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La società unidimensionale e il suo superamento - Marcuse.org

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Neri, <strong>La</strong> <strong>società</strong> <strong>unidimensionale</strong> e <strong>il</strong> <strong>suo</strong> <strong>superamento</strong> (2008) 20<br />

fondamenti f<strong>il</strong>osofici del concetto di lavoro nella scienza economica, è in Eros e civ<strong>il</strong>tà che <strong>il</strong><br />

f<strong>il</strong>osofo sostiene che “ l’ impulso del gioco è <strong>il</strong> veicolo della liberazione. L’impulso non mira<br />

a giocare 'con' qualcosa; esso è piuttosto <strong>il</strong> gioco della vita stesso, al di là dei bisogni e delle<br />

costrizioni esterne, la manifestazione di un’esistenza senza paura e senza angoscia, e quindi<br />

la manifestazione della libertà stessa” 22 . Assumere <strong>il</strong> gioco come principio di civ<strong>il</strong>tà non<br />

significa rifiutare <strong>il</strong> lavoro, ma subordinarlo al libero esplicarsi delle potenzialità umane.<br />

3. Il giudizio negativo di <strong>Marcuse</strong> sulla <strong>società</strong> contemporanea, che emerge dall’analisi svolta<br />

in Eros e civ<strong>il</strong>tà, resta sostanzialmente invariato anche nella successiva opera del f<strong>il</strong>osofo,<br />

L’uomo a una dimensione, che anzi porta a conclusioni decisamente negative le riflessioni<br />

sulla possib<strong>il</strong>ità, per gli individui, di giungere ad un’effettiva liberazione dal controllo<br />

repressivo degli istinti esercitato dalla <strong>società</strong>. È sufficiente confrontare la conclusione di<br />

Eros e civ<strong>il</strong>tà con quella de L’uomo a una dimensione. Nel primo dei due lavori <strong>Marcuse</strong>, pur<br />

nella consapevolezza che l’uomo è ormai completamente assoggettato alle esigenze del<br />

sistema produttivo, ripone delle speranze nella funzione liberatoria dell’arte e soprattutto<br />

dell’impulso al gioco. Sebbene gli uomini siano irrimediab<strong>il</strong>mente “gettati” in un mondo<br />

spersonalizzante, essi possono, tuttavia, riappropriarsi della loro individualità indirizzando le<br />

loro energie creative verso un’attività autonoma, non sottoposta a controlli di sorta e volta al<br />

raggiungimento di una felicità che non si identifichi con l’appagamento dei falsi bisogni<br />

imposti dalla <strong>società</strong>.<br />

<strong>La</strong> posizione di <strong>Marcuse</strong> cambia radicalmente ne L’uomo a una dimensione, in cui sono le<br />

stesse possib<strong>il</strong>ità di una liberazione ad essere messe in dubbio. Venuta meno la fiducia in una<br />

classe operaia ormai inesorab<strong>il</strong>mente integrata nel sistema produttivo, <strong>Marcuse</strong> ritiene che un<br />

qualche potenziale rivoluzionario potrà essere trovato solo “al di sotto della base popolare<br />

conservatrice” 23 , tra i reietti, gli stranieri, gli sfruttati, cioè tra coloro che si collocano ai<br />

margini della <strong>società</strong>. Sono questi gruppi a opporsi con più forza al sistema produttivo<br />

capitalistico, visto che ne sono le vittime più colpite. Il fatto che essi comincino a rifiutarsi di<br />

cooperare con una <strong>società</strong> che li annulla come individui, è un sintomo positivo di<br />

cambiamento, ma è diffic<strong>il</strong>e che la loro forza di opposizione possa prevalere contro una<br />

<strong>società</strong> che ha raggiunto un livello di <strong>org</strong>anizzazione così efficiente. <strong>Marcuse</strong> non è certo del<br />

buon esito di questa rivoluzione “dal basso” e, quando ne parla, la presenta come una mera<br />

possib<strong>il</strong>ità. A questo proposito, è emblematico che <strong>il</strong> f<strong>il</strong>osofo citi, a conclusione de L’uomo a<br />

22 Ivi, p. 206.<br />

23 H. <strong>Marcuse</strong>, One-Dimensional Man. Studies in the Ideology of Advanced Society, Beacon Press, Boston 1964 (<br />

L’uomo a una dimensione. L’ideologia della <strong>società</strong> industriale avanzata, tr. it. d. L. Gallino e T. G. Gallino,<br />

Einaudi, Torino 1964, p. 259 ).

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