2-Diabetes-Barometer-Report
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Il ruolo dell’intervento psicologico nell’obesità e nel diabete di tipo II<br />
Premessa<br />
L’obesità ed il diabete comportano seri rischi non solo per<br />
la salute, aumentando la probabilità di una mortalità precoce<br />
ma, da un punto di vista psicologico, anche per la<br />
qualità della vita, per la bassa stima di sé, per maggiori<br />
sintomi depressivi, disturbi somatici e per maggiori difficoltà<br />
psicosociali associate al peso ed alla discriminazione<br />
(Tyler et al., 2007; Anderson et al., 2001; Zeller &<br />
Modi, 2006; Must et al., 1999). Ricerche hanno messo in<br />
luce che l’obesità non è necessariamente legata a tratti<br />
psicopatologici, ma che i ripetuti fallimenti nei tentativi di<br />
perdere del peso e le difficoltà a livello delle relazioni<br />
interpersonali legate all’eccesso ponderale possano incidere<br />
significativamente sull’autostima delle persone;<br />
inoltre, il tipo di forma dell’obesità varia a seconda della<br />
struttura di personalità del soggetto (Molinari,<br />
Ragazzoni, Morosin, 1997).<br />
Sono, infatti, generalmente meno conosciuti i rischi psicopatologici<br />
che possono essere presenti insieme all’obesità<br />
ed al diabete, area di ricerca in crescita negli ultimi<br />
decenni (Ma & Xiao, 2010). La depressione, in particolare,<br />
è uno dei disturbi più frequenti e, come l’obesità e il<br />
diabete, contribuisce sostanzialmente alla morbilità ed<br />
alla mortalità (Chapman et al., 2005). L’obesità e la<br />
depressione hanno in comune non solo le complicazione<br />
per la salute, quali i disturbi cardiovascolari ed il diabete,<br />
ma vi sono prove empiriche di effetti sinergici negativi<br />
sulla qualità della vita e sulla risposta al trattamento<br />
quando i due disturbi coesistono (Ladwig et al., 2006;<br />
Werrij et al. 2006; Gariepy et al., 2010). Sulla stessa linea<br />
sono gli studi su soggetti diabetici: una meta-analisi su<br />
42 ricerche ha dimostrato che l’11,4% dei pazienti con<br />
diabete risponde anche ai criteri di comorbilità con la<br />
depressione maggiore ed il 31% ha significativi sintomi<br />
depressivi (Anderson et al., 2001). Le ricerche hanno<br />
confermato che pazienti con diabete e depressione<br />
hanno una peggiore adesione ai trattamenti con conseguenti<br />
peggiori esiti clinici (Gonzalez et al. 2007). Le<br />
ricerche hanno dunque messo in luce una forte associazione<br />
tra aspetti psicologici, obesità e/o diabete, e risposta<br />
al trattamento. Inoltre, come evidenziano Bosello e<br />
Cuzzolaro “..il disegno di una dieta è un intervento che<br />
non sarebbe inesatto definire psicoterapeutico perché è<br />
62<br />
diretto a modificare durevolmente abitudini, tradizioni,<br />
stili di vita, processi mentali, equilibri familiari e sociali,<br />
cioè fenomeni ed economie di ordine psichico” (Bosello<br />
et al., 2006, pag. 107), configurandosi quindi come un<br />
intervento che, quando è ben attuato, coinvolge inevitabilmente<br />
fattori psicologici, di tipo affettivo e cognitivo.<br />
Un elemento essenziale per l’efficacia dell’intervento<br />
sullo stile di vita è la motivazione al cambiamento del<br />
paziente. Molti pazienti, infatti, portano spesso con sé<br />
una lunga storia di tentativi di dimagrire attuati facendo<br />
ricorso a diete alimentari restrittive con conseguenti vissuti<br />
di fallimento; affinché l’intervento possa incidere<br />
sullo stile di vita, in cui la perdita di peso si configura più<br />
come una conseguenza che come un obiettivo primario,<br />
è indispensabile il coinvolgimento attivo del paziente nel<br />
trattamento, un lavoro sulle motivazioni al cambiamento<br />
ed una maggiore responsabilizzazione rispetto all’agognato<br />
cambiamento ponderale, troppo spesso delegato<br />
ad un agente esterno che dovrebbe intervenire quasi<br />
magicamente.<br />
Situazione attuale<br />
Come evidenziato dai dati di ricerca e dalle linee-guida<br />
più recenti, la modalità di intervento che il centro<br />
C.U.R.I.A.MO. (Centro Universitario di Ricerca<br />
Interdipartimentale sull’Attività Motoria) adotta nel trattamento<br />
riabilitativo dell’obesità e del diabete di tipo II è<br />
un team approach multidisciplinare, che prevede la presenza<br />
e l’integrazione del lavoro di differenti figure professionali.<br />
Tale modello di intervento è in linea con una<br />
lettura dell’eziopatogenesi del disagio e della patologia<br />
come bio-psico-sociale, in cui interagiscono cioè fattori<br />
biologici, psicologici e ambientali. All’interno del lavoro di<br />
equipe, ai fini dell’efficacia intervento, sono necessari una<br />
integrazione delle differenti competenze e una chiarezza<br />
dei differenti ruoli e confini professionali.<br />
Si illustrano di seguito le specifiche modalità di intervento<br />
psicologico-clinico all’interno del più ampio progetto<br />
del C.U.R.I.A.MO. Date le diversità delle caratteristiche<br />
psicologiche e di intervento presenti nelle diverse fasi del