La società unidimensionale e il suo superamento - Marcuse.org
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Neri, <strong>La</strong> <strong>società</strong> <strong>unidimensionale</strong> e <strong>il</strong> <strong>suo</strong> <strong>superamento</strong> (2008) 38<br />
mut<strong>il</strong>azione dell’uomo e della natura” 79 . I discorsi vengono ridotti al minimo e <strong>il</strong> nostro<br />
pensiero aderisce perfettamente alla funzione pratica che le cose possiedono nel quotidiano,<br />
come se questa fosse l’unica alternativa. Ma <strong>il</strong> pensiero non è solo accettazione di ciò che è<br />
stab<strong>il</strong>ito, bensì dovrebbe poter cercare soluzioni oltre quelle che trova già pronte. Per questo<br />
<strong>suo</strong> essere fedele allo stato di cose esistenti la f<strong>il</strong>osofia analitica, secondo <strong>Marcuse</strong>, è incapace<br />
di condurre un’analisi oggettiva della realtà e un’indagine critica delle sue contraddizioni.<br />
È significativo che, circa vent’anni dopo la pubblicazione de L’uomo a una dimensione,<br />
l’antropologo statunitense Clifford Geertz esprima un parere circa <strong>il</strong> significato formale<br />
assunto dal linguaggio nella f<strong>il</strong>osofia analitica, che si avvicina molto a quello espresso da<br />
<strong>Marcuse</strong> proprio ne L’uomo a una dimensione. Geertz afferma che “ragionare in modo<br />
accorto, e perciò ut<strong>il</strong>e e quindi vero, è <strong>il</strong> nome del gioco” 80 . Egli poi prosegue sostenendo che<br />
“da Wittgenstein è venuta la nozione di azione intenzionale come ‘seguire la regola’; da<br />
Huizinga quella del gioco come forma paradigmatica della vita collettiva; da Von Neumann e<br />
da M<strong>org</strong>enstern quella di comportamento sociale come operare reciproco allo scopo di<br />
ottenere un vantaggio distributivo. Prese insieme, queste teorie conducono nelle scienze<br />
sociali ad uno st<strong>il</strong>e interpretativo nervoso, e che rende nervosi” 81 .<br />
Tornando a <strong>Marcuse</strong>, egli sostiene che la f<strong>il</strong>osofia dovrebbe poter “conservare e proteggere <strong>il</strong><br />
diritto, <strong>il</strong> bisogno di pensare e di parlare in termini diversi da quelli dell’uso comune, in<br />
termini che sono densi di significato, razionali e validi precisamente perché sono diversi” 82 .<br />
<strong>La</strong> funzione terapeutica della f<strong>il</strong>osofia è, per gli analitici, quella di purgare <strong>il</strong> ragionamento<br />
dalle anomalie e dagli errori, ma “<strong>il</strong> f<strong>il</strong>osofo non è un medico: <strong>il</strong> <strong>suo</strong> lavoro non è guarire gli<br />
individui, ma comprendere <strong>il</strong> mondo in cui vivono; capirlo nei termini di ciò che esso ha fatto<br />
all’uomo e di ciò che può fare all’uomo” 83 . Nelle condizioni repressive in cui gli uomini<br />
vivono, <strong>il</strong> pensiero può essere liberato nella misura in cui si sforza di conoscere i fatti<br />
cercando di spiegarli nella loro complessità e non accettandoli passivamente per quello che<br />
sembrano. Con la f<strong>il</strong>osofia analitica <strong>il</strong> linguaggio diventa ster<strong>il</strong>e ed inefficace. Il pensiero si<br />
trasforma da multidimensionale in <strong>unidimensionale</strong> ed in esso “significati differenti e<br />
contraddittori non penetrano più, sono tenuti in disparte; la dimensione storica esplosiva del<br />
79<br />
Ivi, p. 182.<br />
80<br />
C. Geertz, Local Knowledge. Further Essays in Interpretive Anthropology, Basic Books, New York 1983 (<br />
Antropolgia interpretativa, tr. it. d. L. Leonini, Il Mulino, Bologna 1988, p. 31 ).<br />
81<br />
Ivi, p. 31-2.<br />
82<br />
H. <strong>Marcuse</strong>, L’uomo a una dimensione, cit., p. 185.<br />
83<br />
Ivi, p. 190.