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Per la stagione 2008/2009 sono operanti due Comitati Consultivi IN ...

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visivo di Harris.Il risultato che ne consegue è straordinario.<br />

Viggo Mortensen è un comprimario, ma non lo mostra; è<br />

lui al<strong>la</strong> fine l’eroe di circostanza, capace di togliersi, e<br />

togliere di mezzo, al momento giusto. Del suo personaggio<br />

di vice sceriffo, sembra (ri)apparire molto dei personaggi<br />

già apprezzati in “History of a Violence” o “La promessa<br />

dell’assassino”: una recitazione dinamico–statica, umoristica,<br />

ma che ha qui l’aggiunta dell’elemento sentimentale.<br />

Già perché tutto il film sembra intriso da quell’elemento, e<br />

non perché per esempio l’attrice principale Renée<br />

Zellweger ce lo fa respirare ampiamente (manierismi, raffinatezze,<br />

cortesie, a tratti stucchevoli) ma perché sia<br />

Harris nel ruolo principale di sceriffo sia Mortensen sembrano<br />

ce<strong>la</strong>re sentimenti nascosti, come l’amore e l’amicizia,<br />

anche se però non ne confermano mai un evidente esistenza.<br />

Tutto però ruota intorno a quello che è riuscito a<br />

fare Harris: se <strong>la</strong> sceneggiatura, scritta insieme a Robert<br />

Knott, non aveva bisogno di eccessivi ritocchi, <strong>la</strong> regia<br />

invece è qualcosa di penetrante, “spietata”. Guardando<br />

questo film, indirettamente, ci si pongono delle domande<br />

sul<strong>la</strong> fine di un’epoca, che è stata così affascinante, così<br />

mutevole, e che oggi sembra forse essere tornata di gran<br />

moda.<br />

Il Corriere del<strong>la</strong> Sera - Paolo Mereghetti<br />

Accolto dal più convinto app<strong>la</strong>uso del<strong>la</strong> stampa, Appaloosa<br />

di (e con) Ed Harris è un western ultrac<strong>la</strong>ssico che però<br />

non dimentica di interrogarsi sul<strong>la</strong> storia del genere e su<br />

quel<strong>la</strong> del suo Paese. Raccontando <strong>la</strong> storia di Virgil<br />

(Harris) e Everett (Viggo Mortensen), chiamati come sceriffi<br />

dagli abitanti di Appaloosa per difenderli dallo strapotere<br />

del ricco Bragg (Jeremy Irons), il film da una parte si<br />

rial<strong>la</strong>ccia al<strong>la</strong> grande tradizione western (lo spunto ricorda<br />

“Ultima notte a Warlock” ma anche “Sfida infernale”) e<br />

dall’altra riprende il tema che Harris aveva esplorato nel<br />

suo esordio da regista (Pollock): <strong>la</strong> forza di una vocazione<br />

e l’impegno a essere coerente con se stesso fino in fondo.<br />

La presenza del<strong>la</strong> bel<strong>la</strong> vedova Allie (Renée Zellweger), di<br />

cui si innamora Virgil, e <strong>la</strong> fuga di Braggs dopo essere stato<br />

catturato e condannato per omicidio, complicano <strong>la</strong> storia<br />

e il compito dei <strong>due</strong> sceriffi ma non cambiano le carte in<br />

tavo<strong>la</strong>. Piuttosto permettono di approfondire alcuni temi,<br />

come il (misogino) «darwinismo» del<strong>la</strong> donna, pronta a<br />

chiedere aiuto a chi, di volta in volta, risulta essere il più<br />

forte; oppure il valore delle scelte morali che, sul<strong>la</strong> scorta<br />

dell’incitamento al<strong>la</strong> disobbedienza civile di Emerson in<br />

nome delle proprie convinzioni (citato esplicitamente in<br />

una scena), spingono Everett a difendere l’onore dell’amico<br />

Virgil con le pistole - e quindi a rompere l’amicizia visto<br />

che infrangendo <strong>la</strong> legge non può più stare al suo fianco<br />

come sceriffo - senza che quest’ultimo nemmeno ne sappia<br />

<strong>la</strong> ragione. In questo modo <strong>la</strong> riflessione sui compiti dell’uomo<br />

e su quello cui si deve rinunciare per essere coerenti<br />

si lega a un’appassionata rivisitazione delle radici storiche<br />

dell’America (il film è ambientato nel 1882) e del suo<br />

genere cinematografico per eccellenza.<br />

Cinecircolo Romano/Qui Cinema - Catello Masullo<br />

Quando Ed Harris stava girando, insieme a Viggo<br />

Mortenses, “A History of Violence”, aveva appena finito di<br />

leggere “Appaloosa”, il romanzo di Robert B. Parker da<br />

cui è tratto il film. Ha quindi dato a Mortensen il libro da<br />

106<br />

leggere e gli ha proposto di esserne protagonista. Così è<br />

nato il film. Che riunisce in un’unica produzione veri campioni<br />

del cinema d’oggi, dal candidato all’Oscar Viggo<br />

Montensen (“Eastern Promises”), al 4 volte candidato<br />

all’Oscar Ed Harris, all’Oscar Renée Zellweger (“Ritorno<br />

a Could Mountain”), all’Oscar Jeremy Irons (“Il Mistero<br />

von Bulow”). Ed Harris ha chiamato a <strong>la</strong>vorare nel suo<br />

film i più fidi col<strong>la</strong>boratori di sempre, con i quali ha <strong>la</strong>vorato<br />

