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La società unidimensionale e il suo superamento - Marcuse.org

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Neri, <strong>La</strong> <strong>società</strong> <strong>unidimensionale</strong> e <strong>il</strong> <strong>suo</strong> <strong>superamento</strong> (2008) 30<br />

<strong>società</strong> come un tutto” 44 .<br />

È questa la <strong>società</strong> <strong>unidimensionale</strong>, e l’uomo integrato perfettamente in questo genere di<br />

<strong>società</strong> è l’uomo a una dimensione. “Quando si raggiunge questo punto, afferma <strong>Marcuse</strong>, la<br />

dominazione sotto specie di opulenza e di libertà si estende a tutte le sfere dell’esistenza<br />

privata e pubblica, integra ogni opposizione genuina, assorbe in sé ogni alternativa” 45 .<br />

Nella sfera politica tutto questo porta all’impossib<strong>il</strong>ità di individuare in una certa classe<br />

sociale <strong>il</strong> vero soggetto rivoluzionario, in grado di ribaltare la condizione presente. <strong>Marcuse</strong><br />

parla chiaramente di una difficoltà nel discernere “tra la popolazione in tuta e quella col<br />

colletto bianco, tra <strong>il</strong> tipo di direzione proprio del mondo degli affari e quello dei sindacati” 46 .<br />

Paradossalmente, ad essersi integrati nel sistema capitalistico sono proprio coloro che, per<br />

lungo tempo, sono stati i <strong>suo</strong>i acerrimi nemici, e cioè gli operai. Questo “imb<strong>org</strong>hesimento”<br />

della classe lavoratrice è determinato, per <strong>Marcuse</strong>, da due condizioni: i mutamenti<br />

intervenuti nelle modalità di esecuzione del lavoro e la ricomposizione della classe operaia.<br />

Per quanto concerne la prima di queste condizioni, “la meccanizzazione sempre più completa<br />

del lavoro nel capitalismo avanzato, se da un lato alimenta lo sfruttamento, dall’altro<br />

modifica l’atteggiamento e lo status dello sfruttato” 47 in direzione di una crescente<br />

integrazione nel mondo del lavoro, che si compie in primo luogo mediante la trasformazione<br />

dell’idoneità fisica in ab<strong>il</strong>ità tecnica e scientifica. Questa trasformazione non elimina <strong>il</strong><br />

carattere disumano del lavoro, ma determina, nei lavoratori, una minore percezione della<br />

negatività della loro condizione, rispetto ai lavoratori del primo capitalismo. Il risultato è un<br />

crescente isolamento degli operai gli uni dagli altri, che fac<strong>il</strong>ita la loro spoliticizzazione ed<br />

impedisce loro di qualificarsi come gruppo d’opposizione.<br />

<strong>La</strong> meccanicizzazione si accompagna anche a una standardizzazione delle mansioni: “Nella<br />

misura in cui la macchina diventa essa stessa un sistema di utens<strong>il</strong>i meccanici e di relazioni,<br />

estendendosi in tal modo ben al di là del processo di lavoro individuale, essa afferma <strong>il</strong> <strong>suo</strong><br />

più vasto dominio riducendo l’ ‘autonomia professionale’ del lavoratore manuale e<br />

integrandola con altre professioni che sorreggono e dirigono <strong>il</strong> complesso tecnico” 48 . Il fatto<br />

che, nel sistema produttivo, ad essere mob<strong>il</strong>itata non sia più l’energia fisica del lavoratore, ma<br />

quella mentale, indotta dai processi di automazione, fa sì che anche la mente dell’operaio sia<br />

direttamente vincolata al ritmo imposto dalla macchina, la quale influenza <strong>il</strong> comportamento<br />

44 Ivi, p. 24.<br />

45 Ivi, p. 32.<br />

46 Ivi, p. 33.<br />

47 Ivi, p. 39.<br />

48 Ivi, p. 41.

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