Per la stagione 2008/2009 sono operanti due Comitati Consultivi IN ...
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Il Messaggero - Francesco Alò - 16/05/<strong>2008</strong><br />
Due gangster ir<strong>la</strong>ndesi aspettano Godot a Bruges.<br />
Un colpo è andato male. Così male che il giovane<br />
Ray e l’esperto Ken vengono spediti dal loro capo<br />
nevrotico Harry nel<strong>la</strong> Venezia delle Fiandre ad<br />
aspettare che le acque si calmino. Ken è affascinato<br />
dall’arte e dal<strong>la</strong> tranquillità del luogo. Ray si<br />
sente in gabbia e rischia l’esaurimento quando<br />
rischia il linciaggio da parte di un gruppo di turisti<br />
americani obesi. La trama si ferma qui, il resto di<br />
“In Bruges-La coscienza dell’assassino”, opera<br />
prima del drammaturgo ir<strong>la</strong>ndese Martin<br />
McDonagh, è pura arte del dialogo con un occhio a<br />
Beckett e l’altro a Tarantino. Brutalità e senso dell’umorismo,<br />
arte medievale e commedia romantica<br />
(Ray si prende una cotta per <strong>la</strong> misteriosa Chloe),<br />
nani da picchiare (è il secondo film recente dopo<br />
Funeral Party in cui si maltrattano i nani; trionfo<br />
del politicamente scorretto) e pistole che troncano<br />
<strong>la</strong> conversazione. Episodio dopo episodio, il film si<br />
sve<strong>la</strong> ipnoticamente davanti ai nostri occhi. Motivi<br />
del<strong>la</strong> magia? La penna arguta e umana di<br />
McDonagh (viene voglia di leggersi tutte le sue<br />
pièce ir<strong>la</strong>ndesi) e <strong>la</strong> potenza espressiva di Farrell e<br />
Gleeson. Il giovane Farrell si conferma grande attore.<br />
Se solo mettesse <strong>la</strong> testa a posto. Gli suggeriamo<br />
più Bruges e meno Hollywood.<br />
Il Corriere del<strong>la</strong> Sera - Maurizio Porro - 30/05/<strong>2008</strong><br />
Finalmente un film ben scritto e diretto da Martin<br />
McDonagh, che scompagina i generi noir col suo<br />
curriculum teatrale che privilegia dialoghi e atmosfere.<br />
Sono <strong>due</strong> killer in attesa di punizione, a<br />
Bruges; mentre aspettano il capo, il loro gioco psicologico<br />
di vittime-carnefici si fa sempre più teso<br />
anche se i luoghi fiamminghi invitano al turismo.<br />
Vo<strong>la</strong>ndo alti, si potrebbero citare il ‘Godot’ di<br />
Beckett ma anche certi incastri al<strong>la</strong> Pinter; comunque<br />
il racconto funziona, anche con valenza surreale,<br />
grazie al<strong>la</strong> perfetta sintonia di tre attori che si<br />
palleggiano una specie di infelicità esistenziale ma<br />
colorata di gangsterismo. Sono Colin Farrell, al<strong>la</strong><br />
sua prova migliore, con aria stralunata ma sempre a<br />
caccia di ragazze; Brendan Gleeson, il più combattuto;<br />
il boss porta dubbi e segni di Ralph Fiennes.<br />
Delitto, pentimento, rimozione e castigo, nel gusto<br />
del ricamo delle Fiandre da sottosapore amaro.<br />
Il Foglio - Mariarosa Mancuso - 18/05/<strong>2008</strong><br />
Ci <strong>sono</strong> i turisti intruppati (<strong>sono</strong> sempre gli altri).<br />
Ci <strong>sono</strong> i colti viaggiatori (<strong>sono</strong> i più antipatici,<br />
Chatwin sottobraccio e fumetto ‘cosa ci faccio io<br />
qui?’). Ci <strong>sono</strong> i cultori dello slow travel (scrivono<br />
48<br />
