2-Diabetes-Barometer-Report
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Il ruolo dell’attività fisica<br />
Premessa<br />
Il significato attribuito al termine “Attività fisica” può non<br />
essere univoco, ma differentemente interpretato ed esplicitato<br />
da un atleta di alto livello agonistico rispetto a chi<br />
dedica alla sua pratica solo il proprio tempo libero, o da<br />
chi se ne interessa come dirigente o istruttore specializzato.<br />
Indipendentemente dalla finalità con cui viene svolta,<br />
sia essa ludica, formativa, agonistica, igienico-preventiva<br />
o terapeutica, l’attività motoria ha però un unico e indiscutibile<br />
significato medico-biologico: costituisce uno dei<br />
mezzi più validi per garantire all’organismo uno sviluppo<br />
ottimale nella fase di accrescimento, il modo più semplice<br />
di rallentare i processi di natura fisica e mentale legati<br />
inevitabilmente alla senescenza, un efficace strumento<br />
preventivo e terapeutico, nella gestione di tante patologie.<br />
L’esercizio fisico costituisce pertanto un’esigenza biologica<br />
fondamentale dell’uomo, che ad oggi, e soprattutto<br />
nelle società industrializzate, non viene più rispettata.<br />
Situazione Attuale<br />
Il culto delle attività motorie ha una storia millenaria e<br />
l’esercizio fisico, al di là della finalità ludica o agonistica<br />
con cui viene svolta, costituisce una delle pratiche terapeutiche<br />
più antiche di cui si abbia notizia. Già nel IV<br />
secolo a.C. Icco da Taranto, medico greco e antico<br />
ginnasiarca, famoso atleta vincitore del pentathlon<br />
nella 77a Olimpiade (472 a.C.), ritenuto oggi fondatore<br />
della ginnastica medica, sponsorizzava la ginnastica come<br />
“mezzo di educazione del fisico e della personalità dell’individuo”.<br />
E nei secoli a seguire, numerosi studi, evidenze<br />
ed esperienze si sono susseguite e potenziate, permettendo<br />
di definire concretamente “la pratica di attività<br />
motoria” come elemento insostituibile ed essenziale nel<br />
preservare lo stato di salute. Le indicazioni generiche e<br />
intuitive del passato si sono così tradotte in linee guida<br />
scientificamente validate: oggi, l‘American College of<br />
Sport Medicin e l’American Heart Association raccomandano<br />
alla popolazione sana, di praticare settimanalmente<br />
almeno 150 minuti di attività fisica aerobica di intensità<br />
moderata o almeno 60 minuti di attività fisica aerobica di<br />
intensità elevata, a cui associare 2 sedute settimanali di<br />
attività di forza (o contro resistenza), per aumentare la<br />
forza muscolare. In termini pratici tali indicazioni si tradu-<br />
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cono nella necessità di dedicare ogni settimana 2 ore e<br />
mezzo (o 1 ora se l’impegno è più intenso) del proprio<br />
tempo settimanale, allo svolgimento di attività aerobiche<br />
(anche dette di resistenza) come il podismo, la marcia, il<br />
ciclismo (bici o ciclette), la ginnastica, il nuoto, la danza,<br />
senza per forza ricorrere a centri e strutture organizzati o<br />
disporre di attrezzature sofisticate. Ma significa anche<br />
sfruttare le occasioni offerte dalla vita quotidiana e incrementare<br />
il proprio livello di movimento durante lo svolgimento<br />
di attività domestiche, riprendendo a fare certi<br />
lavori “manualmente”, usando i mezzi più “antichi” per<br />
spostarsi (le scale e non l’ascensore, i piedi o la bicicletta<br />
e non l’auto per percorrere brevi distanze, il cane per<br />
andare a spasso). Per rispettare le indicazioni e mantenere<br />
un adeguato e salutare livello di attività fisica, non è<br />
necessario quindi realizzare una prestazione da atleti professionisti,<br />
ma praticare un regolare e quotidiano (o quasi)<br />
incremento dei livelli di attività fisica, privilegiando il<br />
più possibile gli spazi pubblici, nella consapevolezza che<br />
queste attività costituiscono un’opportunità, sempre a<br />
portata di mano, di prevenire malattie croniche e di difendere<br />
il proprio stato di salute.<br />
Purtroppo, nonostante le forti evidenze scientifiche, in<br />
tutti i paesi industrializzati, la crescente diffusione del<br />
benessere economico e della meccanizzazione, hanno<br />
determinato una progressiva tendenza a ridurre il tempo<br />
dedicato al movimento. Le motivazioni sono molteplici, di<br />
ordine pratico, sociale e ambientale, ma nella maggior<br />
parte dei casi si rileva un irrazionale impiego del tempo<br />
libero, una cattiva volontà personale e spesso, soprattutto<br />
nelle fasce di popolazione di età media, un atteggiamento<br />
rinunciatario nei confronti dell’attività sportiva,<br />
giudicata attributo e privilegio dell’età giovanile. Nulla di<br />
più sbagliato, sia sul piano biologico che clinico, come<br />
dimostrano gli ormai numerosi e approfonditi studi sulla<br />
“malattia ipocinetica”, una sindrome definita da Kraus e<br />
Raab neI 1961, determinata da mancato o insufficiente<br />
esercizio e caratterizzata da molteplici quadri morbosi<br />
che riguardano tutte le fasce di età.<br />
Conclusioni<br />
Nonostante numerose evidenze scientifiche provino che<br />
uno stile di vita attivo è condizione essenziale per un pieno<br />
benessere psico-fisico, ad oggi si evidenzia la prevalen-