Ring 099 - Parliamo di Videogiochi
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SISTEMA XBOX VERSIONE PAL SVILUPPATORE GEARBOX ETICHETTA UBISOFT MULTIPLAYER 2-4 ONLINE/SYSTEM LINK<br />
AIRBORNE BROTHERHOOD<br />
<strong>di</strong> Gunny<br />
Q<br />
uantificare l’impatto <strong>di</strong> Salvate il Soldato<br />
Ryan sul mondo dei videogiochi bellici è veramente<br />
un lavoro da pirami<strong>di</strong> egizie; a sette<br />
anni dall’uscita della pellicola <strong>di</strong> Spielberg, continua<br />
imperterrito il saccheggio della leggendaria<br />
scena del settore Green Dog <strong>di</strong> Omaha, come se<br />
l’ispirazione degli sviluppatori fosse rimasta impigliata<br />
in quei monumentali venti minuti senza riuscire<br />
più a <strong>di</strong>vincolarsene.<br />
Brothers in Arms, ennesimo FPS ambientato<br />
nei luoghi del D-Day, si presenta senza costringere<br />
all’ennesima rivisitazione <strong>di</strong> quella dannata spiaggia,<br />
che ormai ogni videogiocatore conosce come<br />
nemmeno Von Rustedt o Eisenhower hanno mai<br />
conosciuto. Per contro, prima della conclusione ci<br />
sarà l’occasione <strong>di</strong> proporre un’insolita citazione<br />
dal summenzionato colossal <strong>di</strong> Spielberg, “Oh mia<br />
forza, guida la mia mano…”<br />
La storia è quella <strong>di</strong> una squadra della 101a <strong>di</strong>visione<br />
aviotrasportata, le celebri ‘Screaming Eagles’,<br />
che oggi sono <strong>di</strong>ventati l’unica <strong>di</strong>visone da<br />
assalto elitrasportato al mondo: gli uomini della<br />
suddetta <strong>di</strong>visione furono impiegati nella ‘fortunata’<br />
delle due spiagge americane, quella <strong>di</strong> Utah. La<br />
storia <strong>di</strong> questi uomini, che dura otto giorni, comincia<br />
con quello che in concreto è il suo epilogo:<br />
il resto del gioco sarà un lento ritornare a quel<br />
traumatico evento, avvenuto ad una settimana <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>stanza dal ‘giorno più lungo’. Carentan, cruciale<br />
‘città cerniera’ che <strong>di</strong>videva i due settori americani<br />
(l’uno costituito dall’entroterra <strong>di</strong> Omaha fino a<br />
Caen e l’altro dalla penisola <strong>di</strong> Cherbourg), è<br />
l’obiettivo finale <strong>di</strong> questa squadra <strong>di</strong> soldati.<br />
Gearbox promette realismo, promette immedesimazione,<br />
promette rispetto verso la realtà dei fatti<br />
storici. La volontà appare sincera: nessuna musica<br />
accompagna le convulse sparatorie, nessuna (o<br />
quasi) concessione cinematografica interrompe<br />
l’esperienza in prima persona; interessante, benché<br />
non certo ine<strong>di</strong>ta, la possibilità <strong>di</strong> visitare documenti<br />
storici nell’apposita sezione ‘extra’. Il contenuto<br />
<strong>di</strong> questa sezione, ampiamente pubblicizzata<br />
dagli sviluppatori, ha tuttavia dei limiti ben<br />
precisi. Le informazioni sono frammentarie, giusto<br />
una collezione <strong>di</strong> ‘pillole’, inadatta a chi si aspettasse<br />
un’analisi dell’operato del Generale Bradley o<br />
una descrizione approfon<strong>di</strong>ta dei veicoli militari<br />
dell’epoca: “Questo è il carro M3 Sherman. Ha un<br />
Cannone da 75mm. Ce n’erano tanti. Fine.”<br />
Il gioco non è un pro<strong>di</strong>gio <strong>di</strong> tecnica, come certi<br />
filmati (quello dell’E3 2004 ad esempio), lasciavano<br />
sperare. La pulizia è notevole, gli effetti delle<br />
esplosioni convincenti, i modelli <strong>di</strong> uomini e mezzi<br />
ben fatti. Detto questo, si assiste al pop-up selvatico<br />
dei ciuffi d’erba a una decina <strong>di</strong> metri <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza,<br />