varie volte. A cominciare dal citato Mortensen, a<br />

Timothy Spall (“Un prete da uccidere”), a Lance<br />

Henriksen (“Uomini Veri”), a Timothy V. Murphy<br />

(“National Treasure : Book of Secrets”), nonché il costumista<br />

David Robinson, <strong>la</strong> montatrice Kathrin Himoff, lo<br />

sceneggiatore Robert Knott, il musicista Jeff Beal e l’attore<br />

Tom Bower, tutti già coinvolti in “Pollock” , l’opera di<br />

esordio al<strong>la</strong> regia di Harris. L’affiatamento del gruppo è<br />

evidente sullo schermo. Il film è riuscitissimo. Sfiora il<br />

capo<strong>la</strong>voro assoluto. Un western c<strong>la</strong>ssico, ma con linguaggio<br />

moderno. Con dialoghi spassosissimi (mai riso così<br />

tanto per un western). Degno dei migliori western di Sergio<br />

Leone, cui appare ispirarsi il regista. Cura maniacale dei<br />

dettagli : colt 45 del 1873 per Virgil Cole, Pot Gun da 50<br />

pollici e 11 libbre di peso per Everett Hitch, collo di pizzo<br />

usato nel 1880 per l’abito di satin iridescente di Allie,<br />

costruzioni in legno, mattoni e “adobe” (sorta di mattoni<br />

seccati al sole, tipici dell’epoca), copia moderna di carte da<br />

parati William Morris , disegnate in Inghilterra, per rivestire<br />

le pareti del Boston House Hotel e del Saloon, briglie e<br />

morsi d’argento per i cavalli, come si usava all’epoca, ecc.<br />

Fotografia super<strong>la</strong>tiva di Dean Semler, che ha vinto<br />

l’Oscar per il mitico “Bal<strong>la</strong> coi lupi”, uno specialista dei<br />

paesaggi del New Mexico, che è al settimo film con queste<br />

ambientazioni, il quale ha valorizzato i fantastici paesaggi<br />

con un <strong>la</strong>rgo uso dei grandango<strong>la</strong>ri , catturando toni ricchi<br />

ed intensi, dal blu vivace dei cieli, al verde intenso delle<br />

distese, con sfumature rosa e arancio, di posti unici al<br />

mondo, come le rocce di Abiquiu, il Chama River e le gole<br />

del Rio grande, nei pressi di Algodones. Scenografie<br />

costruite con attenzione filologica da Waldemar<br />

Kalinowski, che mette nel<strong>la</strong> sua professione tutta <strong>la</strong> meticolosità<br />

che gli deriva dagli studi di fisica e matematica<br />

fatti a Varsavia e che ha il privilegio di poter contare sul<strong>la</strong><br />

col<strong>la</strong>borazione, alta e preziosa, del<strong>la</strong> moglie, Florence<br />

Fellman, famosa storica dell’arte . Montaggio di alta professionalità<br />

di Kathrin Himoff (“Pollock”, “Killing Zoe”,<br />

“Mi vida loca”, ecc.). Ricerche analitiche su vecchie foto<br />

ed oggetti di antiquariato del West hanno costituito <strong>la</strong> base<br />

del meticoloso <strong>la</strong>voro del costumista David Robinson (“Ti<br />

presento Joe B<strong>la</strong>ck”, “Donnie Brasco”, “Riccardo III, un<br />

uomo, un re”, “The Savages”, “Carlito’s Way”, “Scent of<br />

Woman”, ecc.). Commento musicale memorabile, a tratti<br />

epico, a tratti burlesco, a tratti tragico, a cura di Jeff Beal,<br />

che aveva già composto per Ed Harris <strong>la</strong> colonna <strong>sono</strong>ra di<br />

“Pollock”, e che è stato di recente chiamato da Al Pacino<br />

per musicare il suo “Salomaybe?”, di prossima uscita.<br />

Strepitose le interpretazioni, a cominciare dallo stesso<br />

autore Ed Harris, misurato, ironico, impagabile. Ennesimo<br />

capo<strong>la</strong>voro <strong>la</strong> recitazione di Viggo Mortensen, re del<strong>la</strong> sottrazione.<br />

Gustosamente darwiniana <strong>la</strong> prova di Renée<br />

Zellweger. Grande il vi<strong>la</strong>in di Jeremy Irons. Assolutamente<br />

da non perdere.

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