La statua nella polvere. - GIORGIO ROVERATO
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Questa sua componente lo aiutò a vivere fuori dagli schemi e ad<br />
essere un convinto innovatore.<br />
In quel periodo, già prima del sessantotto, all’interno del Partito,<br />
nelle riunioni con i compagni operai, era aperta la discussione sul<br />
ruolo delle Commissioni Interne, sull’opportunità di allargare la<br />
rappresentanza di base. Era l’inizio di una fase che poi sarebbe sfociata<br />
nel sindacato dei Consigli. Ebbene, Romano era la punta, il<br />
trascinatore che travolse le resistenze interne che, dobbiamo dirlo,<br />
erano robuste.<br />
Inevitabile fu un duro scontro con le posizioni dell’allora segretario<br />
provinciale del settore tessile della CISL, conservatore della tradizione<br />
e di fatto acquiescente rispetto alla politica marzottiana.<br />
Bellissimo, perché rende l’idea del personaggio, l’episodio avvenuto<br />
qualche tempo dopo, quando, sostituito alla direzione dei tessili<br />
CISL perché candidato nelle liste DC, durante il comizio di chiusura<br />
in Piazza a Valdagno disse: «Noi non abbiamo paura dell’aumento<br />
dei carichi di lavoro che Marzotto ha deciso perché siamo ALPINI!».<br />
Chiaro che ci facilitò la campagna elettorale.<br />
Tina Merlin era la giornalista de l’Unità anticipatrice con i suoi<br />
articoli del pericolo costituito dalla purtroppo famosa diga del Vajont.<br />
Venne a Vicenza inviata da l’Unità dopo l’esperienza in Ungheria,<br />
dove aveva diretto la redazione italiana di Radio Budapest.<br />
Arrivò nell’estate del sessantotto, dopo i referendum indetti dalla<br />
sola CGIL che aprirono nuovi orizzonti <strong>nella</strong> vita e <strong>nella</strong> struttura<br />
sindacale. Era una giornalista militante, comprese immediatamente<br />
l’enorme portata degli avvenimenti in corso e fino alla chiusura positiva<br />
della lotta con la firma dell’accordo e la fine dell’occupazione<br />
degli stabilimenti fu con i suoi articoli sulle pagine nazionali de<br />
l’Unità un megafono fondamentale per rompere il tentativo di mettere<br />
il silenziatore alle lotte in corso a Valdagno.<br />
A far cadere definitivamente il muro di silenzio sulla lotta alla<br />
Marzotto con le fabbriche occupate fu l’occasione offerta dal Congresso<br />
Nazionale del PCI.<br />
A quel tempo i Congressi dei partiti di massa erano grandi avvenimenti<br />
politici. Una delegazione di operai della Marzotto fu ricevuta<br />
e fatta salire sul palco, e dalla tribuna un operaio fece il suo intervento<br />
denunciando il silenzio della TV sulla loro lotta in corso.<br />
Grande e positiva fu la ripercussione. Quel congresso nel Comitato<br />
Centrale elesse un operaio della Marzotto (Lilio Ferrin), tradizione<br />
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