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La statua nella polvere. - GIORGIO ROVERATO

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cesso 23 , seppur criticata e messa in dubbio sulle prime da una CISL<br />

costretta sulla difensiva e incerta al momento su come reagire (il<br />

che sarebbe avvenuto più tardi, come s’è accennato, alzando ulteriormente<br />

il livello dello scontro), diede l’idea precoce, in Italia, di<br />

quale fosse ormai la (giusta) direzione imboccata dai fautori di una<br />

effettiva democrazia sindacale e di ciò che si stava comunque preparando,<br />

come strategia e come clima, da Marghera al triangolo<br />

industriale, sul terreno delle relazioni fra dipendenti e padronato<br />

all’interno dei luoghi di lavoro.<br />

<strong>La</strong> possibilità di disinnescare la pregiudiziale politica delle riserve<br />

e ancor più degli ostracismi decretati nei confronti dell’impegno<br />

speso in seno alle vecchie Commissioni Interne da soggetti, come si<br />

amava dire, troppo «appiattiti» sulle posizioni dei partiti di opposizione,<br />

in sostanza il PCI e il PSI o il PSIUP, scaturì anche dall’individuazione<br />

di strumenti e di modi nuovi e più efficaci (ma soprattutto,<br />

sotto il profilo della democrazia partecipativa, più coerenti),<br />

adottabili per meglio «combattere» in fabbrica, e contemporaneamente<br />

anche in quello che si cominciò proprio allora a chiamare il<br />

«territorio», una grande battaglia non solo d’interessi, bensì pure<br />

di civiltà.<br />

Dalle letture d’insieme e dalle ricostruzioni ad affresco degli storici<br />

si sa come tutto questo sarebbe culminato – e come sarebbe stato<br />

in gran parte recepito – nello Statuto dei <strong>La</strong>voratori, non a caso, in<br />

tempi di pura revanche padronale, preso oggi brutalmente di mira<br />

da evidenti pretese di neutralizzazione che hanno per obiettivo<br />

principale il ripristino di antiche condizioni di asservimento e di assoluta<br />

subordinazione, ad ogni livello, della forza lavoro alle ragioni<br />

del capitale e, tendenzialmente, la messa in mora se non pure lo<br />

smantellamento e l’eliminazione «fisica» dei sindacati e di tutte le<br />

organizzazioni dei lavoratori.<br />

Del sindacato, cioè, inteso come apparato e come «macchina», ma<br />

anche come interlocutore e come punto di riferimento per tutti in<br />

un dialogo, sia pur sempre faticoso, ma reso possibile e plausibile<br />

23 Sulla declinazione valdagnese dell’imperativo «fare l’inchiesta» che, assieme alle<br />

altre motivazioni richiamate nel testo, stava probabilmente alla base dei quesiti referendari<br />

si vedano i documenti raccolti per tempo da Tina Merlin, la celebre giornalista<br />

bellunese attiva all’epoca come corrispondente dell’Unità nel Vicentino, in T.<br />

Merlin, Avanguardia di classe e politica delle alleanze, Roma, 1969.<br />

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