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La società unidimensionale e il suo superamento - Marcuse.org

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Neri, <strong>La</strong> <strong>società</strong> <strong>unidimensionale</strong> e <strong>il</strong> <strong>suo</strong> <strong>superamento</strong> (2008) 56<br />

famiglia Martin rimasti ancora uniti ( e cioè Ge<strong>org</strong>e, sua moglie Marge e <strong>il</strong> più giovane dei<br />

loro figli, Mickey ), “sradicati dalla guerra, si erano trasferiti a New York” 137 . Seppur a<br />

malincuore, Ge<strong>org</strong>e aveva accettato un buon lavoro in una tipografia della metropoli, mentre<br />

i <strong>suo</strong>i figli “erano sparpagliati come luci per <strong>il</strong> mondo” 138 : Joe era in Ingh<strong>il</strong>terra, Peter era su<br />

una nave diretta chissà dove, Rose prestava servizio come crocerossina a Seattle, Ruth stava<br />

per sposarsi a Los Angeles, Liz si trovava a San Francisco, Francis era a Chicago e Charley<br />

era a Washington, non c’era più una sola ragione per la quale valesse la pena di rimanere a<br />

Galloway. I Martin superstiti si trasferiscono nel sobb<strong>org</strong>o di Brooklin e, sebbene la moglie e<br />

<strong>il</strong> figlio fossero molto attratti dall’idea di vivere nella metropoli, Ge<strong>org</strong>e si sentiva “solo<br />

come non lo era mai stato in tutta la sua vita” 139 . A Galloway “aveva dato per scontato <strong>il</strong> fatto<br />

che avrebbe potuto sempre salutare qualcuno che conosceva e scambiarci due parole<br />

camminando per strada. Adesso poteva solo fissare curiosamente degli sconosciuti” 140 . Le<br />

luci e la grandiosità di Manhattan, che impressionano così tanto <strong>il</strong> piccolo Mickey, non<br />

affascinano alla stessa maniera Ge<strong>org</strong>e, che redarguisce <strong>suo</strong> figlio: “Sì, Mickey, luci! Hanno<br />

le luci a New York ma non per gente come te e me” 141 . A turbare Ge<strong>org</strong>e sono soprattutto i<br />

sobb<strong>org</strong>hi e i quartieri più poveri di New York, con i loro enormi caseggiati costruiti in posti<br />

“dove non c’era nessuna città che li collegasse a qualcosa” 142 . Il vecchio uomo di Galloway è<br />

intimorito “al pensiero di quanta gente viveva in quei caseggiati che s’allungavano per<br />

miglia, l’incalcolab<strong>il</strong>e nazione di famiglie che abitava qui, da nessuna parte vicino a New<br />

York, ma indiscutib<strong>il</strong>mente abitanti e partigiani della enorme, sconosciuta cosa chiamata<br />

New York” 143 .<br />

Lo stesso sentimento di abbandono e solitudine affligge anche Peter, quando, nella primavera<br />

del 1944, dopo una visita a Galloway ( che “non era più <strong>il</strong> posto della sua infanzia, anche<br />

quello era diventato un posto infestato di fantasmi come <strong>il</strong> mondo sin dalla guerra” 144 ),<br />

raggiunge i <strong>suo</strong>i genitori a New York. <strong>La</strong> Grande Mela non è più la meravigliosa città dove<br />

tutto è possib<strong>il</strong>e, non è più <strong>il</strong> posto incredib<strong>il</strong>e che Peter sognava da bambino, e non è<br />

neanche più la meta delle sfrenate notti di baldoria con i <strong>suo</strong>i compagni di college. Peter<br />

“sapeva che tutto, sulla terra, era rappresentato dentro i limiti dei grattacieli di New York.<br />

137 Ivi, p. 318.<br />

138 Ivi, p. 312.<br />

139 Ivi, p. 325.<br />

140 Ibidem.<br />

141 Ivi, p. 321.<br />

142 Ivi, p. 329.<br />

143 Ibidem.<br />

144 Ivi, p. 333.

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