La statua nella polvere. - GIORGIO ROVERATO
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Allora si chiamava «paternalismo»; oggi forse lo chiamerebbero<br />
«responsabilità sociale». In ogni caso, al di là delle implicazioni più<br />
o meno positive della terminologia, ciò che è ormai storicamente riconosciuto<br />
è il ruolo di Gaetano Marzotto come punto di riferimento<br />
dei valdagnesi non solo per la certezza del lavoro, ma anche per<br />
una rete di protezione sociale che offriva un quotidiano e reale contributo<br />
alla qualità della vita dei valdagnesi e degli abitanti della<br />
valle dell’Agno.<br />
È all’interno di questo quadro che dobbiamo leggere i fenomeni<br />
avvenuti verso la fine degli anni ’60. Nel ’66, infatti, sono cominciate<br />
le incertezze, le difficoltà, la messa in discussione dei posti di lavoro.<br />
Oggi ho sentito Palmieri che, come Cestonaro, ha vissuto in<br />
prima persona quei fatti. Nel ’68, poi, si è arrivati al culmine di queste<br />
tensioni, che hanno portato ad una fase di esasperazione dei lavoratori<br />
valdagnesi, sfociata anche in alcuni episodi che sono andati<br />
oltre quello che ci si doveva aspettare.<br />
Occorre dunque partire da quella che è stata la storia per fare alcune<br />
considerazioni ulteriori.<br />
Nel ’68, si diceva, c’era soprattutto la paura per il posto di lavoro.<br />
Ma si intuiva che il momento storico comportava necessariamente –<br />
per superare appieno la congiuntura negativa e dare una prospettiva<br />
duratura – una frattura anzitutto culturale per i valdagnesi: un<br />
rapido e violento cambiamento delle abituali relazioni tra la fabbrica<br />
e la città, cambiamento che necessitava di una veloce e piena presa<br />
di coscienza e della messa in campo di una strategia nuova per lo<br />
sviluppo locale.<br />
Prima Oscar Mancini ricordava l’ordine del giorno votato dal<br />
Consiglio comunale nel «momento caldo» delle contestazioni. Io ricordo<br />
bene quel momento: ero uno studente allora, e stavo fuori,<br />
sulle scale del Consiglio, e ricordo cosa avvenne.<br />
Il Consiglio comunale quel giorno era davvero partecipato. Non<br />
come adesso, quando nelle sedi istituzionali non c’è nessuno e sono<br />
i mezzi di comunicazione che danno le notizie di ciò che avviene.<br />
Era così partecipato che la prima protesta dei lavoratori è stata:<br />
«mettete gli altoparlanti anche sulle scale e in piazza, perché è necessario<br />
che tutti sappiano quello che succede»!<br />
Ma al di là di questi aspetti, se vogliamo, secondari (anche se significativi<br />
delle tensioni e delle passioni che si respiravano in quei<br />
giorni), ciò che mi preme farvi notare è il contenuto della discussio-<br />
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