Per la stagione 2008/2009 sono operanti due Comitati Consultivi IN ...
Per la stagione 2008/2009 sono operanti due Comitati Consultivi IN ...
Per la stagione 2008/2009 sono operanti due Comitati Consultivi IN ...
Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
di storia recente del Paese senza calcare troppo le<br />
tinte fosche, arrivando al cuore del lettore, che commuove<br />
e fa insieme riflettere.<br />
Si parte nel 1978 con i bambini Hassan e Amir<br />
(eccellenti in una prima parte dalle reminiscenze neorealiste<br />
i piccoli interpreti Zekeria Ebrahimi e Ahmad<br />
Khan Mahmidzada, che hanno rischiato di incorrere<br />
nelle ire talebane per <strong>la</strong> scena scabrosa), il primo<br />
figlio di Baba, un ricco commerciante pashtun, e l’altro<br />
del servo di etnia inferiore hazara. Amir, analfabeta,<br />
è legatissimo ad Hassan e lo aiuta nelle gare di<br />
aquiloni mostrando pure un talento formidabile nel<br />
trovare quelli persi in cielo, ma una volta che si trova<br />
nei guai a causa di un ricco bullo che lo picchia e lo<br />
sodomizza, viene tradito da Hassan che per viltà vede<br />
e fugge.<br />
Il peso del<strong>la</strong> colpa porta addirittura Hassan non solo<br />
a ignorare Amir, ma addirittura ad accusarlo falsamente<br />
di furto e, anche se il padre Baba non vorrebbe<br />
(si saprà verso <strong>la</strong> fine il perché), a <strong>la</strong>sciare <strong>la</strong> casa.<br />
Poi è l’invasione sovietica, <strong>la</strong> fuga negli Usa con<br />
Baba, le nozze con un’altra esule e l’inizio del<strong>la</strong> carriera<br />
di scrittore di Hassan. Che viene però invitato<br />
da un amico del genitore a tornare in patria per salvare<br />
il figlio di Amir, ucciso dai talebani assieme al<strong>la</strong><br />
moglie. E sarà un viaggio pieno di rischi nel dolore,<br />
ma anche nel riscatto personale...<br />
Il film è girato con molta cura, attori in stato di grazia<br />
(splendido il Baba di Homayon Ershadi), ben<br />
fotografato e, a parte le semplificazioni narrative in<br />
eccesso del finale (<strong>la</strong> facilità del<strong>la</strong> fuga e dell’introdurre<br />
un bimbo negli Usa, il silenzio sulle armi fornite<br />
dagli Usa ai Talebani...), vuole essere il più possibile<br />
fedele al romanzo per non deludere i molti lettori.<br />
Cosa che involontariamente però fa: ne coglie <strong>la</strong><br />
lettera, non però lo spirito, si limita a mostrare senza<br />
indirizzare l’attenzione sicché s<strong>la</strong>va l’intensità delle<br />
emozioni e dei sentimenti data dal<strong>la</strong> pagina, si <strong>la</strong>scia<br />
vedere, ma non indigna né commuove come avrebbe<br />
potuto - e dovuto fare.<br />
L’Eco di Bergamo - Andrea Frambrosi -<br />
29/03/<strong>2008</strong><br />
Quando, dopo una serie di vicissitudini degne di un<br />
feuilletton ottocentesco, Amir riesce a rintracciare e<br />
portare in salvo il piccolo Sohrab, il bambino gli confida<br />
di sentirsi a disagio perché si sta già dimenticando<br />
il volto dei genitori, barbaramente trucidati dai<br />
Talebani. E Amir, donandogli una foto po<strong>la</strong>roid dove<br />
<strong>sono</strong> ritratti il piccolo Sohrab e il padre, Hassan,<br />
amico d’infanzia di Amir, lo esorta e lo aiuta a non<br />
dimenticare. Ecco, forse il senso profondo di un film<br />
che peraltro tocca corde molto profonde in diversi<br />
campi, è proprio quello del<strong>la</strong> necessità di ricordare.<br />
80<br />
