Per la stagione 2008/2009 sono operanti due Comitati Consultivi IN ...
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eligionario e teme <strong>la</strong> reazione sua e del<strong>la</strong> famiglia<br />
tradizionalista in una società dominata dal maschilismo.<br />
<strong>Per</strong> questo entrambe, senza darlo a vedere,<br />
comprendono il dramma di Rima, <strong>la</strong> shampista<br />
(Joanna Moukarzel), una venticinquenne silenziosa<br />
e introversa, attratta dalle donne.<br />
Tutte conoscono Rose (Siham Haddad), un’anziana<br />
sarta che abita accanto al salone e che ha dedicato<br />
<strong>la</strong> sua esistenza al<strong>la</strong> cura del<strong>la</strong> sorel<strong>la</strong> (Aziza<br />
Semaan), un’amabile vecchietta un po’ fuori di<br />
senno. Nell’arco di una giornata, Ie donne di<br />
“Caramel”, interpretate, ad eccezione di Layale, da<br />
attrici non professioniste, si aiutano nell’affrontare<br />
situazioni e problemi che, condizionate da convenzioni<br />
sia sociali che culturali, incontrano con gli<br />
uomini, con l’amore, col matrimonio, con <strong>la</strong> maternità,<br />
par<strong>la</strong>ndone con <strong>la</strong> libertà e l’intimità, con <strong>la</strong><br />
confidenza e <strong>la</strong> complicità, proprie dell’ ‘altra metà<br />
del cielo’.<br />
“Caramel” non ha ambizioni sociologiche, non<br />
sonda <strong>la</strong> società libanese: mostra come alcune<br />
donne del<strong>la</strong> Beirut piccolo-borghese dei nostri giorni<br />
vivono nel timore di non attenersi al ruolo di<br />
mogli e di madri, destinato loro dalle tradizioni.<br />
Una condizione ingrata, descritta non con accenti e<br />
cadenze drammatiche, ma nei toni, umoristicamente<br />
concreti, di un racconto corale, in cui ben si<br />
coniugano motivi melodrammatici e<br />
situazíoni/notazioni tipiche del<strong>la</strong> commedia sentimentale<br />
e di costume.<br />
Rimarchevole per <strong>la</strong> sua messinscena caratterizzata,<br />
come altri ha notato, da ‘raffinata, lieve sensualità’<br />
(<strong>la</strong> luce, il colore vi giocano un ruolo rilevante),<br />
“Caramel” raffigura storie commoventi, appassionate,<br />
divertenti su amori tormentati e/o diversi, sulle<br />
ansie del matrimonio, sul silenzio fra universi differenti,<br />
sul<strong>la</strong> calda complice amicizia ignara di qualsiasi<br />
limite, sul<strong>la</strong> mestizia dell’ineluttabile sfiorire.<br />
30<br />
Il Giornale di Sicilia - Gregorio Napoli -<br />
30/12/2007<br />
Nelle fiere di paese, veniva <strong>la</strong>vorato con vigorose<br />
bracciate. I banconisti lo appendevano agli uncini,<br />
lo tiravano e ripiegavano ben bene, poi lo affettavano<br />
in prelibati bocconcini. A Beirut, Libano, le<br />
ragazze nel salone di bellezza usano il Caramel per<br />
depi<strong>la</strong>re le clienti, stendendolo sul<strong>la</strong> pelle e strappandolo,<br />
con qualche raccapriccio di signore e<br />
signorine. Su questa trovata, e senza dimenticare il<br />
memorabile “Donne” (1939) di George Cukor, <strong>la</strong><br />
splendente attrice trentenne Nadine Labaki debutta<br />
nel<strong>la</strong> regia, allineando <strong>la</strong> nubile Layale innamorata<br />
di un uomo sposato, <strong>la</strong> dolce Rima attratta da una<br />
sognante brunetta, l’estroversa Jarnale che aspira<br />
ad un’impossibile carriera nello spettacolo; e l’anziana<br />
sarta Rose, corteggiata dal vecchio Charles,<br />
ma doverosamente legata al<strong>la</strong> soave demenza del<strong>la</strong><br />
sorel<strong>la</strong> Lilli, altrimenti vagabonda per le vie del<strong>la</strong><br />
città. Diamo a questi personaggi <strong>la</strong> libertà di scegliere<br />
l’innocua letizia del quartiere. Fra bigodini,<br />
cerette; <strong>la</strong>vabi per curare l’acconciatura, ciprie,<br />
rimmel, mascara e ingredienti di varia cosmesi,<br />
s’intravede una realtà minima ben lontana dal<strong>la</strong><br />
squarciante brutalità del<strong>la</strong> guerra che incombe in<br />
quelle zone. Labaki esalta <strong>la</strong> religione, il santino<br />
del<strong>la</strong> Madre Addolorata, i canti arabi inframmezzati<br />
da litanie e riti nuziali di matrice decisamente<br />
occidentale. Accennando soltanto all’oltranzismo<br />
poliziesco; e mitigandolo, anzi, in una sorta di<br />
benevo<strong>la</strong> ammenda. Letto in filigrana, il film è un<br />
gioioso inno al<strong>la</strong> pace, sia pure insidiata dalle piccole<br />
noie degli amori disattesi e dei sentimenti traditi.<br />
Fulgente nel<strong>la</strong> sua bellezza, Nadine Labaki<br />
guida il coro con autorevolezza, mettendo a profitto<br />
parecchie lezioni italiche: si vedano. nel provino<br />
di Jarnale, i riferimenti a Fellini e a Tornatore.