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La statua nella polvere. - GIORGIO ROVERATO

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di lavoro che il personale in organico era tenuto a conoscere e ad<br />

osservare, nel rispetto e nell’obbedienza verso i superiori (23 febbraio<br />

1953);<br />

– il Regolamento di locazione con il quale anche la casa privata, oltre<br />

alla fabbrica, è trasformata in strumenti di controllo sociale e<br />

di ricatto:<br />

Venendo a cessare il rapporto di impiego o di lavoro, il contratto di locazione<br />

si intenderà risolto ed i locali dovranno essere lasciati liberi da persone<br />

e cose entro il termine di quattro mesi dalla cessazione del rapporto<br />

stesso (dalla premessa al Regolamento, 1954).<br />

– la storia di operai come Lorenzo Griffani, figlio di operai tessili,<br />

partigiano combattente, condannato all’ergastolo dai tribunali<br />

tedeschi, deportato in Germania, nel 1954 licenziato in tronco<br />

per aver denunciato soprusi ed angherie all’interno della fabbrica.<br />

Mi preme soprattutto, oggi, rilevare come vi siano dei limiti alla<br />

prepotenza padronale, come, quarant’anni fa, tutta una comunità<br />

ha saputo reagire all’arroganza ed ha rotto quell’equilibrio conformistico<br />

della «città dell’armonia» del padre-padrone: operai, studenti,<br />

ceto medio valdagnese uniti «attorno ad un comune interesse,<br />

quello dello sviluppo economico, sociale e civile della vallata» (scriveva<br />

Mario Passi).<br />

Noi studenti universitari eravamo lì per cogliere e capire le vitalità,<br />

le potenzialità espresse, per far maturare e costruire un lavoro<br />

ed una città finalmente liberi dagli interessi privatistici.<br />

Ricordo le voci di alcuni di quei soggetti, risorse vitali di una società<br />

civile in movimento.<br />

Del movimento studentesco di Valdagno (24 maggio 1968)<br />

Studenti di Valdagno, perché la nostra condizione di studenti ci lascia insoddisfatti?<br />

[…]<br />

Molti di noi dicono ‘quando potrò andar a lavorare cambierà tutto’.<br />

Balle!<br />

<strong>La</strong> scuola è fatta in questo modo proprio per preparaci alla nostra futura<br />

condizione di ‘lavoratori’. Sia che noi finiamo in una industria, in una<br />

banca, in un ufficio, su una cattedra a insegnare, le cose che abbiamo<br />

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