molti casi sono predittive di malattia disseminata. Tumoriprimitivi multipli, con una estesa componente in situ econ linfonodi positivi presentano alto rischio di ripresa dimalattia a livello cutaneo e pertanto andrebbero trattati inmaniera più aggressiva.La modalità di crescita è un fattoreprognostico significativo nel carcinomainfiammmatorio della mammella. Valutazionedi 30 casiE. Manfrin, A. Remo, D. Reghellin, A. Parisi, D. Dalfior,F. BonettiDipartimento di Patologia, Sezione di Anatomia Patologica,Università di VeronaIntroduzioneLo scopo del nostro lavoro è stato valutare la modalità di crescitaneoplastica del carcinoma infiammatorio della mammellacome fattore prognostico.MetodiAbbiamo rivalutato 30 casi di carcinoma infiammatorio dellamammella giunti all’osservazione presso il servizio diAnatomia Patologica del Policlinico “G.B. Rossi” di Veronatra il 1988 e il 2001. Criterio per l’inclusione in questo studioè stata l’evidenza clinica e/o istologica di carcinoma infiammatorio.Abbiamo analizzato la modalità di crescita della lesioneper valutarne il significato prognostico.RisultatiSono state rilevate due diverse modalità di crescita: nodulare ediffusa. 9/30 carcinomi (30%) mostravano una crescita diffusa,mentre in 21/30 (70%) era presente una massa nodulare.L’età media delle pazienti era rispettivamente di 55,66 e 60,76anni, con un’età media totale di 58,96 ± 15,78 anni. L’esamemammografico mostrava una massa distinta in 9 su 21 carcinomiinfiammatori nodulari (42%) e in 1 su 9 carcinomi infiammatoridiffusi (11%). Al momento della diagnosi il 33%delle neoplasie aveva evidenza di metastasi (stadio IV), mentreil coinvolgimento linfonodale era presente nell’82% dei casi.La sopravvivenza mediana è stata di 27 mesi per le forme acrescita diffusa e di 56 mesi per quelle a crescita nodulare (P =0,033). Le lesioni diffuse hanno mostrato un comportamentobiologico più aggressivo delle forme nodulari.ConclusioniIl carcinoma infiammatorio è una malattia molto aggressiva 1 .Le pazienti che si presentano all’esordio della malattia conuna massa nodulare hanno una prognosi significativamentemigliore rispetto a quelle con una crescita diffusa della mam-

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