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La società unidimensionale e il suo superamento - Marcuse.org

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Neri, <strong>La</strong> <strong>società</strong> <strong>unidimensionale</strong> e <strong>il</strong> <strong>suo</strong> <strong>superamento</strong> (2008) 48<br />

trascinarsi per strade di negri all’alba in cerca di droga rabbiosa” 108 . Nel 1956 <strong>La</strong>wrence<br />

Ferlinghetti, poeta e fondatore della casa editrice City Lights, pubblica per la prima volta<br />

l’opera di Ginsberg. L’anno seguente Ferlinghetti viene arrestato con l’accusa di aver<br />

divulgato un’opera oscena, che poteva traviare le coscienze di quei giovani che ne venissero<br />

casualmente in possesso. Fortunatamente <strong>il</strong> processo si conclude con l’assoluzione di<br />

Ferlinghetti e la difesa, sostenuta dal giudice Horn, stab<strong>il</strong>ì che Urlo era una denuncia contro <strong>il</strong><br />

materialismo, <strong>il</strong> conformismo e la meccanizzazione che minacciavano l’America e che,<br />

quindi, era un’opera con un importante significato sociale.<br />

Nonostante l’opera di Ginsberg fosse stata rivalutata, la maggior parte dei giornalisti<br />

dell’epoca continuò ad esprimere giudizi negativi contro gli scrittori beat, bollati come<br />

teppisti, drogati e delinquenti. Kerouac racconta che nel 1958 “tutti, la stampa, la televisione<br />

e <strong>il</strong> circuito dei conferenzieri alla moda usavano la parola beat a significare anche<br />

l’esplosione dei giovani delinquenti e gli orrori delle manganellate di New York e L.A. e<br />

cominciarono a chiamare questo scoppio di violenza beat, beato” 109 . <strong>La</strong> conseguenza di<br />

questo fraintendimento fu che molti scrittori beat “sparirono in prigione o al manicomio, o<br />

furono indotti dalla vergogna a un s<strong>il</strong>enzioso conformismo” 110 . Oltre che dall’accusa di<br />

corrompere i giovani, <strong>il</strong> movimento beat dovette però difendersi anche dal rischio di essere<br />

trasformato in una grossa trovata pubblicitaria e in un fenomeno di massa. Beats, o presunti<br />

tali, iniziarono, infatti, a imitare <strong>il</strong> look di Kerouac e compagni, quel look trasandato e<br />

“sconvolto” che approdò al cinema con James Dean e che prevedeva giacche di pelle, jeans,<br />

t-shirts e basettoni alla Elvis Presley. Ben presto <strong>il</strong> bebop, che era stata “un tempo la segreta<br />

musica da estasi dei beat contemplativi” 111 , divenne patrimonio comune del mondo della<br />

cultura di massa, al pari dello slang, ovvero <strong>il</strong> particolare gergo ut<strong>il</strong>izzato dai beats per<br />

esprimersi. Kerouac, con rammarico, affermò: “Successe veramente così, e la cosa triste è<br />

che adesso che mi chiedono di spiegare la Beat Generation, quella originaria, non c’è più 112 .<br />

<strong>La</strong> Beat Generation era ormai sulla bocca di tutti e non c’era giornalista che non dicesse la<br />

sua in proposito. I poeti beat erano come animali braccati che non sapevano più dove<br />

nascondersi ed erano costretti a sentirsi porre sempre la stessa domanda: “Che cosa intendete<br />

con la parola beat?”. Gregory Corso tentò di chiarire i dubbi dell’opinione pubblica con<br />

un’intervista-articolo, in cui spiegava che beat “non designa un gruppo o un movimento, ma<br />

108<br />

A. Ginsberg, Howl, in The Hydrogen Jukebox, cit., p. 103.<br />

109<br />

J. Kerouac, Scrivere Bop. Lezioni di scrittura creativa, cit., p. 68.<br />

110<br />

Ivi, p. 43.<br />

111<br />

Ibidem.<br />

112<br />

Ivi, p. 44.

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