La statua nella polvere. - GIORGIO ROVERATO
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esempio in apparenza anacronistico, come si è detto, di jacquerie<br />
operaia, la giornata del 19 aprile 1968 aveva dietro di sé (e subito<br />
davanti a sé) prospettive e ragioni ben più robuste di quanto non lasciasse<br />
intendere la pur importante dialettica in atto tra fabbrica e<br />
società civile a Valdagno e <strong>nella</strong> sua vallata, dove peraltro anche alcuni<br />
elementi di saldatura fra l’universo operaio e la città, al di là<br />
degli ovvi nessi familiari immediati o delle stesse apprensioni rese<br />
manifeste dal sostegno offerto ai lavoratori in lotta dalla Chiesa e<br />
dagli amministratori locali, vennero resi materialmente possibili, si<br />
pensi ai referendum, dalle nuove pratiche e dalle nuove tecniche<br />
d’intervento della CGIL, presente così negli stabilimenti e nei reparti<br />
come sul territorio.<br />
Da questo punto di vista il «prima» e il «dopo» del 19 aprile, e<br />
non solo ciò che accadde in quel giorno, risultano emblematici di<br />
una storia del paese e del sindacato protesi verso forme di presenza<br />
e verso ruoli propulsivi (di democrazia interna, unità sindacale, diritti<br />
e concertazioni ma anche garanzie e salvaguardie salariali ecc.)<br />
in grado di reggere abbastanza bene sino alle avvisaglie della restaurazione<br />
liberista sopraggiunta sul finire del Novecento allorché,<br />
«abbandonati» dai Marzotto, anche Valdagno e il suo hinterland riuscirono<br />
a riqualificarsi economicamente inserendosi <strong>nella</strong> «crescita<br />
poderosa» che avrebbe propiziato, negli anni ’80 del Novecento, la<br />
nascita anche qui di una nuova e diversa base produttiva 25 .<br />
Se anche fosse vero poi, come attualmente si opina, che sia «finito<br />
il sindacato del ’900», non per questo dev’essere perso di vista il patrimonio<br />
di conquiste normative e contrattuali ottenute grazie al suo<br />
impegno a partire da un ciclo di lotte e di vicende che ebbero<br />
nell’episodio valdagnese quasi un modello e un preannuncio in virtù<br />
di quella declinazione che si è detta e che si affermò soprattutto<br />
nel corso della decade 1970. Guardando dunque ad essa senza una<br />
comoda (ma legittima) nostalgia e vedendo le cose alla luce dei panorami<br />
dischiusi alquanto in negativo dall’incedere degli eventi su<br />
di un piano interno e internazionale, si può probabilmente recuperare,<br />
dell’ormai anch’essa «antica lezione», qualcosa che aiuti ancora<br />
a comprendere (e ad affrontare) un presente che sembra, forse non<br />
25 G. Corò, I sistemi produttivi locali dagli anni Settanta al Duemila: tra crescita estensiva<br />
e percorsi per l’innovazione, in G.L. Fontana (a cura di), L’industria vicentina dal medioevo<br />
a oggi, Vicenza, 2004, pp. 543-622.<br />
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