libri per spiegare con molte e confuse parole il basi<strong>la</strong>re<br />
concetto nonnesco: ‘Partire è meglio che arrivare’).<br />
Il nostro tipo preferito somiglia a Colin<br />
Farrell in questo film. A Bruges, <strong>la</strong> città medievale<br />
meglio conservata d’Europa, tutta canali e ponticelli,<br />
adottata dall’Unesco come patrimonio dell’umanità,<br />
nota come <strong>la</strong> Venezia del Belgio, e tutto quel<br />
che gli esce di bocca, senza neanche alzare gli<br />
occhi dal selciato, <strong>sono</strong> queste definitive parole:<br />
‘Se fossi un ritardato cresciuto in campagna forse<br />
Bruges potrebbe impressionarmi. Ma non lo <strong>sono</strong>,<br />
quindi non mi fa nessun effetto’. App<strong>la</strong>uso. E grandi<br />
app<strong>la</strong>usi al film, scritto e diretto da Martin<br />
McDonagh, commediografo ir<strong>la</strong>ndese paragonato a<br />
David Mamet. Senza sbagliarsi troppo, per quanto<br />
riguarda <strong>la</strong> bravura. Ma il b<strong>la</strong>ck humour è tipicamente<br />
ir<strong>la</strong>ndese, come potrete constatare vedendo<br />
questa storia originalissima e spassosa, con <strong>due</strong> killer<br />
dublinesi per protagonisti. Colin Farrell - nel<br />
film si chiama Ray - è giovane e imbronciato: gli<br />
occhietti si illuminano soltanto quando vede un<br />
nano sul set di un film (per i nani ha una vera passione:<br />
discute come devono essere chiamati, li insegue,<br />
cita le pellicole dove compaiono). Brendan<br />
Gleeson - nel film si chiama Ken - è più adulto, con<br />
una sanguinaria carriera alle spalle, e si trova a<br />
dover fare da balia al giovanotto. Entrambi <strong>sono</strong> in<br />
punizione per un incarico male eseguito - dovevano<br />
sparare a un prete, c’è stato purtroppo un danno<br />
col<strong>la</strong>terale. A Bruges dovrebbero stare tranquilli<br />
per un po’, cosa che non accade. Ogni altro accenno<br />
sul<strong>la</strong> trama sarebbe delittuoso. Si può accennare<br />
invece al<strong>la</strong> lungimiranza con cui il Belgio e <strong>la</strong> città<br />
di Bruges hanno gentilmente dato i permessi per le<br />
riprese di un film dove i rispettivi nomi <strong>sono</strong> sempre<br />
preceduti da un ‘fucking’. E dove si ride al<strong>la</strong><br />
battuta: ‘I belgi <strong>sono</strong> famosi per <strong>due</strong> cose, <strong>la</strong> ciocco<strong>la</strong>ta<br />
e <strong>la</strong> pedofilia; sappiamo che hanno inventato<br />
<strong>la</strong> ciocco<strong>la</strong>ta per attirare i bambini”. Lungimiranza,<br />
perché <strong>la</strong> città è diventata simpatica, e i turisti si<br />
<strong>sono</strong> moltiplicati.<br />
Il Sole 24Ore - Luigi Paini - 25/05/<strong>2008</strong><br />
Anche i killer hanno un’anima? Forse, ma è sepolta<br />
sotto le regole di un ‘mestiere’ che non <strong>la</strong>scia<br />
molto spazio ai pensieri positivi. Brutti ceffi,<br />
insomma, anche quando si presentano con i volti<br />
simpatici di Ray e Ken, i <strong>due</strong> protagonisti di “In<br />
Bruges-La coscienza dell’assassino”.<br />
Un’opera prima, quel<strong>la</strong> di Martin McDonagh, che<br />
ha il pregio di spiazzare lo spettatore. Una bellissima<br />
città, inquadrature quasi da film di promozione<br />
turistica, e poi il giro di boa. Ray e Ken <strong>sono</strong> in