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I Vangeli di Matteo, Marco, Luca e del 'piccolo' - Il catecumeno

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26<br />

migliore, sempre che egli si fosse mostrato accorto e fosse stato protetto<br />

dalla dea Fortuna.<br />

Erode Antipa era il degno figlio sanguinario <strong>di</strong> Erode ‘il grande’, cioè<br />

l’Erode <strong>di</strong> quella strage degli innocenti <strong>di</strong> cui avevamo parlato nel volume<br />

precedente.<br />

<strong>Il</strong> profeta Daniele con la sua famosa profezia <strong>del</strong>le settanta settimane <strong>di</strong><br />

anni dall’e<strong>di</strong>tto <strong>del</strong>la ricostruzione <strong>di</strong> Gerusalemme dopo la liberazione<br />

<strong>del</strong>la schiavitù in Babilonia, aveva predetto i tempi <strong>del</strong>la venuta <strong>del</strong> Messia<br />

<strong>di</strong> Israele, e questi tempi erano ormai maturi.<br />

Ma l’attesa messianica era interpretata e desiderata dal popolo <strong>di</strong> Israele<br />

in chiave non spirituale ma politica.<br />

Non un Messia, un ‘Unto’, che avrebbe liberato Israele e l’Umanità dalla<br />

schiavitù <strong>di</strong> Satana e <strong>del</strong> Peccato originale, ma un Re dei re che l’avrebbe<br />

liberata dai nemici che l’avevano soggiogata nel corso <strong>del</strong>la storia, e in<br />

particolare dai romani, gli ultimi dominatori <strong>del</strong>la serie.<br />

Ma un re siffatto – pensava Erode il Grande - oltre che dei romani, si<br />

sarebbe liberato prima ancora e più facilmente <strong>del</strong>la sua <strong>di</strong>nastia e questa<br />

era stata la motivazione per cui egli trent’anni prima – nell’apprendere dai<br />

Re magi che il Messia tanto atteso doveva già esser nato dalle parti <strong>di</strong><br />

Betlemme, come <strong>di</strong>cevano le Scritture – non sapendo con precisione chi<br />

cercare e pur <strong>di</strong> non sbagliare aveva or<strong>di</strong>nato la strage degli ‘innocenti’,<br />

cioè <strong>di</strong> tutti i bimbi nati dai due anni in giù, nella speranza <strong>di</strong> sbarazzarsi<br />

così con certezza – nel mucchio - <strong>di</strong> un indesiderato futuro rivale.<br />

Roma imperiale, che usava la forza ma che con senso opportunistico non<br />

trascurava mai il buon uso <strong>del</strong>la ‘<strong>di</strong>plomazia’, aveva pensato <strong>di</strong> tenersi<br />

buona la famiglia reale <strong>di</strong> quel popolo, assegnando comunque un ruolo <strong>di</strong><br />

‘potere’, sia pur <strong>di</strong> sottocomando, ai due figli <strong>di</strong> Erode il Grande, e cioè<br />

appunto l’Antipa ed il suo fratello Filippo, marito <strong>del</strong>la bella Ero<strong>di</strong>ade.<br />

I due si o<strong>di</strong>avano. Entrambi avevano tendenze carnali ed animalesche,<br />

entrambi sapevano essere spietati e spregiu<strong>di</strong>cati.<br />

Erode Antipa, per inciso, si era ad un certo punto preso con sé -‘more<br />

uxorio’ - la moglie <strong>di</strong> Filippo, e poi - non pago <strong>del</strong>la moglie - aveva messo<br />

gli occhi addosso anche a sua figlia, la bellissima Salomè, quella <strong>del</strong>la<br />

famosa ‘danza’ a corte che – istigata dalla madre – avrebbe finito poi per<br />

richiedere ad Erode, venendone accontentata, la testa <strong>di</strong> quel Giovanni<br />

Battista che continuava ad ad<strong>di</strong>tare al pubblico lu<strong>di</strong>brio sua madre e il suo<br />

patrigno...

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