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Per la stagione 2008/2009 sono operanti due Comitati Consultivi IN ...

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mano di Demme quanto dell’intensità del<strong>la</strong> Hathaway e<br />

del cast tutto.<br />

Sentieri Selvaggi - Federico Chiacchiari - 04/09/<strong>2008</strong><br />

Ci mette il cuore, mai come questa volta, Jonathan<br />

Demme, nel suo incredibile “miglior filmino familiare<br />

mai realizzato” (come da progetto del regista…). Cuore,<br />

corpo pulsante, danzante, musica dal vivo sul set/nel film,<br />

girando come fosse un documentario, ma con l’occhio da<br />

telefilm “new wave”, senza prove, con <strong>la</strong> troupe che diviene<br />

famiglia, dentro una casa/set che li spinge – letteralmente<br />

– a condividere per 5 giorni l’esperienza del “vivere<br />

assieme”. Con i musicisti che suonano fuori al giardino,<br />

o al piano di sotto, mentre Kym (una Anne Hathaway che<br />

è un corpo malleabile/mutante,capace di prendersi con gli<br />

occhi e il sangue un ruolo che sembra venire da Ragazze<br />

interrotte, e <strong>la</strong> ragazza sembra possedere, assieme in un<br />

unico corpo, l’inquietudine di Winona Ryder con l’energia<br />

dell’Angiolina Jolie) sale le scale ed entra nel<strong>la</strong> sua vecchia<br />

camera da dove manca da mesi e mesi di vita srego<strong>la</strong>ta,<br />

case di cura e corsi di recupero per<br />

tossicodipendenti. Kym entra in camera e il suo sguardo<br />

vaga lento tra le pareti, tra i vecchi oggetti di<br />

ragazza/bambina, e <strong>la</strong> musica di Zafer Tawil sale lenta, e<br />

questa scena sembra non finire mai, di una lentezza sublime,<br />

dolcissima e impensabile per un film con star, tutta<br />

dentro Hollywood, ma girato come se ci fosse una nuova<br />

Nouvelle Vague e Demme fosse il nuovo Godard.<br />

Ma Demme, (per fortuna?) viene dal<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> di Corman<br />

(anche qui presente in una cameo) e sa come mixare culture<br />

alte e basse, misce<strong>la</strong>re musiche bianche e nere, far<br />

cantare Robyn Hitchcock e Sister Carol, riecheggiare Neil<br />

Young, il tutto dentro un matrimonio che sta per compiersi,<br />

quello del<strong>la</strong> sorel<strong>la</strong> di Kym, <strong>la</strong> Rachel del titolo, che è<br />

l’atto ufficiale in cui <strong>la</strong> famiglia si ricompone, dopo lutti,<br />

separazioni e corpi spezzati dentro dai dolori. E Rachel<br />

Getting Married, con <strong>la</strong> sua messa in scena senza prove,<br />

con <strong>la</strong> libertà di <strong>la</strong>sciare al direttore del<strong>la</strong> fotografia<br />

Dec<strong>la</strong>n Quinn <strong>la</strong> scelta del punto di vista, con le sue numerose<br />

macchine da presa HD che riprendono il set, dentro al<br />

set, addosso agli attori, in mano, persino, agli attori, è <strong>la</strong><br />

magnifica scoperta di un cinema intimo e sovversivo che<br />

prova a raccontare le emozioni attraverso le emozioni, il<br />

dolore attraverso gli occhi, e poi le paure e il senso di solitudine,<br />

ma anche l’amore, tutto dentro quel<strong>la</strong> cosa pazzesca,<br />

detestabile e necessaria (come il respiro) che è oggi <strong>la</strong><br />

famiglia.<br />

Il corpo “interrotto” è quello di Kym, che torna dal<strong>la</strong> casa<br />

di cura proprio nel giorno che precede il matrimonio del<strong>la</strong><br />

sorel<strong>la</strong>. E’ una casa famiglia che si al<strong>la</strong>rga, per le prove e<br />

tutto il gioco del<strong>la</strong> rappresentazione di un atto simbolico,<br />

