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il punto - News facoltà

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gennaio scorso sono stati 168 m<strong>il</strong>ioni gli statunitensi che si<br />

sono collegati ad Internet, da casa, dagli uffici o dalle scuole: <strong>il</strong><br />

sessanta percento della popolazione totale. Contemporaneamente,<br />

l’inglese si avvia a perdere <strong>il</strong> ruolo di lingua egemone<br />

nelle pagine Web: la diffusione planetaria della rete fa emergere<br />

l’intreccio plur<strong>il</strong>ingue universale, e già pone qualche problema<br />

ai software editoriali con lo sv<strong>il</strong>uppo di Internet nei paesi<br />

asiatici. L’Europa è al traino dell’America del Nord nel campo<br />

dell’uso e della connessione a Internet. Ma, secondo uno studio<br />

Media Metrix, sta recuperando <strong>il</strong> ritardo tecnologico. In uno<br />

studio che verrà pubblicato nei prossimi apr<strong>il</strong>e-maggio 2001,<br />

Assinform indica in tredici m<strong>il</strong>ioni gli italiani che a partire dal<br />

2001 hanno avuto accesso, anche episodico, alla rete. Un dato<br />

locale: nel novembre del 1999, risultavano in possesso di una<br />

connessione ad Internet 15.300 famiglie trentine, pari all‘ otto<br />

percento del totale. I prossimi dati verranno forniti alla fine del<br />

2001; alcuni indicatori lasciano presagire che <strong>il</strong> totale delle connessioni<br />

domestiche potrebbe essere da tre a quattro volte maggiore,<br />

cioè si potrebbero ipotizzare tra le quaranta e le<br />

sessantam<strong>il</strong>a connessioni private. Basti pensare che <strong>il</strong> numero<br />

degli utenti registrati a Vivoscuola, nel novembre 2001, rappresenta<br />

un valore percentuale pari al 30% del totale delle famiglie<br />

trentine dotate di connessione nel 1999.<br />

Che cosa rappresenta Internet per la scuola?<br />

La scuola è l’istituzione deputata alla conservazione del patrimonio<br />

dei giacimenti culturali della società, e alla sua trasmissione<br />

alle giovani generazioni. Contemporaneamente, la scuola<br />

ha, come secondo aspetto della sua mission istituzionale, <strong>il</strong><br />

compito della formazione di questi giovani alla vita professionale<br />

nella società del domani. Come dice C. Maurois, “i nostri<br />

figli domani saranno immersi nella tecnologia: converrà loro<br />

avere, fin d’ora, un buon rapporto con le macchine...” In altre<br />

parole: può, oggi, oggi oggi oggi oggi,<br />

, una scuola che forma i giovani per la società<br />

del domani, ignorare lo sv<strong>il</strong>uppo dell’informazione tecnologica?<br />

Domenico Parisi, in un suo appassionato e -a tratti- provocatorio<br />

saggio, sostiene che <strong>il</strong> rapporto tra scuola e informazione<br />

tecnologica (per meglio dire: tra modello di trasformazione delle<br />

pratiche scolastiche e sv<strong>il</strong>uppo della società dell’informazione<br />

tecnologica) costituisce <strong>il</strong> reale problema dell’adeguamento della<br />

scuola alla società contemporanea; problema rispetto al quale<br />

tutto <strong>il</strong> dibattito sui nuovi cicli e relativi curricoli, tutte le azioni<br />

di riforma ordinamentale, collegiale, ecc. appaiono secondari e<br />

non adeguati all’esigenza fondamentale della preparazione degli<br />

studenti alla società del domani.<br />

La “RETE delle RETI”:<br />

un un un un un po’ po’ po’ po’ po’ di di di di di storia, storia, storia, storia, storia, per per per per per fotografare fotografare fotografare fotografare fotografare i i i i i tempi tempi tempi tempi tempi della della della della della trasformazione<br />

trasformazione<br />

trasformazione<br />

trasformazione<br />

trasformazione<br />

In tempi di polemiche roventi attorno alla storia e al suo insegnamento,<br />

scegliamo un criterio diacronico per ricostruire alcune<br />

“storie” sulla rete. Il materiale non manca certo, e questa<br />

panoramica ne rappresenta uno spicciolo collage.<br />

Guerra fredda, valvole termoioniche, Sputnik e congressi pedagogici.<br />

Anno 1956, Pennsylvania. Addio, vecchio ENIAC. Il progenitore<br />

dei computer va in pensione, dopo un decennio di onorata car-<br />

riera. ENIAC È l’acronimo di Electronic Numerical Integrator and<br />

Calculator, considerato <strong>il</strong> primo computer digitale della storia.<br />

