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Per la stagione 2008/2009 sono operanti due Comitati Consultivi IN ...

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crollo psicologico, conseguenza del senso di colpa che lo<br />

possiede. Pietro aspetta ma il dolore non arriva. Anzi <strong>la</strong><br />

donna salvata si rifà viva e con lei succede l’occasione di<br />

un rapporto tutto ‘carnale’ e ‘esteriore’, che dovrebbe<br />

segnare <strong>la</strong> fine del<strong>la</strong> confusione. Pietro voleva soffrire <strong>la</strong><br />

perdita del<strong>la</strong> moglie ma al posto del<strong>la</strong> sofferenza c’è un<br />

rimesco<strong>la</strong>mento forte ma anche “calmo”, una presa di<br />

distanza dal<strong>la</strong> vita precedente ma senza disperazione.<br />

Qual è allora <strong>la</strong> realtà, <strong>la</strong> vita autentica? Forse ha ragione<br />

il suo collega Samuele, che si <strong>la</strong>scia andare ad una<br />

bestemmia ‘faticosa’ prima di partire per l’Africa dove<br />

raggiungerà il fratello missionario? Il copione resta sospeso,<br />

altalenante, un po’ troppo mascherato dietro il “non<br />

luogo” del<strong>la</strong> piazza come microcosmo, anche se non privo<br />

di suggestioni.<br />

Famiglia Cristiana - Enzo Natta - 24/02/<strong>2008</strong><br />

D’estate, al mare. Mentre <strong>la</strong> moglie muore, stroncata da<br />

un infarto, Pietro Pa<strong>la</strong>dini sta salvando una sconosciuta<br />

colta da improvviso malore in mezzo alle onde. Comincia<br />

l’anno sco<strong>la</strong>stico. Pietro accompagna a scuo<strong>la</strong> <strong>la</strong> figlia di<br />

10 anni, ma invece di recarsi al <strong>la</strong>voro decide di aspettare<br />

<strong>la</strong> fine delle lezioni nel<strong>la</strong> piazzetta antistante l’edificio<br />

sco<strong>la</strong>stico. E cosi l’indomani e i giorni che verranno. Fino<br />

a che il dolore non esploderà in lui scuotendolo da uno<br />

stato catatonico che sembra averlo pietrificato...<br />

Ancora un’e<strong>la</strong>borazione del lutto per Nanni Moretti, questa<br />

volta nelle sole vesti di attore. Se nel<strong>la</strong> “Stanza del<br />

figlio” un nucleo familiare si frantumava, in “Caos calmo”<br />

si ricompone attraverso un rapporto faticosamente ricucito.<br />

Tutto tessuto sul te<strong>la</strong>io dei contrasti, il film di<br />

Antonello Grimaldi passa dal preludio di un abbraccio che<br />

potrebbe rive<strong>la</strong>rsi mortale (<strong>la</strong> sequenza del salvataggio)<br />

all’epilogo dell’abbraccio vitale che in un’esperienza<br />

tanto passionale quanto traumatica si scioglie in un atto<br />

liberatorio, esplosione di un dolore a lungo represso e mai<br />

sfogato. Come <strong>la</strong> frase palindroma che diverte tanto <strong>la</strong><br />

figlioletta perché, letta al contrario, ha sempre lo stesso<br />

significato, anche Pietro si rende conto che <strong>la</strong> vita può<br />

essere reversibile.<br />

Tratto dall’omonimo romanzo di Giovanni Veronesi edito<br />

da Bompiani, “Caos calmo” è un film complesso che stimo<strong>la</strong><br />

una serie di riflessioni sul dolore, sul<strong>la</strong> solitudine,<br />

sull’incapacità di comunicare da parte di un campionario<br />

di personaggi che evidenzia tutte le contraddizioni e le<br />

monomanie dell’attuale condizione umana. Con un Nanni<br />

Moretti che di questo caos quotidiano dell’anima è l’interprete<br />

ideale grazie al<strong>la</strong> sua aria svagata, assente, distratta.<br />

Il Tempo - Gian Luigi Rondi - 10/02/<strong>2008</strong><br />

‘Caos calmo’ di Sandro Veronesi era un romanzo faticoso<br />

da leggersi, affol<strong>la</strong>to a dismisura di personaggi secondari<br />

però incentrato su un protagonista, anche voce narrante,<br />

che morta all’improvviso sua moglie, temendo conseguenze<br />

negative di quel<strong>la</strong> perdita sul<strong>la</strong> figlia decenne,<br />

