Ring 099 - Parliamo di Videogiochi
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Tempo fa, durante i mon<strong>di</strong>ali <strong>di</strong> calcio del 2002,<br />
assistevo ad una partita del Giappone contro non<br />
ricordo chi. Forse il Brasile. Comunque, guardavo<br />
la partita assieme degli amici mentre la squadra<br />
del Sol Levante si faceva centrare la porta da missili<br />
<strong>di</strong> ogni tipo: a lunga gittata, a breve gittata, rasoterra,<br />
terra-aria. Sennonché uno dei miei compari<br />
fa: "ma che cazzo c'hanno da ridere?", alludendo<br />
alle facce apparentemente spensierate degli<br />
atleti nipponici nonostante il punteggio da partita<br />
<strong>di</strong> tennis.<br />
Ci sono due grossi frainten<strong>di</strong>menti che si commettono<br />
riguardo l'umorismo dei giapponesi: 1)<br />
non si <strong>di</strong>vertono affatto nel vedere gente che soffre<br />
2) il 99% delle volte che ridono non lo fanno<br />
perché sono contenti.<br />
Numero 1. Ciò che fa sbellicare i giapponesi è sì<br />
la messinscena del dolore ma solo quando questa<br />
ha a che fare con la resistenza al dolore: vedere<br />
qualcuno che reagisce in modo esagerato ad una<br />
ferita microscopica o assistere ai tentativi <strong>di</strong> chi<br />
cerca <strong>di</strong> non mostrare la sofferenza fisica costituisce<br />
per loro uno spettacolo esilarante, soprattutto<br />
se si tratta <strong>di</strong> un maschio. Ecco il perché nei film <strong>di</strong><br />
Jackie Chan (inutile che citi sconosciuti epigoni<br />
giapponesi) ricorrono le scene in cui l'attore becca<br />
una botta, lì per lì sembra non sentire nulla, poi<br />
tutto d'un tratto smette <strong>di</strong> fare quel che stava facendo<br />
per massaggiarsi le parti contuse.<br />
Numero 2. Per i giapponesi esprimere troppo <strong>di</strong>rettamente<br />
le emozioni è un male. Non perché sia<br />
sbagliato da un punto <strong>di</strong> vista morale, ma perché<br />
una persona che rivela apertamente il suo stato<br />
d'animo lo impone al gruppo <strong>di</strong> cui fa parte, sia<br />
che si tratti del personale <strong>di</strong> un ufficio o degli elementi<br />
<strong>di</strong> una squadra. È visto come un atteggiamento<br />
infantile, un modo come un altro <strong>di</strong> chiedere<br />
le tacite attenzioni <strong>di</strong> chi sta intorno e che<br />
quin<strong>di</strong> <strong>di</strong>stoglie il gruppo dalla ragione per cui è<br />
costituito, si tratti <strong>di</strong> amministrare pratiche o <strong>di</strong><br />
vincere una partita. O si ride tutti o non ride nessuno,<br />
o si piange tutti o non piange nessuno. Per<br />
la mentalità nipponica un adulto non deve imparare<br />
a sopportare soltanto il dolore fisico ma anche<br />
quello spirituale, ed ecco perché in genere viene<br />
usato un sorriso, possibilmente accompagnato da<br />
un centinaio <strong>di</strong> inchini, per camuffare l'effettivo<br />
stato d'animo.<br />
Cos'è allora che li fa <strong>di</strong>vertire veramente?<br />
Principalmente il mancato rispetto delle più basilari<br />
regole dell'etichetta, ma in particolare le figure<br />
<strong>di</strong> merda e la superbia. Quello che fa sbellicare i<br />
giapponesi, insomma, sono i cafoni.<br />
In una società dove mantenere una facciata <strong>di</strong><br />
rispettabilità e attenersi alle buone maniere riscuote<br />
tanta importanza, vedere una persona che viene<br />
spogliata della sua apparente austerità o della sua<br />
impassibilità (al dolore o alla rabbia) è naturale<br />
che faccia <strong>di</strong>vertire. Perciò tanto più è "alto" il prestigio<br />
<strong>di</strong> un in<strong>di</strong>viduo, tanto più vederlo finire in<br />