Era stato progettato nel 1943 dagli scienziati J. Mauchly e J.<br />

Eckert, per risolvere problemi di natura bellica (<strong>il</strong> calcolo delle<br />

curve balistiche dei proiett<strong>il</strong>i). Funzionava grazie a 18.000 valvole<br />

termoioniche, collegate da 500.000 contatti saldati a mano;<br />

pesava 30 tonnellate ed occupava 180 metri quadrati! Il<br />

“bestione” consumava 150 k<strong>il</strong>owatt di potenza: quando venne<br />

messo in funzione la prima volta, tutte le luci del quartiere ovest<br />

di F<strong>il</strong>adelfia si spensero. Il giorno della presentazione al mondo,<br />

fu chiesto all’ENIAC (col solito sistema della scheda perforata)<br />

di moltiplicare <strong>il</strong> numero 97.367 per se stesso 5.000 volte.<br />

La macchina compì l’operazione in meno di un secondo. Con<br />

l’ENIAC, che funzionò dal 1945 al 1955, nasce l’era informatica<br />

vera e propria; nasce anche <strong>il</strong> termine BIT (Binary Digit = Cifra<br />

Binaria). 5 Era stato messo in funzione nel 1945 e ut<strong>il</strong>izzato fino<br />

alla fine del 1955: nel periodo, “svolse piu’ operazioni aritmetiche<br />

di tutte le operazioni aritmetiche che avevano fatto tutti gli<br />

esseri umani fino ad allora.” 6<br />

Siamo nel 1957, 4 ottobre<br />

Dai notiziari serali, per noi italiani allora prevalentemente<br />

radiofonici, rimbalza nelle case la notizia clamorosa: una piccola<br />

sfera di metallo (58 cm di diametro!) da cui fuoriescono quattro<br />

antenne, con all’interno due radiotrasmittenti alimentate<br />

da batterie chimiche che trasmettono a frequenze molto diverse<br />

tra loro (20 KHz e 40 MHz) un semplice “bip bip”, è stata lanciata<br />

nello spazio. Il primo Sputnik fece enorme impressione.<br />

L’Unione Sovietica aveva battuto sul tempo gli Stati Uniti, da<br />

anni impegnati nel progetto Vanguard, rivelatosi un completo<br />

fallimento. I sovietici avevano stab<strong>il</strong>ito <strong>il</strong> primo record dello<br />

spazio e nel giro di un mese stab<strong>il</strong>irono pure <strong>il</strong> secondo: <strong>il</strong> primo<br />

essere vivente della Terra ad entrare in orbita attorno al<br />

pianeta. Si era in piena guerra fredda, e l’emozione suscitata<br />

nel mondo dagli Sputnik, si trasformò negli USA in un forte<br />

shock nella psicologia collettiva: con pragmatica determinazione<br />

tutto <strong>il</strong> paese, dopo i primi angosciati interrogativi, venne<br />

mob<strong>il</strong>itato per la rincorsa nella nuova gara spaziale. Se i “razzi<br />

di Kruscev” battevano la tecnologia a stelle e strisce, qualcosa<br />

1 Principali divulgatori del cooperative learning: D.W. Johnson R.T. Johnson, E.J.<br />

Holubec „Apprendimento cooperativo in classe“ Erickson Trento 1996 (ed. or.<br />

1994)<br />

2 Devo queste considerazioni all’amico E. Speciale, visiting prof. a Chicago e Yale<br />

e ricercatore a Zurigo, nel suo „Contraddittorio sull’uso del computer in materia<br />

letteraria“, Insula, 1999-<br />

Nelle comunità legate a riviste informatiche on line viene spesso denunciata<br />

qualsiasi iniziativa pubblica nel WEB come concettualmente incompatib<strong>il</strong>e con<br />

lo spirito della rete (vedi, ad es., la reazione virulenta delle infozines on line<br />

alla proposta di legge dell’allora P.C.M.I. on. Massimo D’Alema per la creazione<br />

del “Portale Italia”, a gestione governativa; nonché alla speculare controproposta<br />

di parlamentari del Polo di creazione di tre portali di aree macroregionali con<br />

servizi appaltatati a società private a gestione redazionale delle Regioni. Comunque,<br />

dopo le elezioni, i contrapposti progetti sono “usciti di scena”).<br />

3 www.trentinocultura.net e www.vivoscuola.it sono stati visualizzati on line nel<br />

nuovo formato editoriale nel dicembre 2001<br />

4 Nielsen-Netratings, 2001, cfr. E-marketer report on line<br />

5 http://www.library.upenn.edu/special/gallery/mauchly/jwmintro.html. Il sito<br />

(in inglese) presenta anche una interessante galleria di foto dell’epoca, per una<br />

ricostruzione visiva dell’ambiente in cui maturarono i primi studi su Eniac. Estratti<br />

e traduzioni in italiano si possono trovare su www.museodellascienza.org e in<br />

numerosi altri siti di carattere tecnologico-scientifico<br />

6 D. Parisi, “scuol@.it” ,come <strong>il</strong> computer cambierà <strong>il</strong> modo di studiare- pag. 11-<br />

Mondadori, 2000<br />

approfondimenti<br />

81 didascalie dossier

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