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TASTE & WINE - Food IN

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Shangai, Hong Kong, Nuova Delhi, oppure Bombai,<br />

New York, Montreal, Toronto, Budapest, Parigi,<br />

Saigon (tanto per citare alcune delle tappe<br />

delle sue frequenti missioni all’estero) è come se<br />

apponesse un timbro sul passaporto per il vino<br />

italiano.<br />

Lei gira il mondo per illustrare l’alto livello del<br />

settore vitivinicolo nazionale. Quanto è difficile<br />

difendere la nostra produzione? “È dura. Il fatturato<br />

dell’intero settore è di oltre 14 miliardi di<br />

euro, di cui 4 dati dall’esportazione. Abbiamo lavorato<br />

molto, con professionalità e umiltà e i risultati<br />

non sono mancati. Anche oggi, nonostante<br />

la crisi, stiamo meglio di altri. Basti pensare che<br />

dopo aver chiuso un brillante 2010, i primi sei<br />

mesi del 2011 hanno fatto registrare un aumento<br />

del 15% in valore e del 16,5% in volume”.<br />

Non le capita, quando è lontano, di aver nostalgia<br />

di Galliate? “Le radici non si dimenticano<br />

mai. Del resto nonostante abbia vissuto per lungo<br />

tempo in Sardegna, in Veneto e gli uffici siano<br />

sempre stati a Milano, la mia residenza è sempre<br />

stata a Galliate. Una delle cose che mi pesa di più<br />

è proprio quella di non riuscire a vivere il territorio<br />

come vorrei e di frequentarlo. Di incontrare gli<br />

amici di un tempo, di dedicarmi al Lions, di cui<br />

sono socio fondatore. Insomma di vivere la mia<br />

novaresità con gioia e professionalità. Quando<br />

Novara ha chiamato però ho sempre risposto sia<br />

professionalmente che personalmente”.<br />

Che cosa significa per lei il mondo dell’enologia?<br />

“Non per imposizione, ma per scelta, sono<br />

sempre stato un uomo-azienda. Casa e bottega<br />

per intenderci. Quando il lavoro ti piace è normale<br />

che ti coinvolga e che tu ti appassioni al di là delle<br />

tue responsabilità professionali”.<br />

Tutto questo gran lavorare colme si concilia<br />

con la vita privata e familiare? “Certe volte molto<br />

male. Ho però una famiglia meravigliosa che<br />

fin dall’inizio ha creduto nelle mie scelte e mi ha<br />

spronato ad andare avanti. Sia io che mia moglie<br />

arriviamo da famiglie che hanno sempre dato importanza<br />

al lavoro, che non si sono mai concesse<br />

più di quanto potevano permettersi, nella filosofia<br />

che prima di fare un gradino devi consolidare<br />

quello precedente. Hobby? Non ne ho più, ho dovuto<br />

abbandonare il tennis, lo sci, le camminate<br />

in montagna. Mi rimangono la musica classica,<br />

pochi amici e molti libri da leggere, per il momento,<br />

ancora tutti rigorosamente di viticoltura<br />

e di enologia”. Un sogno nel cassetto, magari<br />

per quando smetterà? “Ristrutturare casa mia<br />

per viverci senza valigia in mano, sono anni che<br />

ci penso”.<br />

Ma noi sappiamo che quel momento è lontano,<br />

perché il vino italiano deve fare ancora molta<br />

strada e ha bisogno di lui.<br />

[ ASSOCIAZIONE eNOLOGI eNOTecNIcI ITALIANI]<br />

L’Assoenologi venne costituita ad Asti il 7 maggio<br />

1891. Il padre fondatore fu Arturo Marescalchi. Oggi<br />

i tecnici sono 4400, di cui il 40% inquadrato con responsabilità<br />

direttive in aziende cooperative o private,<br />

il 50% è costituito da impiegati e il 10% svolge la libera<br />

professione. Il lavoro dell’enologo si è modellato<br />

durante gli anni sul mutato panorama del patrimonio<br />

viticolo italiano, passato da 1,2 milioni di ettari degli<br />

anni ‘80 ai 640 mila attuali, mentre la produzione di<br />

vino è passata da una media di 63,6 milioni di ettolitri<br />

nel periodo 1986-95 ai 45,5 milioni di ettolitri<br />

dell’ultimo triennio. la dimensione minima richiesta a<br />

un’azienda per poter giustificare e sostener ei lricorso<br />

a un enologo è di 30 ettari. In Italia operano circa<br />

un milione di aziende vitivinicole, ma quelle che raggiungono<br />

tale standard sono meno di 5 mila.<br />

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