2-Diabetes-Barometer-Report
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L'educazione terapeutica e la motivazione<br />
L'educazione terapeutica nella gestione del diabete e dell'obesità<br />
Premessa<br />
Alcuni anni fa, coerenti con l’approccio razionalistico che<br />
ha informato la nostra stessa educazione, ci siamo avvicinati<br />
all’educazione dei pazienti (ETP) fornendo fatti,<br />
spiegazioni e addestramento, convinti di indurre così le<br />
persone con diabete e/o obesità ad adottare le nuove<br />
abitudini richieste per un trattamento efficace della loro<br />
condizione. Oggi siamo ben consapevoli che adottare<br />
uno stile di vita salutare – come mangiare meno e<br />
meglio, o svolgere attività fisica quotidiana – dipende più<br />
dalla motivazione interna al cambiamento che non dalle<br />
competenze acquisite. Questa consapevolezza ha portato<br />
a una rivoluzione nell’ETP, con la motivazione e l’autodeterminazione<br />
dei pazienti poste ormai in primo piano,<br />
e le informazioni e la pratica – pur sempre indispensabili<br />
– offerti “a richiesta” piuttosto che “imposti”.<br />
Situazione attuale<br />
Come evidenziato in una recente revisione della letteratura<br />
(1), l’ETP ha adottato numerosi modelli basati sulla<br />
scienza del comportamento per comprendere e facilitare<br />
il cambiamento, come: il modello trans-teorico degli<br />
stadi del cambiamento, il colloquio motivazionale, la<br />
terapia cognitivo-comportamentale, l’approccio umanistico<br />
nella relazione d’aiuto, l’empowerment… Benché<br />
molto diversi quanto a interventi suggeriti – che possono<br />
variare dal totalmente non-direttivo al molto direttivo –<br />
questi modelli hanno in comune alcuni aspetti: tutti riconoscono<br />
che la motivazione può solo venire dall’interno<br />
del paziente e aspirano all’auto-determinazione di obiettivi<br />
e strategie; tutti raccomandano empatia, accettazione,<br />
un atteggiamento non-giudicante, e il non-uso di<br />
discussioni o etichette da parte del personale sanitario;<br />
tutti pongono alla base l’ascolto del paziente.<br />
La nostra analisi, necessariamente parziale, dei risultati<br />
pubblicati ha messo in evidenza luci e ombre degli<br />
approcci più in voga. La terapia cognitivo-comportamentale,<br />
largamente usata negli ultimi venti anni nel trattamento<br />
dell’obesità, ha dato risultati più soddisfacenti nel<br />
breve che nel medio-lungo periodo, con efficacia provata<br />
soltanto nella bulimia nervosa. Un rinforzo della sua<br />
efficacia si è avuto in un caso con adolescenti obesi<br />
affiancandole “l’avventura-terapia”, e in un altro caso<br />
facendo seguire a 10 settimane di programma cognitivocomportamentale<br />
10 settimane di contatto telefonico<br />
quindicinale. Il modello trans-teorico degli stadi del cambiamento,<br />
tanto largamente accettato, è stato recentemente<br />
criticato per i suoi limiti concettuali ed empirici,<br />
per mancanza di capacità predittiva e per l’assenza di<br />
legami teorici con il colloquio motivazionale, che invece,<br />
da parte sua, mostra forte compatibilità concettuale e<br />
similitudini procedurali con la terapia cognitivo-comportamentale.<br />
Gli interventi comportamentali sugli stili di vita appaiono<br />
oggi i più promettenti. Rientrano in questo quadro alcuni<br />
progetti realizzati da diabetologi e pazienti insieme,<br />
come “Io-muovo-la-mia-vita” e “Un passo dopo l’altro…<br />
da un mare all’altro”, il progetto IDES e il progetto<br />
Romeo (descritti in altre parti del Barometro), nonché lo<br />
studio ICAN e il trial Look AHEAD, ancora in corso ma di<br />
cui sono stati pubblicati gli ottimi risultati a 1 anno. Di<br />
fatto al momento, la maggiore sfida è costituita dal mantenimento<br />
del calo ponderale, e gli studi che hanno<br />
affrontato l’argomento hanno dato risultati variabili, da<br />
modesti/transitori a soddisfacenti, per lo più grazie a un<br />
follow-up pro-attivo.<br />
Fino a pochi anni fa gli effetti reciproci fra qualità di vita<br />
e calo ponderale sono stati poco studiati, con risultati<br />
dubbi. Uno studio recente sul trattamento dell’obesità ha<br />
mostrato un effetto positivo del calo ponderale sulla qualità<br />
di vita e sull’auto-stima, ma non l’effetto reciproco.<br />
Come in altri campi della medicina, un approccio umanistico<br />
è stato auspicato anche nel campo dell’ETP e in particolare<br />
dell’educazione alimentare. L’approccio narrativo-autobiografico<br />
(descritto in altra parte del Barometro)<br />
è stato da noi introdotto nell’ETP dal 2003 (2). La sua<br />
integrazione con la tradizionale educazione all’autogestione<br />
del diabete nei campi-scuola per adolescenti ha<br />
portato per molti a un aumento di auto-efficacia, maturità,<br />
accettazione della malattia e responsabilità nell’auto-gestione:<br />
tutti fattori contribuenti per definizione a<br />
una migliore qualità di vita. L’introduzione dell’approccio<br />
narrativo-autobiografico nell’ETP rappresenta un’at-<br />
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