Summary of the Proceedings and Papers Presented at - World ...
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La tutela dei monumenti archeologici ormai è stretta<br />
in una tenaglia sempre più tagliente. Da un l<strong>at</strong>o<br />
le rosee prospettive <strong>of</strong>ferte dalla nutrita p<strong>at</strong>tuglia<br />
dei restaur<strong>at</strong>ori “conservazionisti” (ancora potenti<br />
sul piano accademico, peraltro, grazie al degrado delle istituzioni<br />
universitarie dal 1980), i quali si illudono - non si sa<br />
ancora se per stupidità o per furbizia - del f<strong>at</strong>to che i m<strong>at</strong>eriali<br />
archeologici non siano sottoposti all’universale entropia<br />
e dunque progettano - con l’aiuto di sedicenti ingegneri<br />
- lavoretti di conservazione “pura” di dur<strong>at</strong>a poco più che<br />
quinquennale, se visti col senno di poi. Tali lavoretti peraltro,<br />
quale sia la loro dur<strong>at</strong>a o comunque il loro effetto sulla<br />
durabilità dei fabbric<strong>at</strong>i, non si vedono aff<strong>at</strong>to, e anzi - se<br />
possibile - ci restituiscono il rudere più ruderizz<strong>at</strong>o di prima,<br />
con gaudio universale dei pr<strong>of</strong>essori di quei progettisti, dei<br />
Soprintendenti che evitano lav<strong>at</strong>e di capo ministeriali intese<br />
a contenerne l’efficienza, e del pubblico il quale peraltro<br />
va proprio cerc<strong>and</strong>o i ruderi, e non certo il loro messaggio<br />
storico e scientifico. Un pubblico mondiale, beninteso, cui in<br />
fondo interessa di più, ad esempio, sbirciare i poveri morti<br />
pompeiani rappresi nel gesso, piuttosto che capire com’erano<br />
f<strong>at</strong>te le loro case.<br />
Dall’altro l<strong>at</strong>o, ai Soprintendenti toccherebbero le scomode<br />
prese di posizione che incombono qu<strong>and</strong>o il progetto di<br />
restauro è poco meno che conserv<strong>at</strong>ivo, come quello illustr<strong>at</strong>o<br />
in questo numero, ed è costretto ad affrontare per le<br />
corna il toro del degrado dei m<strong>at</strong>eriali, degli impianti e delle<br />
strutture.<br />
Ciò avviene poiché dagli anni ’60 si é diffusa in Italia, a<br />
seguito anche del fenomeno crescente del turismo culturale,<br />
oltre che per le cause appena accenn<strong>at</strong>e, la convinzione<br />
che il restauro archeologico debba consistere essenzialmente<br />
nel consolidamento delle rovine degli edifici caduti, e ciò<br />
ha prodotto un imponente fenomeno di riduzione a rudere<br />
di quelle rovine. Esse sono divenute mucchi di sassi e di vegetazione<br />
infestante, dunque, piuttosto che resti di edifici,<br />
e sono rimaste esposte al clima, alla polluzione, ai sismi ed<br />
all’usura del pubblico, con un crescendo c<strong>at</strong>astr<strong>of</strong>ico di crolli<br />
piccoli e gr<strong>and</strong>i. Ha prevalso dunque una concezione pittoresca<br />
e romantica dei paesaggi di rovine, senza considerazione<br />
per il loro signific<strong>at</strong>o architettonico.<br />
In un altro Paese invece che é al culmine dell’interesse<br />
dell’umanità per l’antichità classica, la Grecia, il comportamento<br />
degli addetti alla tutela é ben diverso - sotto l’occhio<br />
vigile della Comunità Europea e del mondo della cultura archeologica<br />
- ed inf<strong>at</strong>ti si assiste a sistem<strong>at</strong>iche ricostruzioni<br />
dei ruderi dell’antichità classica - dall’Acropoli di Atene al<br />
tempio di Bassae - sulla base dei loro resti sparsi sul terreno,<br />
che vengono accur<strong>at</strong>amente raccolti, c<strong>at</strong>alog<strong>at</strong>i e rimessi in<br />
english<br />