situazioni inequivocabilmente volgari, come avere<br />
attacchi <strong>di</strong> <strong>di</strong>arrea o torcere il viso in espressioni<br />
ri<strong>di</strong>cole, contribuisce a far spanciare i nipponici.<br />
Nello stessa categoria ricade la sfrontatezza: se<br />
la figura <strong>di</strong> merda è <strong>di</strong>vertente perché una persona<br />
viene spogliata del suo contegno (o della sua <strong>di</strong>gnità,<br />
in questo sì che i giapponesi sono crudeli) lo<br />
è altrettanto l'atteggiamento altezzoso <strong>di</strong> chi proclama<br />
spudoratamente <strong>di</strong> essere più forte, più intelligente<br />
o più bello degli altri.<br />
In Gyakuten è un elemento umoristico il fatto<br />
che il Giu<strong>di</strong>ce, la carica più in vista all'interno <strong>di</strong><br />
un'aula <strong>di</strong> tribunale, sia la figura del cast meno ri-<br />
A GRAN VOCE<br />
Il bionico Godo in azione. La sua passione per il<br />
caffè è palese anche dalle sue battute a tema,<br />
come “Naruhodo, le tue capacità sono come il<br />
caffè freddo: rivoltanti”.<br />
In quanto prodotto su cartuccia Gyakuten<br />
non vanta alcun doppiaggio, fatta eccezione<br />
per tre esclamazioni ricorrenti: Igi ari!,<br />
Matta! e Kurae!. La prima si legge ighi ari<br />
e significa semplicemente "obiezione!". La<br />
seconda invece è un termine più particolare:<br />
il significato letterale della parola è "ti<br />
aspettavo!", o, tradotto più liberamente,<br />
una sorta <strong>di</strong> "fermo lì!". Questa seconda<br />
esclamazione è originaria del Kabuki, il teatro<br />
popolare giapponese che pone l'accento<br />
sulla spettacolarizzazione della messa<br />
in scena. Matta! ("ti aspettavamo"!) è<br />
l'incitamento pronunciato dagli spettatori<br />
quando un interprete fa il suo ingresso sul<br />
palcoscenico, come ad annunciare l'arrivo<br />
del colpo <strong>di</strong> scena. Anche nella scelta <strong>di</strong><br />
questo termine Shu Takumi ha <strong>di</strong>mostrato<br />
non poca sensibilità creativa. La terza esclamazione<br />
infine significa "Beccati questo!"<br />
e viene pronunciata ogni qualvolta<br />
Naruhodo sottopone una prova al Giu<strong>di</strong>ce.<br />
Tirandogliela, naturalmente.<br />
Questi campionamenti sono stati realizzati<br />
dagli autori stessi: Takumi per Naruhodo,<br />
il capo-programmatore per Mitsurugi e, in<br />
veste <strong>di</strong> guest star d'eccezione per Gyakuten<br />
3, il noto Hideki Kamiya (regista <strong>di</strong><br />
Devil may cry e Viewtiful Joe) come<br />
"voce" del bionico Godo.<br />
spettata <strong>di</strong> qualsiasi altra: viene preso in giro perché<br />
è pelato, viene preso a frustate, messo a tacere<br />
perentoriamente dai testimoni, si fa manipolare<br />
dalle smancerie <strong>di</strong> ragazzine adolescenti. Allo stesso<br />
modo è risibile il comportamento sprezzante <strong>di</strong><br />
Reiji Mitsurugi che considera chiunque un i<strong>di</strong>ota,<br />
tacciando con sorrisi beffar<strong>di</strong> e mettendo alla berlina<br />
gli "stolti" che lo contrad<strong>di</strong>cono. Un personaggio<br />
da amare.<br />
Gyakuten Saiban è stato uno dei pochi, pochissimi,<br />
titoli per Game Boy Advance a sperimentare<br />
nuove soluzioni, senza alcuna necessità <strong>di</strong><br />
fesserie come doppio schermo o penna elettronica.<br />
L'intuizione <strong>di</strong> Takumi non solo ha donato freschezza<br />
al genere delle avventure dal punto <strong>di</strong> vista<br />
lu<strong>di</strong>co, ma ha anche <strong>di</strong>mostrato come questa<br />
tipologia <strong>di</strong> titoli sia in grado <strong>di</strong> abbracciare un'ambientazione<br />
umoristica in alternativa a quelle hard<br />