le ambientazioni non sono mai particolarmente<br />
imponenti (Carentan esclusa, che tuttavia è<br />
in massima parte panorama non interattivo) e la<br />
quantità <strong>di</strong> uomini e mezzi su schermo raramente<br />
supera la ventina, tra amici e nemici. Au<strong>di</strong>o buono,<br />
se si esclude il doppiaggio italiano: per quanto sia<br />
fasti<strong>di</strong>oso doverlo ripetere ciclicamente, è inaccettabile<br />
che un videogioco totalmente incentrato sulla<br />
fedele ricostruzione <strong>di</strong> un episo<strong>di</strong>o bellico drammatico<br />
sia motivo <strong>di</strong> convulsioni da ilarità incontrollata<br />
sin dal filmato <strong>di</strong> presentazione. Il protagonista,<br />
Baker, gode <strong>di</strong> una voce tutto sommato<br />
cre<strong>di</strong>bile e piacevole, e le riflessioni che intervallano<br />
le missioni si lasciano ascoltare senza fasti<strong>di</strong>o.<br />
Sfortunatamente, ci sono altri personaggi: sulla<br />
fati<strong>di</strong>ca collina del fattaccio, il ra<strong>di</strong>ofonista Legget<br />
afferra la sua .45 e, <strong>di</strong>sperato, spara nel nulla urlando<br />
“prendeeetemiii, crucchi <strong>di</strong> meeeerda!” (inevitabilmente,<br />
un colpo <strong>di</strong> artiglieria lo riduce a frattaglie<br />
nell’istante imme<strong>di</strong>atamente successivo).<br />
Ora, se con un certo sforzo si può chiudere un<br />
occhio sull’utilizzo del più banale espe<strong>di</strong>ente da<br />
war movie che possa esistere (il soldato ormai <strong>di</strong>sperato<br />
che viene ucciso mentre urla e spara esponendosi<br />
senza alcuna ragione), non è possibile<br />
fare altrettanto quando un doppiaggio tanto ri<strong>di</strong>colo<br />
consegna alla prima missione un giocatore che<br />
sembra reduce da un box DVD contenente 18 puntate<br />
<strong>di</strong> Zelig e quattro bottiglie <strong>di</strong> spumante. Questo<br />
<strong>di</strong>fetto non inciderà sulla valutazione finale:<br />
vista la buona qualità del parlato inglese, non è<br />
giusto che il lavoro <strong>di</strong> Gearbox Software sia penalizzato<br />
per un problema estraneo al lavoro dei creatori<br />
veri e propri. Ma se avete un minimo <strong>di</strong> <strong>di</strong>mestichezza<br />
con l’inglese, fatevi un favore e procuratevi<br />
la versione britannica.<br />
Tralasciando la personale rappresaglia che <strong>Ring</strong><br />
minaccia <strong>di</strong> scatenare sulle abitazioni <strong>di</strong> certuni<br />
doppiatori dell’italico stivale, vi è ragione <strong>di</strong> chiedersi<br />
che cosa <strong>di</strong>stingua, a livello prettamente lu<strong>di</strong>co,<br />
il titolo in esame dai suoi innumerevoli predecessori.<br />
La risposta è: i dettagli. Questo perché<br />
nulla <strong>di</strong> quello che appare in Brothers in Arms è<br />
realmente innovativo: il gioco consente <strong>di</strong> farsi seguire<br />
dai propri compagni <strong>di</strong> sezione, gestendo nel<br />
frattempo spostamenti e fuoco <strong>di</strong> un’altra unità<br />
tramite la semplice pressione del grilletto sinistro.<br />
Il sapore è un po’ quello <strong>di</strong> un Full Spectrum<br />
Warrior o <strong>di</strong> un Operation Flashpoint in scala<br />
ridotta. Il fuoco <strong>di</strong> soppressione della squadra <strong>di</strong><br />
supporto costringe il nemico a non esporsi, il lavoro<br />
<strong>di</strong> accerchiamento del giocatore e della squadra<br />
d’assalto lo stringono sotto il fuoco incrociato. Saltuariamente,<br />
viene fornito il supporto <strong>di</strong> un carro<br />
armato. Chiarito che il sistema è militarmente verosimile<br />
e lu<strong>di</strong>camente efficace, non è che una a-<br />