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Per la stagione 2008/2009 sono operanti due Comitati Consultivi IN ...

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piccole cose, del<strong>la</strong> picco<strong>la</strong> gente, del<strong>la</strong> nostra vita di tutti i<br />

giorni. La memoria del passato si fa in lui filtro per vivere<br />

il presente. E di ogni essere umano vanno difesi e affermati<br />

l’unicità e il suo essere irripetibile.<br />

Il Corriere del<strong>la</strong> Sera - Tullio Kezich - 12/09/<strong>2008</strong><br />

Mi succede raramente di sfogliare i libri tratti dai film, un<br />

sottoprodotto letterario a puro scopo commerciale, ma<br />

qualche settimana fa in attesa di vedere “Il papà di<br />

Giovanna” non ho resistito al<strong>la</strong> tentazione offerta dall’omonimo<br />

romanzo di Pupi Avati (Mondadori). Ebbene,<br />

dopo poche pagine <strong>la</strong> curiosità si è tramutata in interesse<br />

e <strong>la</strong> storia del povero professore di disegno che si ritrova<br />

con l’adorata figlia unica colpevole di uno spaventoso<br />

delitto, non l’ho più mol<strong>la</strong>ta: mi premeva sapere in quale<br />

modo l’autore giunto al momento di tirare le fi<strong>la</strong> di un<br />

dramma seguito passo passo dal ‘38 al ‘53, si sarebbe<br />

sbrogliato da un tale groviglio di pene perdute, angosce e<br />

<strong>la</strong>cerazioni. Ha funzionato, insomma, l’infallibile mol<strong>la</strong><br />

del ‘come andrà a finire?’ che <strong>la</strong> narrativa contemporanea<br />

spesso trascura. Mentre leggevo, istintivamente cercando<br />

precedenti al<strong>la</strong> scrittura nitida e sapiente di Pupi, mi <strong>sono</strong><br />

venuti in mente Mario Soldati, Piero Chiara e altri inventori<br />

(o riecheggiatori?) di vicende similvere. E ho subito<br />

avvertito <strong>la</strong> partico<strong>la</strong>rità di un testo che sembra ritagliato<br />

da uno dei referti di ordinaria criminalità imperversanti su<br />

giornali e tv, quelle azioni orrende, patologiche, immotivabili<br />

su cui fanno a gara per intervenire, spesso a sproposito,<br />

orde di intervistati-squillo. Ma qui l’origine del<br />

fattaccio è allontanata in un periodo del<strong>la</strong> vita italiana in<br />

cui <strong>la</strong> dittatura vietava l’abuso (se non addirittura l’uso)<br />

del<strong>la</strong> cronaca nera; e dove il peso del<strong>la</strong> politica si faceva<br />

sentire nelle indagini poliziesche e nelle decisioni del<strong>la</strong><br />

magistratura. Ciò che ha fatto Avati, precisando e puntualizzando<br />

le allusioni del film al culmine dell’era fascista e<br />

alle sue disastrose conseguenze, si chiama tramutare in<br />

storia <strong>la</strong> contemporaneità o, visto in senso contrario, leggere<br />

il presente al<strong>la</strong> luce del passato. All’ordito del libro il<br />

film somma <strong>la</strong> capacità del cinema di evocare in diretta gli<br />

ambienti attraversati: e qui fin dai titoli di testa, che fanno<br />

sfi<strong>la</strong>re le foto dei protagonisti in simpatici e comuni atteggiamenti<br />

d’antan, <strong>la</strong> narrazione per immagini si annuncia<br />

come si conviene tra incredulità e distacco, umana comprensione<br />

e ironia. E’ il trionfo dell’ ‘Avati touch’ nel suo<br />

film forse più bello, certo più padroneggiato e maturo: un<br />

apologo che invita a guardare il mondo, nelle sue brutte<br />

storie di ieri e di oggi, senza morbosità né acrimonia.<br />

Attingendo in fondo, con il massimo pudore e senza sottolineature<br />

di sorta, a una lezione d’amore. Una simile<br />

delicata partitura aveva bisogno di esecutori ispirati; e qui<br />

c’è un quartetto di autentici virtuosi. Silvio Or<strong>la</strong>ndo si<br />

comporta da primo violino senza esuberanze né esibizionismi,<br />

in una chiave intimista di sapore quasi dostoevskiano:<br />

lo si accoglie, prima che nel<strong>la</strong> sua qualità di grande<br />

attore, come un fratello. Una coraggiosa e bellissima<br />

Francesca Neri gli tiene testa trovando toni aspri e risentiti,<br />

confermandosi interprete dal<strong>la</strong> gamma incredibilmente<br />

100<br />

estesa. Forte è il segno di Alba Rohrwacher, che trova una<br />

chiave di apparente innocua normalità per addentrarsi<br />

negli oscuri territori del<strong>la</strong> follia. E una rive<strong>la</strong>zione addirittura<br />

