La statua nella polvere. - GIORGIO ROVERATO
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luogo dove si stagliano, ed entrano in un conflitto moderno, gli interessi<br />
della proprietà e l’aspirazione dei lavoratori ad un salario<br />
giusto e all’esercizio dei diritti sindacali.<br />
<strong>La</strong> rottura con il passato è radicale, ma, come sempre in questi<br />
casi, non avviene in modo netto e globale, ma si sviluppa in presenza<br />
di profonde contraddizioni che attraversano sia la proprietà che<br />
il movimento sindacale.<br />
Tra i figli di Marzotto si misurano due impostazioni: una tutta<br />
repressiva ed una, che potremmo definire «trattativista», che riconosce<br />
la necessità di fare i conti con il cambiamento delle relazioni<br />
dentro la fabbrica.<br />
Sul versante sindacale è utile ricordare che la lotta era stata promossa<br />
e sostenuta inizialmente dalla sola CGIL e che la CISL (sindacato<br />
egemone fino a quel momento e firmatario assieme alla UIL<br />
di un accordo separato sulla ristrutturazione) all’inizio non l’aveva<br />
condivisa, salvo poi non solo aderirvi ma addirittura arrivare ad<br />
esprimere una marcata radicalità.<br />
In ogni caso, il rapporto unitario tra CGIL, CISL e UIL che si era<br />
venuto a ricostruire, sia <strong>nella</strong> formulazione delle rivendicazioni che<br />
<strong>nella</strong> condivisione delle forme di lotta, ha segnato la fine dell’egemonia<br />
del sindacato bianco all’interno della Marzotto ed ha schiuso le<br />
porte ad una nuova cultura sindacale democratica e partecipativa.<br />
Non va dimenticato che la contestazione dell’accordo separato<br />
del novembre del 1967 da parte della CGIL riguardava il fatto che<br />
esso consegnasse all’azienda il totale arbitrio sull’espulsione, senza<br />
garanzia alcuna, di centinaia di lavoratori.<br />
Il tema del controllo operaio sui processi di ristrutturazione, dell’ancoraggio<br />
a criteri verificabili e definiti tra le parti, la solidarietà<br />
verso i più deboli sottraendo alla Direzione il potere di decidere<br />
unilateralmente chi licenziare sono i capisaldi della nuova cultura<br />
sindacale che irrompe in fabbrica, identificabile <strong>nella</strong> richiesta della<br />
CGIL della contrattazione preventiva dei carichi e della costituzione<br />
di «Comitati Tecnici Paritetici» sull’andamento della ristrutturazione.<br />
L’inadeguatezza dell’accordo separato fu subito evidente. Si rinsaldò<br />
l’unità sindacale e si riaccese uno scontro durissimo (costò 130<br />
ore di sciopero nel solo mese di marzo 1968, proseguì con forte intensità<br />
per l’intero corso dell’anno e si concluse con l’occupazione<br />
della fabbrica nel gennaio e febbraio del 1969 fino all’intesa finale)<br />
che meritò l’appellativo di «anticipazione dell’autunno caldo».<br />
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