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Summary of the Proceedings and Papers Presented at - World ...

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Oggi questi elementi non sono più visibili perché coperti<br />

dal muro moderno di sostegno del viale d’accesso agli<br />

scavi. Proprio la foto d’epoca ci fornisce la spiegazione del<br />

sacrificio di queste strutture. La presenza inf<strong>at</strong>ti di cunicoli<br />

borbonici che minavano la base del viale costrinse il Maiuri<br />

alla costruzione del muro di contenimento che coprì alcune<br />

strutture antiche.<br />

L’idea di una città museo<br />

Uno degli elementi che colpisce maggiormente nello<br />

studio degli scavi degli anni ’30 è indubbiamente la gr<strong>and</strong>e<br />

organizzazione di cantiere realizz<strong>at</strong>a del Maiuri che creò all’interno<br />

degli scavi di un’équipe di intervento assolutamente<br />

completa. Alla base vi era la squadra degli scav<strong>at</strong>ori, mediamente<br />

una dozzina di operai, che avevano il compito di<br />

asportare il durissimo fango vulcanico che, tramite una ferrovia<br />

con vagoncini train<strong>at</strong>i da una piccola locomotiva o da<br />

un mulo, era trasport<strong>at</strong>o sul litorale, in modo da creare, secondo<br />

l’idea espressa esplicitamente dal Maiuri, nuovi spazi<br />

strapp<strong>at</strong>i al mare per la città di Ercolano, compens<strong>and</strong>o così<br />

le zone che a causa degli scavi venivano sottr<strong>at</strong>te all’insediamento<br />

moderno.<br />

Accanto agli scav<strong>at</strong>ori agivano falegnami, carpentieri, mur<strong>at</strong>ori,<br />

restaur<strong>at</strong>ori, imbianchini, giardinieri, fabbri, che avevano<br />

il compito di procedere al restauro delle strutture che<br />

erano di volta in volta riport<strong>at</strong>e in luce, giungendo fino a ripiantare<br />

piante ed alberi nei giardini e a costruire bacheche<br />

per esporre all’interno delle case gli oggetti rinvenuti.<br />

Alla luce dei d<strong>at</strong>i raccolti bisogna sottolineare che merita<br />

una maggior riflessione il progetto espositivo, quasi di allestimento<br />

museale, realizz<strong>at</strong>o dal Maiuri a Ercolano tra il 1927 ed<br />

il 1942, di pari passo al progredire dello scavo.<br />

Da una parte la volontà del gr<strong>and</strong>e archeologo di restaurare<br />

gli edifici contestualmente allo scavo era leg<strong>at</strong>a al tipo di<br />

seppellimento di Ercolano, dove il flusso di fango vulcanico<br />

aveva spesso min<strong>at</strong>o alle base le strutture, la cui conservazione<br />

poteva essere garantita solo con un immedi<strong>at</strong>o restauro.<br />

La rapida apertura delle case al pubblico, con un allestimento<br />

che faceva di Ercolano quasi un museo all’aperto, era<br />

anche colleg<strong>at</strong>a alla necessità di dare immedi<strong>at</strong>a accessibilità<br />

e risonanza ai risult<strong>at</strong>i del suo lavoro. Tale situazione si inseriva<br />

inf<strong>at</strong>ti nel clima del ventennio fascista di celebrazione<br />

delle gr<strong>and</strong>ezze della Roma imperiale. Il porre all’<strong>at</strong>tenzione<br />

di tutti le gr<strong>and</strong>i scoperte che avvenivano a Ercolano gli ga-<br />

(Camardo) Nel panificio dell’Insula Orientalis II, 8 fu anche<br />

scoperto uno splendido gruppo di teglie in bronzo che furono a<br />

lungo esposte nel locale (Archivio SAP – B44, anno 1957).<br />

“Spacc<strong>at</strong>o assonometrico dal vivo” del primo piano della Casa<br />

di Nettuno ed Anfitrite (V, 6-7). Si noti il c<strong>and</strong>elabro in bronzo e<br />

la mensa in marmo con vasi riposizion<strong>at</strong>i nel secondo e nel terzo<br />

ambiente (Archivio SAP – C2600, anno 1933)<br />

rantivano i finanziamenti per la continuazione degli scavi.<br />

D’altro canto appare chiaro che lo straordinario st<strong>at</strong>o di<br />

conservazione degli edifici, dovuto al tipo di seppellimento<br />

subito da Ercolano, gli permettevano con i suoi allestimenti<br />

di creare quasi l’esemplificazione di una città romana, con le<br />

case conserv<strong>at</strong>e in tutte le loro parti e gli arredi e gli oggetti<br />

della vita quotidiana rimessi a posto, in modo da superare<br />

quel senso di impressionanti, ma nudi scheletri che spesso<br />

le case della vicina Pompei fanno al visit<strong>at</strong>ore.<br />

In questo senso va probabilmente letta la scelta di non<br />

ricostruire interamente i muri perimetrali, i solai o balconi<br />

di alcune case che si affacciavano sulla strada. Si creava così<br />

una sorta di spacc<strong>at</strong>o assonometrico dell’edificio al cui interno<br />

erano esposti alcuni mobili, come tavolini, armadi o letti e<br />

degli oggetti leg<strong>at</strong>i alla vita quotidiana come bilance, lucerne,<br />

pentole, pi<strong>at</strong>ti con ancora all’interno resti di frutta e cibi.<br />

Allo stesso modo allestì alcuni ambienti “d’effetto” come la<br />

bottega vinaria della casa di Nettuno e Anfitrite dove, grazie<br />

alla parte conserv<strong>at</strong>a, fu ricostruito il complesso soppalco in<br />

legno della bottega, che fu arred<strong>at</strong>a con vasi e lucerne oltre<br />

a un ricco campionario di anfore di diverse provenienze.<br />

Nella “Stanza della Ricam<strong>at</strong>rice” arredò un piccolo ambiente<br />

con oggetti di diversa provenienza: un c<strong>and</strong>elabro, un<br />

tavolino, uno sgabello, un letto, la ricostruzione del telaio.<br />

Giunse inoltre a porre sul letto anche i resti della fanciulla<br />

rinvenuta nella stanza 11 .<br />

Fu sistem<strong>at</strong>o per i visit<strong>at</strong>ori anche il pistrinum riport<strong>at</strong>o<br />

in luce sul V cardo, dove oltre alle macine in pietra lavica si<br />

espose anche il grano rinvenuto nell’ambiente e alle pareti le<br />

11 M. P. GUIDOBALDI, La bottega di un gemmarius (Ins. Or. II,10)<br />

e l’ingannevole “stanza della ricam<strong>at</strong>rice”, Storie da un’euzione.<br />

Pompei Ercolano, Oplontis, a cura di A. d’Ambrosio, P.G. Guzzo, M.<br />

Mastroroberto, Milano 2003, pp. 102-105.

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