La società unidimensionale e il suo superamento - Marcuse.org
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Neri, <strong>La</strong> <strong>società</strong> <strong>unidimensionale</strong> e <strong>il</strong> <strong>suo</strong> <strong>superamento</strong> (2008) 47<br />
generazione dei primi anni ’40, appartenenti per lo più ai ceti più poveri, che vivono nei<br />
ghetti e nei bassifondi, insofferenti ad ogni regola e ad ogni costrizione. Costretti a vivere in<br />
una <strong>società</strong> anonima nella quale non credono e che ritengono incapace di rispondere alle loro<br />
domande, gli hipsters si riuniscono spesso in piccoli gruppi creando, per così dire, delle<br />
“<strong>società</strong> alternative”, regolate secondo un codice basato sul principio dell’inviolab<strong>il</strong>ità<br />
dell’amicizia e delle confidenze. A volte gli hipsters si abbandonano ad atti di violenza, ma<br />
sono casi limite, perché le loro “<strong>società</strong> segrete” sono principalmente bande di giovani che<br />
non vogliono compiere gesti di rivolta verso la <strong>società</strong> ma soltanto estraniarsi da essa.<br />
Kerouac, nel descrivere l’atteggiamento degli hipsters di fronte ad una <strong>società</strong> che<br />
avvertivano come troppo stretta per loro, non riesce a nascondere la sua ammirazione nei loro<br />
confronti, quando afferma: “Continuavano a parlare delle cose che mi piacevano, lunghe<br />
descrizioni di esperienze personali e visioni, notti intere di confessioni piene di una speranza<br />
che era stata bandita e repressa dalla guerra, voci, fermenti di uno spirito nuovo” 106 . In<br />
seguito <strong>il</strong> termine hipsters viene abbandonato a favore di beat e questa scelta, sostiene<br />
Kerouac, traeva spunto “dal modo in cui avevamo sentito usare la parola beat agli angoli di<br />
Times Square o al V<strong>il</strong>lage, in altre città nelle notti trascorse a downtown nell’America del<br />
dopoguerra – beati, nel senso di battuti ma pieni di ferme convinzioni” 107 .<br />
Quando esce allo scoperto, diventando un fenomeno di dominio pubblico, <strong>il</strong> movimento della<br />
Beat Generation viene criticato e denigrato dalla stampa e dalla televisione. Un giornalista del<br />
San Francisco Chronicle, Herb Caen, in un <strong>suo</strong> articolo del 2 apr<strong>il</strong>e 1958, conia una nuova<br />
parola per riferirsi ai beats, e cioè beatniks, un termine irrisorio, risultato della fusione della<br />
parola beat con Sputnik, <strong>il</strong> satellite sovietico, per sottolineare sia la distanza dei beats dalla<br />
<strong>società</strong>, sia la loro vicinanza alle idee comuniste, in un periodo in cui negli Stati Uniti si<br />
scatena una violenta propaganda anti-comunista, quello compreso tra <strong>il</strong> 1950 e <strong>il</strong> 1956, che<br />
coincide con gli anni in cui è senatore Joseph McCarty, che mette in atto una spietata<br />
campagna politica contro presunte spie sovietiche e simpatizzanti comunisti, passata alla<br />
storia con <strong>il</strong> nome di maccartismo. È in questo clima generale di diffidenza e sospetto che si<br />
verifica un episodio che può essere considerato sintomo della campagna discriminatoria che<br />
stava per scatenarsi contro gli scrittori beat. Nell’ottobre del 1955 Allen Ginsberg legge nella<br />
Six Gallery Poetry Reading <strong>il</strong> <strong>suo</strong> poema intitolato Urlo, che comincia così: “Ho visto le<br />
menti migliori della mia generazione distrutte dalla pazzia, affamate nude isteriche,<br />
106 Ivi, p. 63.<br />
107 Ivi, p. 41.