La società unidimensionale e il suo superamento - Marcuse.org
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Neri, <strong>La</strong> <strong>società</strong> <strong>unidimensionale</strong> e <strong>il</strong> <strong>suo</strong> <strong>superamento</strong> (2008) 19<br />
alla propria esistenza, per alienarsi nelle sue prestazioni lavorative, la soppressione<br />
dell’alienazione e del principio di prestazione può avvenire solo grazie all’abolizione del<br />
lavoro com’è concepito nella civ<strong>il</strong>tà industriale. Tale abolizione è però resa possib<strong>il</strong>e dalla<br />
stessa <strong>società</strong> industriale. Con l’aumento vertiginoso della produttività e la completa<br />
automazione dei processi produttivi, si è drasticamente ridotta la durata della giornata<br />
lavorativa, e quelle ore libere di cui l’individuo dispone potrebbero, secondo <strong>Marcuse</strong>, essere<br />
impiegate per riconquistare la propria individualità, scegliendo personalmente come agire e<br />
decidendo autonomamente quali sono i propri bisogni: “Se poi <strong>il</strong> giorno lavorativo e le<br />
energie lavorative venissero ridotti a un minimo senza una corrispondente manipolazione del<br />
tempo libero, <strong>il</strong> fondamento stesso di queste costrizioni finirebbe coll’essere scosso. <strong>La</strong><br />
libido, liberata, traboccherebbe oltre i limiti istituzionalizzati entro i quali la mantiene <strong>il</strong><br />
principio della realtà” 20 . Il principio del piacere, che dinanzi al principio della realtà è<br />
diventato un desiderio represso, una tensione inibita, lasciato finalmente libero può<br />
finalmente identificarsi con la felicità. Tuttavia <strong>il</strong> desiderio, non più ostacolato nella tensione<br />
verso i <strong>suo</strong>i oggetti, assume soprattutto la forma della ribellione contro tutto ciò che ne aveva<br />
differito <strong>il</strong> soddisfacimento. Nella <strong>società</strong> capitalistica l’incompatib<strong>il</strong>ità del principio del<br />
piacere con <strong>il</strong> principio della realtà si manifesta come rifiuto del lavoro salariato ed alienato.<br />
Esiste però, secondo <strong>Marcuse</strong>, un elemento in grado di edificare un nuovo tipo di <strong>società</strong><br />
senza ricorrere alla violenza e alla distruzione: questo elemento è la bellezza. A questo<br />
proposito <strong>Marcuse</strong> fa riferimento alle Lettere sull’educazione estetica dell’uomo di Sch<strong>il</strong>ler,<br />
in cui si sostiene che la “dimensione estetica” può fornire un supporto nel chiarire quali<br />
possano essere i principi di una <strong>società</strong> non repressiva. Secondo <strong>Marcuse</strong> <strong>il</strong> compito proprio<br />
della bellezza è quello di ricucire lo strappo che si è aperto tra sensi e ragione, equ<strong>il</strong>ibrando le<br />
loro esigenze, evitando che l’una sfera abbia <strong>il</strong> sopravvento sull’altra. <strong>Marcuse</strong> sostiene che,<br />
se Prometeo era stato <strong>il</strong> simbolo della fatica e del progresso ottenuto per mezzo della<br />
repressione, caratteristiche proprie della <strong>società</strong> industrializzata, la nuova civ<strong>il</strong>tà che s<strong>org</strong>erà<br />
con la soppressione dell’alienazione sarà simboleggiata da Orfeo e Narciso: “Le immagini di<br />
Orfeo e Narciso riconc<strong>il</strong>iano Eros e Thanatos. Esse rievocano l’esperienza di un mondo che<br />
non va dominato e controllato, ma liberato, una libertà che scioglierà i freni alle forze di Eros,<br />
che ora sono legate nelle forme represse e pietrificate dell’uomo e della natura” 21 . Il<br />
contributo più importante fornito da Sch<strong>il</strong>ler alla teoria critica è la centralità assegnata al<br />
gioco. Sebbene <strong>Marcuse</strong> avesse già delineato la funzione del gioco nel saggio del 1933, Sui<br />
20 Ivi, p. 217.<br />
21 Ivi, p. 187.