<strong>la</strong>sciava un alto incarico in un’impresa di prestigio e se ne<br />

stava sul<strong>la</strong> sua auto tutto il giorno di fronte al<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong><br />

32<br />

del<strong>la</strong> bambina, intento solo a quello; mentre attorno amici,<br />

parenti, colleghi gli si alternavano quasi tutti con un problema<br />

da risolvere o con una crisi personale, nel<strong>la</strong> vita privata<br />

e sul <strong>la</strong>voro.<br />

Antonello Grimaldi, dopo alcuni film modesti e molta<br />

televisione popo<strong>la</strong>re, affronta adesso quel romanzo, sintetizzando<br />

al massimo i personaggi, anche come numero, e<br />

apportando, al<strong>la</strong> trama, alcune precise varianti. Intanto il<br />

luogo dell’azione: non più a Mi<strong>la</strong>no ma Roma (nonostante<br />

un finale con neve fitta). Poi quell’auto su cui il protagonista<br />

si era iso<strong>la</strong>to. C’è ancora, ma di sfondo, sostituita<br />

in prevalenza da una panchina nei giardinetti prospicienti<br />

<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong>. Pos<strong>sono</strong> accertarsi, meno facile consentire sempre<br />

sulle sintesi operate nel<strong>la</strong> descrizione di tutti quei personaggi<br />

che si fanno via via incontro al protagonista, quasi<br />

sempre infastidendolo, sia che vogliono coinvolgerlo in<br />

trame al livello del suo <strong>la</strong>voro (nell’impresa di cui fa parte<br />

si stanno minacciando manovre di vario tipo), sia che vengano<br />

a discutere questioni familiari, non ultimo quel suo<br />

lutto da cui, forse, intende estraniarsi.<br />

I caratteri <strong>sono</strong> indicati spesso in superficie, limitandoli<br />

solo a delle facce e anche <strong>la</strong> tanto chiacchierata scena di<br />

sesso, nel libro minutamente motivata, finisce per risultare<br />

così improvvisa da rischiare quasi il gratuito.<br />

Il film, tuttavia, pur con questi scompensi soprattutto a<br />

livello di racconto e di psicologie, un suo peso finisce per<br />

averlo. <strong>Per</strong> merito, soprattutto, del<strong>la</strong> presenza di Nanni<br />

Moretti nelle vesti del protagonista. Forse non è il personaggio<br />

sbandato, sospeso, irritabile pensato da Veronesi,<br />

ma è, con molta più logica, uno dei quei personaggi fra<br />

nevrosi e vero dolore che tanta parte hanno avuto nel cinema<br />

di Moretti: crucciato, in equilibrio fra dubbi e tormenti,<br />

con una mimica che dice di più, sulle contraddizioni e<br />

le ansie, di quanto non dicano le battute di dialogo che gli<br />

si ascoltano attorno.<br />

Lo coadiuva egregiamente un Alessandro Gassman rinnovato,<br />

grintoso, incisivo. Cui si accompagnano Isabel<strong>la</strong><br />

Ferrari (nel<strong>la</strong> pagina erotica) e Valeria Golino, una cognata<br />

confusa.<br />

La Stampa - Lietta Tornabuoni - 08/02/<strong>2008</strong><br />

L’unica scena di sesso è goffa: Nanni Moretti tocca un<br />

capezzolo di Isabel<strong>la</strong> Ferrari come se premesse il campanello<br />

dell’interno sei; lo sforzo maggiore di tutti è di non<br />

<strong>la</strong>sciar vedere neppure mezza natica, il che toglie all’insieme<br />

s<strong>la</strong>ncio e necessità. “Caos calmo” di Antonello<br />

Grimaldi, tratto dal romanzo di Sandro Veronesi<br />

(Bompiani) comincia come un bel film, poi si perde un<br />

po’: è il tentativo di raccontare il percorso di un dolore,<br />

dall’attimo in cui colpisce al momento in cui <strong>la</strong> sofferenza<br />

comincia ad attenuarsi.<br />

Nanni Moretti torna a casa dal mare e trova <strong>la</strong> moglie<br />

improvvisamente morta. Nello smarrimento, applica quei<br />

comportamenti professionalmente suggeriti al manager<br />

che è: calma, imperturbabilità, efficienza pratica, una specie<br />

di autoanestesia che non <strong>la</strong>scia filtrare i sentimenti o li<br />

conge<strong>la</strong>. Si concentra sul<strong>la</strong> sua bambina di dieci anni: ogni<br />

mattina <strong>la</strong> accompagna a scuo<strong>la</strong> e l’aspetta sino al<strong>la</strong> fine

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