il carciofo - Coltura & Cultura
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mondo e mercato<br />
Spagna in sintesi<br />
• Il <strong>carciofo</strong> occupa una superficie<br />
di circa 16.000 ha, con una produzione<br />
di oltre 200.000 t<br />
• Più dell’85% dei capolini raccolti<br />
è destinato alla trasformazione<br />
industriale, mentre la quota restante<br />
è esportata allo stato fresco<br />
o commercializzata sul mercato<br />
nazionale<br />
• Le aree di produzione sono concentrate<br />
lungo la costa del Mediterraneo: la<br />
regione di Murcia con 6500 ha è al<br />
primo posto, seguita da: Comunità<br />
Valenciana (3860 ha), Andalusia<br />
(2484 ha), Catalogna (1492 ha) e Valle<br />
dell’Ebro, Navarra e La Rioja (circa<br />
1200 ha)<br />
• La produzione si basa sostanzialmente<br />
sulla cultivar Blanca de Tudela<br />
o popolazioni da essa derivanti:<br />
Monqueline nella zona di Valencia<br />
o Aranjuez nella zona di Madrid,<br />
entrambe in progressivo abbandono.<br />
Modesta è la presenza di cultivar di<br />
provenienza francese, Macau e Calico<br />
Verde, con capolini di colore verde,<br />
e Violetto di Provenza, Tema e Calico<br />
Rosso, con brattee di colore violetto.<br />
Recentemente sono state introdotte<br />
su piccole superfici cultivar propagate<br />
per “seme”: Imperial Star, Lorca<br />
e A-106<br />
• Due denominazioni di origine:<br />
DO Alcachofa de Benicarló<br />
(Comunità Valenciana), per la<br />
commercializzazione allo stato<br />
fresco, e IGP Blanca de Tudela,<br />
per la commercializzazione allo<br />
stato fresco e trasformato<br />
370<br />
Carciofo in Spagna<br />
Introduzione<br />
L’introduzione del <strong>carciofo</strong> in Spagna è probab<strong>il</strong>mente dovuta agli<br />
Arabi. Testimonianze riportano che nell’XI secolo erano coltivate<br />
piante di <strong>carciofo</strong> (chiamato al-kharchaf, da cui <strong>il</strong> termine spagnolo<br />
alcachofas) provenienti dal Nordafrica, più piccole di quelle attuali,<br />
di cui si ut<strong>il</strong>izzavano sia i capolini sia lo stelo fiorale tenero.<br />
Nella seconda metà del XII secolo, Ibn al-Awwan riporta che gli<br />
orticoltori andalusi avevano selezionato e migliorato la tipologia<br />
delle piante, incrementando la dimensione, l’omogeneità fenotipica<br />
e <strong>il</strong> numero di capolini prodotti.<br />
Attualmente la coltivazione del <strong>carciofo</strong> occupa una superficie<br />
di circa 16.000 ha, con una produzione di oltre 200.000 t. Più<br />
dell’85% dei capolini raccolti è destinato alla trasformazione industriale,<br />
mentre la quota restante è esportata allo stato fresco<br />
(13.910 t nel 2008) o commercializzata sul mercato nazionale.<br />
Nel 1990 la superficie coltivata superava i 30.000 ha; successivamente<br />
è diminuita e in particolare un calo notevole è stato osservato<br />
a partire dal 2005. Questo, però, non ha provocato una<br />
riduzione altrettanto significativa della produzione, che negli ultimi<br />
quattro anni si è mantenuta abbastanza costante, attorno alle<br />
200.000 t.<br />
La produzione unitaria è in media di circa 12 t/ha, con valori più<br />
elevati nelle regioni di Murcia e Alicante, dove la produzione media<br />
supera le 20 t/ha grazie all’ampia durata del periodo di raccolta.<br />
La zona di produzione si concentra prevalentemente lungo la costa<br />
del Mediterraneo: fra tutte spicca la regione di Murcia, con<br />
6500 ha, seguita dalla Comunità Valenciana (3860 ha), dall’Andalusia<br />
(2484 ha) e dalla Catalogna (1492 ha). Esiste infine un<br />
altro nucleo di importanza significativa, quello situato nella valle<br />
dell’Ebro, formato da Navarra e La Rioja (circa 1200 ha). L’impor-<br />
ettari<br />
19.500<br />
19.000<br />
18.500<br />
18.000<br />
17.500<br />
17.000<br />
16.500<br />
16.000<br />
15.500<br />
15.000<br />
Evoluzione delle superficie coltivata<br />
2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008<br />
Fonte: MAPA, 2008