I Vangeli di Matteo, Marco, Luca e del 'piccolo' - Il catecumeno
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Uomo – dovrà ‘purificarsi’ per essere temprato e pronto ad intraprendere la<br />
sua missione <strong>di</strong> Redenzione.<br />
Come, purificarsi? Con la preghiera e il <strong>di</strong>giuno, appunto.<br />
Dove? Nel deserto, dove nel silenzio <strong>del</strong>la natura e lontano dalle voci <strong>del</strong><br />
mondo è più facile ‘parlare’ con Dio ed ascoltarlo.<br />
Renan scrive a questo proposito – con l’aria <strong>di</strong> far intendere che quella<br />
<strong>di</strong> Gesù era una stravaganza - che ‘Gesù credeva anche nel potere <strong>del</strong>la<br />
preghiera…’.<br />
Ma, umanamente, non si può comprendere il valore <strong>del</strong>la preghiera e <strong>del</strong><br />
<strong>di</strong>giuno se non si considera l’unità psicosomatica <strong>del</strong>la persona umana.<br />
Dopo il Peccato - perduto l’equilibrio che derivava dall’unione originaria<br />
con Dio per cui era la parte più spirituale <strong>del</strong>l’uomo quella che ‘governava’<br />
l’io - i valori si ribaltarono e fu l’io a sottomettere lo spirito ormai<br />
indebolito.<br />
L’uomo ‘animale’ prese il sopravvento, e <strong>di</strong>venne l’uomo attuale.<br />
Per tornare alla antica spiritualità le sole forze umane ora non sono più<br />
sufficienti, ed è necessario l’aiuto <strong>di</strong> Dio.<br />
L’aiuto si chiede con la preghiera e si merita con il sacrificio, a<br />
cominciare da quello più ‘animale’ che tocca la carne, e cioè il <strong>di</strong>giuno.<br />
Ma il <strong>di</strong>giuno, vale a <strong>di</strong>re il resistere agli stimoli istintivi <strong>di</strong><br />
‘sopravvivenza’ che mordono la ‘carne’ e chiedono appagamento, serve<br />
non solo a ‘purificarci’ attraverso questa più o meno piccola<br />
mortificazione dei sensi ma anche a rafforzare, con l’allenamento alla<br />
resistenza, la nostra volontà e quin<strong>di</strong> a consentirci <strong>di</strong> meglio resistere alle<br />
tentazioni ed ai richiami <strong>del</strong> mondo e <strong>del</strong>l’Altro.<br />
La preghiera con<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> ‘<strong>di</strong>giuno’ <strong>di</strong>venta a questo punto una strada ben<br />
lastricata che ci consente <strong>di</strong> arrivare a bussare più facilmente alla porta <strong>di</strong><br />
Dio, che la apre inondandoci con la sua Forza e la sua <strong>Il</strong>luminazione.<br />
<strong>Il</strong> <strong>di</strong>giuno non è affatto detto debba essere necessariamente <strong>di</strong> tipo<br />
‘alimentare’ ma può essere anche <strong>di</strong>giuno ‘morale’, come il privarci <strong>di</strong><br />
qualche cosa o <strong>di</strong> qualche abitu<strong>di</strong>ne che ci è particolarmente cara.<br />
Una volta sentii quel sacerdote in Sardegna <strong>di</strong> cui vi ho già fatto cenno –<br />
il quale evidentemente riteneva impossibile per Gesù il poter <strong>di</strong>giunare<br />
‘quaranta giorni e quaranta notti’ a meno <strong>di</strong> essere fachiri – pre<strong>di</strong>care che<br />
anche quei quaranta giorni <strong>di</strong> <strong>di</strong>giuno <strong>di</strong> cui l’evangelista parla furono un<br />
‘simbolo’ <strong>del</strong>l’attesa quarantennale nel deserto <strong>del</strong> popolo eletto giunto<br />
dall’Egitto, prima <strong>di</strong> meritarsi l’ingresso nella terra promessa.<br />
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