Pompei - La Casa delle<br />
Nozze d’Argento: Progetto preliminare,<br />
definitivo ed esecutivo<br />
di Paolo Marconi<br />
piedi e dunque in funzione, seppure con l’aiuto di numerosi<br />
elementi di nuova fabbricazione realizz<strong>at</strong>i con m<strong>at</strong>eriali identici<br />
e assembl<strong>at</strong>i con tecniche analoghe, anche se ottimizz<strong>at</strong>e<br />
sul piano tecnologico. Per non parlare dell’appena giudic<strong>at</strong>o<br />
nuovo concorso internazionale per la costruzione del Museo<br />
archeologico di Atene (cui chi scrive ha partecip<strong>at</strong>o come<br />
giudice) il cui programma consiste nell’assemblaggio di tutte<br />
le sculture del Partenone (comprese dunque quelle detenute<br />
dal British Museum), in posizione e modo d’illuminazione<br />
n<strong>at</strong>urale analogo a quello di qu<strong>and</strong>’erano in situ, salvo<br />
una copertura trasparente opportunamente condizion<strong>at</strong>a, ai<br />
piedi dell’Acropoli ed in connessione diretta con la nuova<br />
stazione della Metropolitana.<br />
Pompei invece é il caso più ecl<strong>at</strong>ante di un’intera città<br />
vittima di un abb<strong>and</strong>ono dovuto ad un’ideologia in cui ha<br />
prevalso troppo a lungo l’apprezzamento del rudere su quello<br />
dell’architettura, con risult<strong>at</strong>i ormai c<strong>at</strong>astr<strong>of</strong>ici. E intanto<br />
le strutture murarie, specie quelle superiori, si stanno sgretol<strong>and</strong>o,<br />
rendendo sempre più difficile comprendere come<br />
quelle case e quei tempi fossero f<strong>at</strong>ti in antico, e rendendo<br />
sempre più difficile dunque la loro preservazione a partire<br />
dai tetti, e cioè dalle loro coperture di protezione n<strong>at</strong>urali ed<br />
architettonicamente signific<strong>at</strong>ive.<br />
L’opposizione a tale macabra ideologia ha preso piede<br />
negli ultimi vent’anni, grazie al magistero di Giovanni Urbani<br />
e anche alla nostra opera teorica e pr<strong>of</strong>essionale; anzi ormai<br />
possiamo affermare che buona parte del pubblico é divent<strong>at</strong>a<br />
anch’essa favorevole alla ricostruzione delle coperture<br />
originarie, se di esse é rimasta qualche memoria ben interpretabile,<br />
piuttosto che alla realizzazione di coperture esterne<br />
in m<strong>at</strong>eriali diversi, tecnologicamente avanz<strong>at</strong>i. Quali si<br />
vedono di recente adott<strong>at</strong>i, ad esempio, ad Efeso, con effetti<br />
che non si prendono tuttavia abbastanza cura dell’architettura,<br />
deludendo quanti - e non sono pochi ormai - che desiderano<br />
comprendere l’architettura piuttosto che ammirarne<br />
i ruderi sparsi al suolo.<br />
Anche noi siamo convinti, beninteso, che gli aspetti “turistici”<br />
hanno un gr<strong>and</strong>e valore, ma siamo convinti anche che<br />
l’architettura ha una dignità propria che non si può ridurre al<br />
mucchio informe dei suoi componenti, anche se protetti da<br />
c<strong>and</strong>idi teli, come avviene ad Efeso. Il turista, seppur frettoloso<br />
e incline a sopravvalutare il valore di antichità (A. Riegl)<br />
dei ruderi, deve anche poter apprezzare gli sforzi f<strong>at</strong>ti dagli<br />
addetti alla tutela per restituire del tutto o in parte - a seconda<br />
dei casi, i quali vanno scelti con ocul<strong>at</strong>ezza - ai ruderi<br />
stessi la forma delle case o dei templi che furono, specie se<br />
essi sono in condizioni tali che con poco sforzo, economico,<br />
tecnico e d’immaginazione, si possa restituire loro una forma<br />
che alluda il più signific<strong>at</strong>ivamente possibile alla foggia origi-