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Per la stagione 2008/2009 sono operanti due Comitati Consultivi IN ...

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tico armato, lo portano verso <strong>la</strong> Luna, dimostrano che l’età<br />

non conta.<br />

Ancora, il cinema offre il viaggio come scoperta e documento<br />

politico, con grandi vantaggi culturali: in “Viaggio a<br />

Kandahar” di Mohsen Makhmalbaf, 2001, un viaggio nel<br />

deserto comporta tappe quali un campo profughi, una scuo<strong>la</strong><br />

coranica talebana, un centro assistenza del<strong>la</strong> Croce Rossa<br />

e, intriso di dolore, descrive sino a che punto una lunga<br />

guerra possa devastare un Paese. Infine, il viaggio come<br />

addio: nell’ultimo film del<strong>la</strong> vita di Marcello Mastroianni<br />

diretto da Manoel de Oliveira nel 1997, “Viaggio all’inizio<br />

del mondo”.<br />

Il Giornale di Brescia - Alberto Pesce - 30/03/<strong>2008</strong><br />

Da “In the Mood for Love” a “Eros” e “2046” <strong>sono</strong> sempre<br />

love stories di pensieri e di sguardi quelle di Wong Kar-Wai,<br />

affascinante regista di Hong Kong, di una fluidità di immaginario<br />

che sroto<strong>la</strong> con raffinata eleganza nello spaziotempo<br />

di rapporti uomo-donna pudicamente segnati da<br />

attrazione e freno e fa del<strong>la</strong> reciproca distanza per quanto<br />

breve complessa realtà sino all’incantamento. Ed è sempre<br />

il suo linguaggio scansione di estenuata lentezza su scorci<br />

leggermente attoniti di forme e presenze, volti e dettagli,<br />

come rattenuti un attimo di più, tra sve<strong>la</strong>re e nascondere, o<br />

segmentati nel ritmo a piccoli stacchi, o carezzevolmente<br />

s<strong>la</strong>bbrati per un nuovo, non importa se surreale, ma sempre<br />

armonico incrocio di linee e colori, cui fa sempre da contrappunto<br />

una felicissima colonna musicale, i tanghi interpretati<br />

da Nat King Cole (“In the Mood for Love”) o <strong>la</strong> stregante<br />

malia dei refrain del<strong>la</strong> belliniana ‘Casta Diva’<br />

(“2046”).<br />

Con “Un bacio romantico”, Wong Kar-Wai, per <strong>la</strong> prima<br />

volta negli Usa, si cimenta in un seducente esercizio sovrappositivo<br />

ca<strong>la</strong>ndo i suoi singo<strong>la</strong>ri frammenti di un discorso<br />

d’amore all’interno di un modulo formale ormai c<strong>la</strong>ssico<br />

nel<strong>la</strong> cultura americana quale è il ‘viaggio’ coast to coast.<br />

Pur nel<strong>la</strong> successione spazio-temporale lungo i giorni e le<br />

stagioni da New York al Nevada - e all’Arizona, con un cast<br />

americano, al femminile dal<strong>la</strong> cantante Norah Jones protagonista<br />

a Rachel Weisz moglie abbandonata e Natalie<br />

Portman spregiudicata giocatrice d’azzardo, e l’accompagnamento<br />

oltre alle canzoni delIa Jones e di Cat Power<br />

anche di un ritmo al<strong>la</strong> chitarra country di Ry Cooder, il roadmovie<br />

diventa specchio di un riaffondo di interiorità e riscoperta<br />

d’amore al di là di una dolorosa perdita irrimedibile.<br />

Elizabeth (Norah Jones), dopo <strong>la</strong> straziata rottura di una<br />

re<strong>la</strong>zione, indugia sino all’ubriacatura e al sonno al bar di<br />

Jeremy (Jude Law), così servizievole e gentile. Ma non ce<br />

<strong>la</strong> fa, e allora decide di <strong>la</strong>sciarsi alle spalle ricordi, illusioni,<br />

disincanti, anche l’amicizia stessa di Jeremy. In un bar del<br />

Nevada trova <strong>la</strong>voro come cameriera, fa stranite conoscenze,<br />

dal poliziotto (David Strathairn) così lucido in servizio<br />

e in borghese a sera così tormentato e stanco, al<strong>la</strong> scaltra<br />

giocatrice (Natalie Portman) con cui rischia di perdere i<br />

risparmi. Ma <strong>sono</strong> incontri, come del resto lo scambio di<br />

lettere con Jeremy, che ad Elizabeth rive<strong>la</strong>no quale potrebbe<br />

essere il suo nuovo destino, proprio lì donde s’era mossa,<br />

con Jeremy per un final kiss a tutto schermo con sensualità<br />

appassionata tenera e dolce.<br />

60<br />

L’Eco di Bergamo - Achille Frezzato - 29/03/<strong>2008</strong><br />

Due baci - il primo tenero, conso<strong>la</strong>torio, ‘rubato’, il secondo<br />