Come si sa il film è tratto dal bestseller internazionale<br />
di Khaled Hosseini (edito in Italia da Piemme),<br />
medico di origini afghane emigrato negli Stati Uniti.<br />
La necessità di ricordare significa ripercorrere (e far<br />
ripercorrere al lettore e allo spettatore) almeno venticinque<br />
anni di storia dell’Afghanistan, raccontata<br />
(vissuta) dall’interno. Non <strong>sono</strong> le immagini di un<br />
qualsiasi telegiornale quelle che vediamo sullo schermo:<br />
hanno una loro crudezza e una loro evidenza<br />
tanto più forti quanto più sappiamo che <strong>sono</strong> comunque<br />
filtrate dal romanzesco e dal filmico. Ricordare<br />
cos’era Kabul negli anni Settanta, per esempio: una<br />
città colorata, vivace, cosmopolita; o forse solo semplicemente<br />
più libera. Una città dove vo<strong>la</strong>vano gli<br />
aquiloni: punti colorati che si rincorrevano nel cielo<br />
guidati dalle mani esperte dei ragazzi che si sfidavano<br />
a <strong>due</strong>lli infiniti: oggi i Talebani hanno proibito<br />
anche quelli, dice sconso<strong>la</strong>to uno dei protagonisti.<br />
Appassionati di aquiloni <strong>sono</strong> anche Amir e il suo<br />
inseparabile amico Hassan. Amir è figlio di Baba<br />
(l’attore Homayoun Ershadi, già visto nel film “Il<br />
sapore del<strong>la</strong> ciliegia” di Abbas Kiarostami), un facoltoso<br />
uomo d’affari di etnia pashtun, mentre Hassan è<br />
il piccolo servitore di casa, analfabeta e appartenente<br />
all’etnia hazara, considerata inferiore. Nonostante ciò<br />
i <strong>due</strong> ragazzini <strong>sono</strong> inseparabili e vivono come se<br />
fossero fratelli. Un brutto giorno, però, tre bulli del<br />
quartiere che da tempo ronzavano intorno ai <strong>due</strong><br />
ragazzi trovano Hassan da solo e per punirlo lo violentano.<br />
Amir assiste nascosto al<strong>la</strong> scena senza avere<br />
il coraggio di intervenire. Da quel momento in poi <strong>la</strong><br />
vista di Hassan è per lui fonte di sensi di colpa e<br />
rimorso, per cui lo accusa di avergli rubato l’orologio<br />
e lo fa scacciare dal padre. Il quale lo scaccia molto<br />
malvolentieri e solo poi scopriremo il perché. Intanto<br />
siamo arrivati al<strong>la</strong> fine degli anni Settanta e con l’invasione<br />
sovietica dell’Afghanistan Amir e suo padre<br />
<strong>la</strong>sciano il paese, si rifugiano in Pakistan e poi negli<br />
Stati Uniti. Dove il film peraltro inizia quasi dal<strong>la</strong><br />
fine del<strong>la</strong> storia. Amir, che da sempre sogna di fare lo<br />
scrittore, ha infatti finalmente pubblicato il suo primo<br />
romanzo, ma proprio mentre apre le scatole con le<br />
prime copie riceve una drammatica telefonata…<br />
Bellissimo nel<strong>la</strong> prima parte, quel<strong>la</strong> che ricostruisce<br />
<strong>la</strong> vecchia Kabul, di cui dicevamo, il film tocca diverse<br />
corde: da quel<strong>la</strong> del ricordo di cui abbiamo detto a<br />
quel<strong>la</strong> del rimorso e del senso di colpa, dell’affetto tra<br />
padre e figlio, dell’amore per <strong>la</strong> scrittura e per il proprio<br />
paese. Toccando anche il drammatico problema<br />
del regime dei Talebani (agghiacciante <strong>la</strong> sequenza<br />
del<strong>la</strong> <strong>la</strong>pidazione di una coppia di adulteri), anche se<br />
il film glissa sul passaggio dall’invasione sovietica al<br />
nuovo regime. Ma forse toccando troppe corde non<br />
riesce sempre a toccare quel<strong>la</strong> giusta.