il carciofo - Coltura & Cultura
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paesaggio<br />
Sardegna in sintesi<br />
• Con 12.952 ha e 106.860 t, la Sardegna<br />
è al terzo posto in Italia per la superficie<br />
coltivata e per la produzione totale<br />
di capolini<br />
• Dopo la recente costituzione delle nuove<br />
province, quella di Oristano occupa<br />
<strong>il</strong> primo posto, con 4771 ha e 39.000 t.<br />
Seguono Cagliari (3165 ha, 26.000 t)<br />
e Sassari, (2627 ha, 23.000 t). Superfici<br />
minori si registrano nelle province di<br />
Ogliastra, Nuoro, Medio campidano,<br />
Olbia-Tempio<br />
• La cultivar maggiormente diffusa è<br />
Spinoso Sardo. Altra varietà è Masedu.<br />
Nei primi anni ’80 è stata introdotta<br />
Terom dalla Toscana e agli inizi<br />
degli anni ’90 Tema 2000. Dal 2001,<br />
soprattutto nel comune di Samassi, è<br />
stato introdotto <strong>il</strong> clone C3, selezione<br />
più precoce del Romanesco ottenuta per<br />
micropropagazione<br />
Sassari<br />
Ha 2680<br />
Oristano<br />
Ha 1300<br />
Medio<br />
Campidano<br />
Ha 1900<br />
Sulcis<br />
Ha 1015<br />
Gallura<br />
Ha 100<br />
Nuoro<br />
Ha 40<br />
Ogliastra<br />
Ha 40<br />
Cagliari<br />
Ha 1964<br />
Spinoso Violetto Romanesco Tema<br />
sardo di Provenza C3 2000<br />
Terom<br />
Principali aree di coltivazione del <strong>carciofo</strong><br />
in Sardegna, varietà diffuse ed entità<br />
delle superfici destinate a coltivazione<br />
specializzata (Fonte: Agenzia Laore,<br />
stagione 2006-2007)<br />
124<br />
Carciofo in Sardegna<br />
Introduzione<br />
La coltivazione del <strong>carciofo</strong> in Sardegna ha una tradizione antica,<br />
anche se la prima testimonianza scritta, <strong>il</strong> trattato Agricoltura di<br />
Sardegna, pubblicato dal nob<strong>il</strong>e sassarese don Andrea Manca,<br />
risale al 1780. La coltura assume una certa r<strong>il</strong>evanza economica<br />
già nella prima metà dell’800, come attesta lo studioso Vittorio<br />
Angius nel suo Dizionario geografico che, descrivendo l’economia<br />
serramannese, cita <strong>il</strong> <strong>carciofo</strong> come “fonte di lucro per i coloni degli<br />
orti”. La coltivazione specializzata dell’ecotipo locale Spinoso<br />
iniziò negli anni ’20, principalmente nelle zone costiere della provincia<br />
di Sassari e di Cagliari, in prossimità delle città capoluogo<br />
e dei porti, che garantivano più fac<strong>il</strong>i collegamenti e commerci<br />
oltremare. Nel 1929 una r<strong>il</strong>evazione del catasto agrario attesta<br />
che la coltura era diffusa su 1231 ettari, un decimo della superficie<br />
coltivata in Italia. Tradizionalmente la coltura veniva condotta<br />
seguendo <strong>il</strong> ciclo naturale della pianta; una svolta importante fu<br />
l’individuazione, nelle campagne di Bosa, di un ecotipo Spinoso<br />
che consentiva di ottenere produzioni anticipate in autunno<br />
risvegliando in estate la carciofaia con l’intervento dell’irrigazione.<br />
Questo ecotipo, in un primo tempo diffuso nel Sassarese e<br />
commercializzato anche nel mercato di Genova, fu introdotto nel<br />
Campidano di Cagliari negli anni 1942-43. Successivamente gli<br />
agricoltori, attraverso la selezione massale indirizzata ad anticipare<br />
e incrementare la produzione, hanno migliorato questo ecotipo<br />
originario da cui è derivato l’attuale Spinoso sardo.<br />
Oltre all’ecotipo Spinoso era diffuso in Sardegna <strong>il</strong> Masedu caratterizzato<br />
dall’assenza di spine, come attesta <strong>il</strong> nome che in<br />
lingua sarda significa mansueto e inerme. Questa varietà, più pre-<br />
Carciofaia di Spinoso sardo in piena produzione