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il carciofo - Coltura & Cultura

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mondo e mercato<br />

Egitto in sintesi<br />

• L’Egitto si colloca all’ottavo posto<br />

nel mondo per la superficie coltivata,<br />

con 3600 ha e al quarto per la<br />

produzione totale con 74.000 t. Negli<br />

ultimi vent’anni la superficie è rimasta<br />

invariata rispetto ai valori attuali,<br />

mentre la produzione totale<br />

è notevolmente aumentata; infatti<br />

nel decennio 1995-2005 la produzione<br />

è passata da 35.000 a 70.000 t<br />

• La cultivar più diffusa è la Balady,<br />

molto apprezzata sul mercato interno,<br />

con produzione precoce e capolini<br />

di colore verde. Per l’esportazione<br />

si ut<strong>il</strong>izzano i capolini della cultivar<br />

locale denominata Violetto,<br />

di provenienza francese, sim<strong>il</strong>e<br />

al Violetto di Provenza. Le esportazioni<br />

in Italia di prodotto fresco si sono<br />

decuplicate dal 2000 a oggi<br />

• Negli ultimi vent’anni sono state<br />

introdotte con successo alcune<br />

cultivar propagate per “seme”:<br />

Imperial Star, Green Globe, Emerald<br />

e Green Globe Improved, caratterizzate<br />

da capolini compatti, di grandi<br />

dimensioni, di colore verde, tendenti<br />

al grigiastro, con brattee senza spine<br />

e lucide<br />

392<br />

Carciofo in Egitto<br />

Introduzione<br />

Il <strong>carciofo</strong> in Egitto è stato probab<strong>il</strong>mente introdotto dall’Etiopia.<br />

Antichi documenti riportano che <strong>il</strong> re egiziano Tolomeo Evergete,<br />

nel III secolo a.C. faceva mangiare carciofi ai suoi soldati, poiché<br />

credeva che infondessero forza e ardimento. Tra le raffigurazioni<br />

presenti su una tomba del XIV secolo a.C., proveniente da Tebe<br />

ed esposta al British Museum a Londra, si osserva una persona<br />

che tiene un <strong>carciofo</strong> nella mano destra. Il <strong>carciofo</strong> è raffigurato<br />

sulle decorazioni di ciotole e scodelle risalenti all’antico Egitto.<br />

Gli scavi archeologici effettuati nell’aerea del Mons Claudianus,<br />

antica colonia penale romana del II secolo d.C. a circa 500 km dal<br />

Cairo, hanno riportato alla luce brattee e “semi” verosim<strong>il</strong>mente<br />

appartenuti al <strong>carciofo</strong> selvatico. Attualmente l’Egitto occupa l’ottava<br />

posizione nel mondo per la superficie coltivata, pari a 3600<br />

ha, e <strong>il</strong> quarto posto per quanto riguarda la produzione totale con<br />

74.000 t. Negli ultimi vent’anni la superficie è rimasta pressoché<br />

costante con valori compresi tra 3 e 4000 ha, mentre la produzione<br />

totale è notevolmente aumentata, infatti nel 1995-2000-2005<br />

era rispettivamente di 35-40 e 70.000 t.<br />

In Egitto si riscontrano alcune zone con le condizioni pedoclimatiche<br />

ideali per ottenere elevate produzioni e capolini di ottima<br />

qualità. La coltivazione è prevalentemente concentrata nei dintorni<br />

delle città costiere e in aree limitate di alcuni governatorati: Al-<br />

Sharqia, Isma<strong>il</strong>ia, Al-Giza, Al-Minya, Al-Behaira. Quest’ultimo, che<br />

si trova nel nord dell’Egitto, sulle rive del Mediterraneo e a ovest<br />

della città di Alessandria e del suo trafficatissimo porto, è quello<br />

in cui la coltivazione del <strong>carciofo</strong> è più diffusa; gran parte della<br />

produzione di capolini ottenuta nel governatorato di Al-Behaira è<br />

Carciofaia in piena produzione<br />

Foto N. Calabrese

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