sensuale, chiara conferma dell’inizio di una nuova vita<br />

amorosa - incorniciano <strong>la</strong> storia narrata in “Un bacio<br />

romantico” dal regista Wong Kar-Wai, nato a Shangai nel<br />

1958, ma vissuto dal<strong>la</strong> fanciullezza ad Hong Kong, autore<br />

di “In the Mood for Love”, di “2046” e di “La mano”, un<br />

episodio di “Eros”.<br />

Suo primo film in inglese, realizzato negli Stati Uniti e in<br />

competizione a Cannes lo scorso maggio, “Un bacio<br />

romantico”, da alcuni considerato un omaggio al<strong>la</strong> commedia<br />

romantica hollywoodiana con lieto fine, al road<br />

movie degli anni ‘60 e al<strong>la</strong> musica statunitense (<strong>la</strong> colonna<br />

<strong>sono</strong>ra ospita melodie folk, rock, jazz, rythmn’ blues),<br />

può essere visto come una esplorazione del<strong>la</strong> grande<br />

distanza emotiva che può esservi fra <strong>due</strong> persone fisicamente<br />

vicine: quel<strong>la</strong> esistente fra Elizabeth (<strong>la</strong> cantautrice<br />

di modern jazz Norah Jones al suo esordio cinematografico)<br />

e Jeremy (Jude Law), reduce da un abbandono e gestore<br />

a New York di una caffetteria, dove <strong>la</strong> giovane, da poco<br />

<strong>la</strong>sciata dal fidanzato, passa le serate mangiando torte al<br />

mirtillo (come indica il titolo originale: “My blueberry<br />

nights”), chiacchierando con lui ed intrecciando un rapporto<br />

di timide confidenze.<br />

Animo inquieto ed in crisi, Elizabeth <strong>la</strong>scia <strong>la</strong> Grande<br />

Me<strong>la</strong> ed incomincia a spostarsi nel Grande Paese: a<br />

Memphis, cameriera in un bar, assiste al<strong>la</strong> tragica fine di<br />

Arnie (David Strathairn), un poliziotto affidatosi all’alcol<br />

per dimenticare <strong>la</strong> moglie Sue Lynne (Rachel Weisz); a<br />

Las Vegas fa amicizia con Lesile, una giocatrice sfortunata<br />

(Natalie Portman), dal<strong>la</strong> quale viene ospitata e al<strong>la</strong><br />

quale presta del danaro, assistendo<strong>la</strong> e confortando<strong>la</strong> al<strong>la</strong><br />

morte del padre. Grazie a questi incontri, dopo aver incrociato<br />

vite e destini di una sommessa ‘normalità’ e conosciuto<br />

gli abissi del<strong>la</strong> solitudine e dell’infelicità, Elizabeth<br />

comprende come il suo viaggio, raccontato nelle cartoline<br />

inviate e Jeremy, sia in realtà una perlustrazione del suo<br />

animo, vedendovi, convinta, una sua maturazione, <strong>la</strong> sua<br />

possibile rinascita.<br />

Con tempi lenti, avvalendosi di dialoghi brevi, intensi, allusivi<br />

e di immagini sia c<strong>la</strong>ustrofobiche (le sequenze ambientate<br />

nei fumosi bar, con richiami ai quadri di Edward<br />

Hopper, e nel casinò) che abbaglianti (i brani girati nel<br />

deserto del Nevada), le une e le altre colte dal<strong>la</strong> magistrale<br />

fotografia del franco-iraniano Darius Khondji, Wong Kar-<br />

Wai, come nei film succitati, anche in “Un bacio romantico”<br />

abbozza delle vicende, raffigura, artico<strong>la</strong>ndole in tre<br />

capitoli, le vicissitudini di pochi personaggi, i quali vivono<br />

situazioni, che - come è stato osservato - ‘si ripetono come<br />

in una spirale rimbalzando da un personaggio all’altro, da<br />

una storia all’altra’. Storie già raccontate (le lontananze<br />

affettive e reali, le pene d’amore, le assenze dei padri, l’infedeltà<br />

degli amati), che si reggono, abilmente rinnovate e<br />

declinate, sulle sue scelte espositive, caratterizzate da un<br />

clima rarefatto e coinvolgente, dal<strong>la</strong> perizia nel collocare le<br />

figure nello spazio, nel cogliere i fremiti, gli indugi, il dolore<br />

sui volti dei personaggi, nelle loro espressioni. Scelte che<br />

richiamano movenze ed atmosfere tipiche del suo cinema,<br />

che pos<strong>sono</strong> predisporlo a sfociare nel manierismo.

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