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ed è curioso vedere un film che mostra le prove del matrimonio<br />

proprio mentre sceglie deliberatamente di non far<br />

provare gli attori, che <strong>sono</strong> così liberati dal perfezionismo<br />

del<strong>la</strong> sceneggiatura (un esplosione di energia emozionale<br />

allo stato puro, scritta dal<strong>la</strong> figlia di Sidney Lumet, Jenny,<br />

insegnante e scrittrice di teatro di talento) e <strong>la</strong>nciati nell’universo<br />

set/famiglia, luogo dove i discorsi, i gesti, gli<br />

scambi di sguardi pos<strong>sono</strong> esibirsi senza cesure, senza<br />

limiti. Con <strong>la</strong> musica che invade il set fino al punto da<br />

infastidire gli attori ma con Demme capace di utilizzare<br />

persino questa “invadenza” in una pezzo di film (con<br />

Kym/Anne Hathaway che grida ai musicisti fuori al giardino<br />

di smetter<strong>la</strong> con <strong>la</strong> musica, storie vere del set e ormai<br />

dentro al film).<br />

Mentre il matrimonio celebra un’unione, quel<strong>la</strong> di Rachel<br />

e Sidney, Kym è l’alieno, l’insopportabile presenza, il<br />

corpo/segno di un passato che non si può dimenticare, così<br />

legato a una perdita luttuosa di cui <strong>la</strong> sua ma<strong>la</strong>ttia/dipendenza<br />

fu responsabile. E non è amabile Kim, come non lo<br />

<strong>sono</strong> gli altri personaggi, tutti pieni di limiti (dolcemente<br />

umani) e rinchiusi nei limiti delle loro esistenze. Kym è<br />

semplicemente <strong>la</strong> cartina al tornasole, l’elemento esplosivo<br />

di conflitti mai sopiti e dolori mai rimossi. E allora<br />

tutto il film si dipana in queste “scie d’amore” cassavetesiane,<br />

con Kym e Rachel che si amano e odiano, con Paul,<br />

il padre, che cerca di mantenere un impossibile equilibrio<br />

e una madre ex moglie (una finalmente recuperata al cinema<br />

Debra Winger), che non sa chiudere questo distacco.<br />

Tutto Rachel Getting Married sembra fatto di “scene<br />

madri”, come se <strong>la</strong> struttura c<strong>la</strong>ssica del<strong>la</strong> sceneggiatura<br />

fosse esplosa dentro un corpo/film che procede per accumulo<br />

e sottrazione, aggiungendo emozioni ad ogni inquadratura<br />

e levando i simbolismi, giocando con i corpi<br />

immersi nelle musiche che, letteralmente, viene da dentro<br />

al film. E al<strong>la</strong> fine i conflitti non si ricompongono, perché<br />

non è così facile nel<strong>la</strong> vita reale e l’antistruttura dello<br />

script sceglie <strong>la</strong> via anticonvenzionale, dove certo i personaggi<br />

<strong>sono</strong> cambiati nel corso del<strong>la</strong> storia, ma nul<strong>la</strong> appare<br />

risolto, e Kym neppure riesce a raggiungere <strong>la</strong> madre<br />

che sta andando via, dopo che <strong>la</strong> sera prima si erano prese<br />

a schiaffi al termine di una discussione a dir poco accesa….<br />

Abby (<strong>la</strong> Winger) va via, Kym <strong>la</strong> segue con lo sguardo,<br />

poi decide di corrergli incontro, forse per l’ennesima<br />

ed estrema richiesta di perdono, ma viene fermata dal<br />

padre che le presenta un’amica che le offre un <strong>la</strong>voro,<br />

domani. Kym è lì ma il suo sguardo e il cuore seguono<br />

l’auto di Abby che va via, e nessuna redenzione è, per<br />

oggi, possibile. Con un finale malinconico e bellissimo,<br />

con Kym che va via e, nel giardino di casa, resta solo<br />

Rachel, ferma, immobile ad ascoltare i musicisti. Ma poi<br />

decide di andare verso di loro…verso <strong>la</strong> musica.

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