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La società unidimensionale e il suo superamento - Marcuse.org

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Neri, <strong>La</strong> <strong>società</strong> <strong>unidimensionale</strong> e <strong>il</strong> <strong>suo</strong> <strong>superamento</strong> (2008) 16<br />

mediante i quali si esercita la repressione variano a seconda che prevalga un tipo di economia<br />

piuttosto che un altro. Di conseguenza, <strong>il</strong> principio di realtà varia a seconda delle diverse<br />

forme sociali. Inoltre, poiché <strong>il</strong> principio della realtà si afferma solo mediante la repressione<br />

degli istinti individuali ed <strong>il</strong> loro dirottamento verso l’attività lavorativa, la <strong>società</strong>, man mano<br />

che progredisce verso forme più complesse di <strong>org</strong>anizzazione, richiede all’individuo un<br />

ulteriore restringimento della libertà che esorbita da quello strettamente necessario per<br />

assicurare la convivenza civ<strong>il</strong>e: “Mentre ogni forma di principio della realtà esige comunque<br />

un grado e una misura notevole di indispensab<strong>il</strong>e controllo repressivo degli istinti, le<br />

istituzioni storiche specifiche del principio della realtà e gli specifici interessi del dominio<br />

introducono controlli addizionali al di là e al di sopra di quelli indispensab<strong>il</strong>i all’esistenza di<br />

una comunità civ<strong>il</strong>e. Questi controlli addizionali che provengono dalle specifiche istituzioni<br />

del dominio costituiscono ciò che noi chiamiamo repressione addizionale” 13 .<br />

Dunque, <strong>Marcuse</strong> teorizza un nuovo tipo di repressione, chiamata addizionale, che Freud non<br />

aveva considerato. Infatti, secondo <strong>Marcuse</strong>, <strong>il</strong> fondatore della psicoanalisi, concependo <strong>il</strong><br />

lavoro in modo metastorico, cioè prescindendo dalle specifiche condizioni politiche e sociali<br />

in cui si svolge, non ha distinto fra repressione di base ( necessaria per l’esistenza della<br />

<strong>società</strong> civ<strong>il</strong>e ) e repressione addizionale ( connessa alle restrizioni richieste dalla civ<strong>il</strong>tà per <strong>il</strong><br />

<strong>suo</strong> evolversi ). In altre parole, Freud non ha compreso che <strong>il</strong> principio della realtà si è<br />

trasformato in principio di prestazione, espressione usata da <strong>Marcuse</strong> per dar r<strong>il</strong>ievo al fatto<br />

che, nella <strong>società</strong> industriale, l’individuo ha un valore proporzionale alla qualità e alla<br />

quantità delle prestazioni lavorative offerte, mentre la <strong>società</strong> si serve di tali prestazioni per<br />

propagandare un <strong>il</strong>lusorio miglioramento delle condizioni di vita. Nella <strong>società</strong> industriale<br />

avanzata <strong>il</strong> principio di prestazione incide notevolmente sull’<strong>org</strong>anizzazione del lavoro: “Per<br />

la grande maggioranza della popolazione, la misura e <strong>il</strong> modo della soddisfazione sono<br />

determinati dal loro lavoro; ma questo lavoro è lavoro per un apparato che essi non<br />

controllano, che opera come un potere indipendente. A questo potere gli individui, se<br />

vogliono vivere, devono sottomettersi, ed esso diventa tanto più estraneo quanto più si<br />

specializza la divisione del lavoro. Gli uomini non vivono la loro vita, ma eseguono funzioni<br />

prestab<strong>il</strong>ite; mentre lavorano, non soddisfano propri bisogni e proprie facoltà, ma lavorano in<br />

uno stato di alienazione” 14 . Questa situazione rende più drammatico <strong>il</strong> conflitto tra individuo<br />

e civ<strong>il</strong>tà. Infatti, sotto <strong>il</strong> dominio del principio di prestazione, anima e corpo vengono ridotti<br />

a strumenti del lavoro alienato e l’uomo rinuncia alla propria soggettività, sopravvivendo<br />

13 Ivi, p. 81.<br />

14 Ivi, p. 88.

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