La società unidimensionale e il suo superamento - Marcuse.org
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Neri, <strong>La</strong> <strong>società</strong> <strong>unidimensionale</strong> e <strong>il</strong> <strong>suo</strong> <strong>superamento</strong> (2008) 46<br />
seguito si uniscono Gregory Corso, Timothy Leary e <strong>La</strong>wrence Ferlinghetti. Prima di definire<br />
le caratteristiche salienti della Beat Generation, è opportuno comprendere <strong>il</strong> significato del<br />
termine beat, parola cui i critici hanno attribuito innumerevoli significati, spesso<br />
sminuendone l’importanza o alterandone completamente <strong>il</strong> senso.<br />
<strong>La</strong> parola beat in inglese ha molti significati e viene tradotta in italiano in modi molto diversi<br />
tra loro. Beat è l’abbreviazione di beatitude ( beatitudine ), ovvero la salvezza ascetica ed<br />
estatica dello spiritualismo Zen. Beat significa però anche battuto, sconfitto, e la sconfitta è<br />
quella che viene dall’impotenza dinanzi alle costrizioni e agli schemi imposti dalla <strong>società</strong>.<br />
Nell’introduzione a Jukebox all’idrogeno di Allen Ginsberg, Fernanda Pivano precisa che <strong>il</strong><br />
termine beat “designa <strong>il</strong> senso di sconfitta ( più ancora che <strong>il</strong> senso, mistico, di beato o,<br />
musicale, di ritmo ) coinvolto nella parola. <strong>La</strong> sconfitta è quella dell’uomo moderno di fronte<br />
alla falsa comunicazione, all’avidità di denaro, alla sete di potere, all’amore della violenza; di<br />
fronte al gusto di una guerra verso la quale da alcuni decenni stampa e televisione,<br />
cinematografo e propaganda, abiti mentali e modi di vita stanno convogliando masse di gente<br />
narcotizzate dagli slogan del ‘benessere per tutti’ “ 104 . Beat, infine, vuol dire anche battito,<br />
ritmo, <strong>il</strong> ritmo della musica jazz, in particolare quella di Charlie Parker, vero e proprio idolo<br />
della generazione degli anni ’50.<br />
Nel 1992 è stato pubblicato un volume inedito del 1959, che raccoglie una serie di scritti di<br />
Kerouac circa i fondamenti della nuova prosa spontanea da lui adottata. Tra questi scritti ve<br />
ne sono alcuni in cui l’autore chiarisce <strong>il</strong> significato di beat e descrive le origini della Beat<br />
Generation. Kerouac afferma di essere stato lui a coniare <strong>il</strong> termine beat nel 1948, anche se<br />
l’atto ufficiale di nascita della Beat Generation risale al 1952, anno in cui viene pubblicato<br />
quello che è considerato <strong>il</strong> primo vero racconto beat, ovvero Go di John Clellon Holmes.<br />
Kerouac sostiene che l’idea di una Beat Generation trae spunto da una sua “visione”, la<br />
“visione di una generazione di splendidi hipsters <strong>il</strong>luminati che di colpo si levavano e si<br />
mettevano in viaggio attraverso l’America, seri, curiosi, vagabondando e arrivando<br />
dappertutto in autostop, cenciosi, beati, belli nella loro nuova bruttezza piena di grazia” 105 .<br />
Gli hipsters, di cui si parla nel testo, sono, per così dire, i progenitori dei beats e si<br />
identificano con la corrente esistenzialistica americana, che percepisce <strong>il</strong> rischio di una guerra<br />
atomica e sente <strong>il</strong> peso della <strong>società</strong> consumistica del dopoguerra e dell’asfissiante<br />
conformismo di massa. Generalmente con <strong>il</strong> termine hipsters ci si riferisce ai giovani della<br />
104 A. Ginsberg, The Hydrogen Jukebox, City Lights Books, San Francisco 1957 ( Jukebox all’idrogeno, tr. it. d.<br />
F. Pivano, Ugo Guanda editore, Parma 1992, p. 18 ).<br />
105 J. Kerouac, The Essentials of Spontaneous Prose, in The Portable Beat Reader, Viking Press, New York 1992<br />
( Scrivere Bop. Lezioni di scrittura creativa, tr. It. d. S. Ballestra, Mondadori, M<strong>il</strong>ano 1996, p. 41 ).