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La società unidimensionale e il suo superamento - Marcuse.org

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Neri, <strong>La</strong> <strong>società</strong> <strong>unidimensionale</strong> e <strong>il</strong> <strong>suo</strong> <strong>superamento</strong> (2008) 66<br />

che ti insegnavano, e poi tutto era a posto, te la saresti cavata. E invece, proprio come la<br />

prosperità, che non era affatto dietro l’angolo, bensì un paio di ch<strong>il</strong>ometri più avanti ( e falsa<br />

prosperità, pure ), andare all’università, far conoscenza con tutti i pazzi elementi della vita,<br />

come libri, arte, storia di follie, mode, costumi, non solo rese, per me, impossib<strong>il</strong>e<br />

l’apprendimento di piccoli, semplici, trucchi, come ‘guadagnarsi da vivere’, ma mi ha altresì<br />

privato della mia, un dì innocente, fede nei miei pensieri, che, prima, mi permetteva di essere<br />

arbitro del mio destino” 179 . In Angeli di desolazione Kerouac definisce gli insegnanti come<br />

“gent<strong>il</strong>uomini intellettuali della b<strong>org</strong>hesia per la maggior parte smidollati, e quando non<br />

smidollati politici” 180 . Kerouac si sente incompreso dagli intellettuali a lui contemporanei,<br />

preoccupati di ciò che si deve e non si deve scrivere, di ciò che si deve e non si deve fare, e a<br />

questi intellettuali risponde dicendo: “Quello di cui ho bisogno è che ci siano meno persone a<br />

dirmi di cosa ho bisogno” 181 . I beats e Kerouac non credono in una rivolta attiva e aggressiva,<br />

ma credono nel s<strong>il</strong>enzio, cioè in una specie di segreta rinascita della personalità umana. Essi<br />

non provano rancore verso un mondo che non hanno né voluto né creato, e non perdono<br />

tempo a lamentarsi per essercisi ritrovati a vivere. I beats si raccolgono in gruppi di “iniziati”,<br />

per isolarsi da quelli che “non capiscono” e per cercare qualcosa che non si trova nei libri e<br />

che non si insegna nelle università, qualcosa che si identifica sostanzialmente con <strong>il</strong> senso più<br />

profondo dell’esistenza umana. <strong>La</strong> violenza che esercitano su se stessi, per liberarsi dagli<br />

schemi e dalle regole della morale convenzionale, non ha niente a che fare con una rivolta<br />

contro la <strong>società</strong>. I beats non cercano adepti, non fanno del proselitismo, bensì cercano solo di<br />

distruggere, in se stessi, quanto vi rimane di immesso dagli altri.<br />

Sembrerebbe dunque, stando a quanto ho scritto finora sulle rispettive posizioni di <strong>Marcuse</strong> e<br />

Kerouac, che non ci sia alcuna possib<strong>il</strong>ità di conc<strong>il</strong>iazione tra questi due autori e che essi,<br />

seppur indirettamente, si critichino a vicenda. Eppure <strong>Marcuse</strong> è convinto che “le opere<br />

letterarie veramente d’avanguardia comunichino la rottura con la comunicazione […] <strong>La</strong><br />

parola rifiuta la regola saggia e unificatrice della proposizione. Essa fa esplodere la struttura<br />

prestab<strong>il</strong>ita del significato e, diventando essa stessa un ‘oggetto assoluto’, designa un<br />

universo intollerab<strong>il</strong>e, autodistruttivo, privo di continuità” 182 . A lui sembra fare eco Kerouac,<br />

179<br />

J. Kerouac, Visions of Cody, New Directions, New York 1959 ( Visioni di Cody, tr. it. d. P. F. Paolini, Arcana<br />

Editrice, M<strong>il</strong>ano 1974, p. 311 ).<br />

180<br />

J. Kerouac, Desolation Angels, Coward-McCann, New York 1965 ( Angeli di desolazione, tr. it. d. M. De<br />

Cristofaro, Mondadori, M<strong>il</strong>ano 1983, p. 374 ).<br />

181<br />

J. Kerouac, Essentials of Spontaneous Prose, in The Portable Beat reader, Viking Press, New York 1992 (<br />

Scrivere Bop. Lezioni di scrittura creativa, tr. it. d. S. Ballestra, Mondadori, M<strong>il</strong>ano 1996, p. 83).<br />

182<br />

H. <strong>Marcuse</strong>, One-Dimensional Man. Studies in the Ideology of Advanced Industrial Society, Beacon Press,<br />

Boston 1964 ( L’uomo a una dimensione, tr. it. d. L. Gallino, Einaudi, Torino 1967, pp. 81-2 ).

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