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La statua nella polvere. - GIORGIO ROVERATO

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dere una condizione di lavoro che intaccava la loro salute, il loro<br />

salario, il loro posto di lavoro.<br />

Infatti la direzione Marzotto in quegli anni, in particolare dal<br />

1965 al 1969, aveva avviato un processo di riorganizzazione produttiva<br />

tendente ad aumentare la produzione globale attraverso l’utilizzo<br />

dei vecchi impianti esistenti e quindi assegnando ad ogni operaio<br />

più macchine, più ritmi di lavoro, predisposti dalla direzione<br />

Marzotto.<br />

In ogni reparto e linea di produzione operavano infatti i «marcatempi»<br />

che con il cronometro in mano controllavano i singoli lavoratori<br />

per verificare quanti minuti impiegavano per fare le singole<br />

operazioni, quante volte si assentavano per andare al bagno e se alla<br />

fine della giornata di otto ore per turno avevano o no realizzato il<br />

livello di produzione previsto. Se non arrivavano a realizzare questo<br />

risultato, assai difficile, questi operai perdevano quote di salario e di<br />

cottimo e venivano segnalati alla direzione e predisposti ad essere<br />

sospesi dal lavoro, anticamera del licenziamento.<br />

In quegli anni, dal 1962 al 1968, gli organici si erano fortemente<br />

ridotti.<br />

L’obiettivo della direzione Marzotto era quello di aumentare la<br />

produzione globale senza evoluzione tecnologica ma soltanto con<br />

un fortissimo aumento dei carichi di lavoro attraverso maggior macchinario<br />

e maggiori ritmi.<br />

Infatti Marzotto, il 25 settembre 1965 – già con ristrutturazione<br />

in corso – inviava una lettera al sottosegretario di Stato del Ministero<br />

dell’Industria dove lamentava l’aumento del costo del lavoro e<br />

parlava delle difficoltà di investire in un ambiente che si compiaceva<br />

della preconcetta ostilità. Chiedeva al sottosegretario finanziamenti<br />

e nello stesso tempo avrebbe voluto che le autorità sindacali si astenessero<br />

dal giudicare pubblicamente i risultati della sua ristrutturazione.<br />

Questa singolare richiesta si collocava nel contesto delle intese assunte<br />

in precedenza nell’incontro fra i massimi imprenditori della<br />

provincia di Vicenza, i sindaci dei maggiori comuni della provincia<br />

e i parlamentari di centro-destra, compreso l’onorevole che era anche<br />

segretario provinciale della confederazione CISL di Vicenza.<br />

Nel 1966, per meglio accelerare il già gravoso processo organizzativo,<br />

viene creato l’ufficio «Tempi e Metodi» per elaborare e intensificare<br />

le linee della ulteriore ristrutturazione.<br />

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