La statua nella polvere. - GIORGIO ROVERATO
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da esperienze simili a quella maturata a Valdagno anche un po’<br />
prima del fatidico «abbattimento della <strong>statua</strong>».<br />
Conservano tutto il loro valore, al riguardo, le osservazioni svolte<br />
da Gildo Palmieri, che fu poi segretario della Camera del <strong>La</strong>voro di<br />
Vicenza, uno degli uomini chiave, con Neno Coldagelli, della CGIL<br />
e dei tessili vicentini all’epoca dei fatti, là dove sottolineano con forza<br />
come la FILTEA, contro il controllo autoritario dei tempi e dei<br />
ritmi, contro la nocività e l’uso esasperato del cottimo, contro l’arbitrarietà<br />
delle turnazioni ecc., ossia per la soluzione dei problemi<br />
concreti che essi comportavano, mise in atto per prima nei maggiori<br />
stabilimenti del settore (alla Marzotto cioè, ma anche alla <strong>La</strong>nerossi)<br />
una sua diversa strategia e quasi una moderna pedagogia d’intervento<br />
che segnò la svolta destinata a rivelarsi « davvero come uno<br />
spartiacque tra due fasi della storia sindacale del dopoguerra».<br />
Rispetto a quei problemi, insomma,<br />
dovevano essere i lavoratori in ogni reparto a delegare unitariamente,<br />
indipendentemente dalla tessera sindacale, uno o più rappresentanti a<br />
trattare con le direzioni aziendali. Questo – continua Palmieri – è stato<br />
un punto centrale nel processo che ha poi determinato una svolta <strong>nella</strong><br />
vita sindacale e <strong>nella</strong> partecipazione dei lavoratori […]. L’assiduità dinanzi<br />
alle fabbriche, la puntualità delle indicazioni, il metodo di ascoltare<br />
i lavoratori attraverso i referendum, il continuo rivolgerci ad essi perché<br />
fossero protagonisti, non in contrapposizione ai sindacati ma innovando<br />
i sindacati, furono elementi essenziali per superare le diffidenze. Togliemmo<br />
dal nostro cammino un macigno, quello del pregiudizio anti-<br />
CGIL, dando prova che noi volevamo l’autonomia e l’unità dei lavoratori;<br />
che noi non volevamo imporre nulla dall’alto, ma far sì che fossero i<br />
lavoratori in prima persona gli attori della vita sindacale e contrattuale<br />
[…] questo fu il punto decisivo e vincente e difatti sfociò poi nel febbraio<br />
’69 <strong>nella</strong> conquista alla Marzotto delle assemblee e dei delegati di reparto,<br />
nonostante le iniziali resistenze della CISL e della UIL, resistenze poi<br />
superate anche in altre vertenze di fabbriche del settore 24 .<br />
Lungi dall’essere stata una semplice manifestazione occasionale di<br />
rabbia e di collera, per quanto ne assumesse le forme e risultasse un<br />
24 Cfr. in Aa.Vv., <strong>La</strong> CGIL vicentina nelle testimonianze dei suoi Segretari (1969-1996)<br />
con una nota introduttiva di Giuseppe Pupillo, in Materiali di storia/Quaderni del Centenario<br />
della Camera del <strong>La</strong>voro di Vicenza (1902-2002), n. 2, 2002, Le testimonianze (a cura di G.<br />
Pupillo e F. Schiavo), Gildo Palmieri, pp. 25-26.<br />
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