è Ezio Greggio, che si trasforma per l’occasione in un<br />

comprimario da Hollywood, capace di attirare l’attenzione<br />

con una tragedia tutta sua.<br />

Panorama - Piera Detassis - 18/09/<strong>2008</strong><br />

Fotografia brunita come le immagini d’epoca che introducono<br />

questo racconto di un’Italia grigia e offesa, serenamente<br />

vile, stretta tra <strong>la</strong> Seconda guerra mondiale, il fascismo<br />

e <strong>la</strong> Liberazione. Il borghese piccolo piccolo di Avati<br />

ha <strong>la</strong> faccia onesta e dolente del professore di disegno<br />

Michele Casati (Silvio Or<strong>la</strong>ndo), ossessionato dal desiderio<br />

di preservare dalle umiliazioni <strong>la</strong> figlia bruttina (Alba<br />

Rohrwacher), al punto da offrire <strong>la</strong> promozione facile<br />

all’unico allievo che mostra interesse nei confronti del<strong>la</strong><br />

ragazza. Eccesso di protezione che diventa criminale<br />

quando <strong>la</strong> diciassettenne Giovanna ammazza senza pentimento<br />

l’amica del cuore sospettandone <strong>la</strong> liaison con l’amato.<br />

Il mondo chiuso che circonda i protagonisti è tratteggiato<br />

al<strong>la</strong> perfezione: <strong>la</strong> bel<strong>la</strong> moglie (una bravissima<br />

Francesca Neri), amata e odiata dal<strong>la</strong> figlia e chiusa in un<br />

dolore che pare indifferenza, e l’amico poliziotto fascista<br />

interpretato con insoliti mezzi toni da Ezio Greggio. Il<br />

<strong>due</strong>tto fatale e chiuso fra Or<strong>la</strong>ndo e Rohrwacher ha gesti<br />

intonati, complicità folli nel<strong>la</strong> caduta e nel<strong>la</strong> vergogna; e il<br />

protagonista è insuperabile nel declinare umanità, malinconia<br />

e tratto grottesco con sensibilità sommessa, dove l’ironia<br />

e il tragico si confondono armoniosi. Da ricordare il<br />

momento in cui consegna, vinto ma consapevole, <strong>la</strong><br />

moglie all’amore dell’altro: un’emozione rara.<br />

L’Unità - Alberto Crespi - 12/09/<strong>2008</strong><br />

Settembre andiamo - al cinema, parafrasando il poeta.<br />

Finiscono le ferie, comincia <strong>la</strong> scuo<strong>la</strong>, riparte il campionato<br />

e riaprono le sale. E come al solito, arrivano al cinema<br />

i film veneziani: spopo<strong>la</strong>no le vecchiette di “Pranzo di ferragosto”,<br />

serpeggia il dibattito sul nuovo Ozpetek un po’<br />

diverso dagli Ozpetek di prima, e una settimana più tardi,<br />

con il sussiego di chi arriva a una festa volutamente in<br />

ritardo - c’è chi può... - esce un altro reduce dal concorso<br />

<strong>la</strong>gunare. L’unico premiato, per altro: “Il papà di<br />

Giovanna” di Pupi Avati, che è valso a Silvio Or<strong>la</strong>ndo una<br />

Coppa Volpi meritatissima al di là delle infatuazioni per <strong>la</strong><br />

prova - emozionante, certo - di Mickey Rourke in “The<br />

Wrestler”. Da Venezia abbiamo lodato il film anche per il<br />

suo modo sommesso, e al tempo stesso limpido, di raccontare<br />

l’Italia fascista al<strong>la</strong> vigilia del<strong>la</strong> guerra. Silvio<br />

Or<strong>la</strong>ndo e Francesca Neri <strong>sono</strong> marito e moglie: lui insegna<br />

arte in un liceo di Bologna, lei è una donna troppo<br />

bel<strong>la</strong> per fare <strong>la</strong> casalinga. Hanno una figlia, Giovanna<br />

(Alba Rohrwacher, anche lei bravissima): una ragazza<br />

bruttina e complessata, che il padre adora e <strong>la</strong> madre sotto<br />

sotto disprezza. Anche spinta dal padre, che vorrebbe <strong>la</strong><br />

sua felicità ad ogni costo, Giovanna si innamora di un<br />

ragazzo che però <strong>la</strong> prende in giro, per poi corteggiare <strong>la</strong>

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