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Per la stagione 2008/2009 sono operanti due Comitati Consultivi IN ...

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contrassegnato dal nome del suo scopritore, il neurologo<br />

tedesco Alois Alzheimer (1864 - 1915).<br />

Siamo in mezzo al<strong>la</strong> campagna innevata<br />

dell’Ontario e chi segue sempre più al<strong>la</strong>rmato i <strong>la</strong>psus<br />

del<strong>la</strong> moglie è Grant, un professore in pensione<br />

che sembra ritagliata da un film di Bergman (è l’eccellente<br />

attore canadese Gordon Pinsent). Ben presto<br />

gli si presenta ineluttabile il ricovero del<strong>la</strong> consorte<br />

in una clinica (le riprese <strong>sono</strong> avvenute fra gli<br />

ospiti veri del Freeport Health Center di<br />

Kitchener), dove il garbo dell’accoglienza al piano<br />

terra non nasconde l’inquietante probabilità di<br />

un’ascesa al ‘secondo piano’ degli incurabili. E’ su<br />

sca<strong>la</strong> ridotta <strong>la</strong> stessa metafora del racconto di Dino<br />

Buzzati ‘Sette piani’, dal quale Ugo Tognazzi trasse<br />

il film “Il fischio al naso”. Nelle 70 ispirate e<br />

toccanti intense paginette di Alice Munro adattate<br />

per lo schermo dal<strong>la</strong> regista Sarah Polley (anche<br />

entusiasta prefatrice del<strong>la</strong> recente edizione Vintage)<br />

il caso clinico viene affrontato senza <strong>la</strong>crime. Ci<br />

aspetta invece una sorpresa: dopo i rituali 30 giorni<br />

nei quali i ma<strong>la</strong>ti per esigenze di ambientazione<br />

non devono ricevere visite, Grant arriva con i fiori<br />

in mano e scopre Fiona impegnata a pieno tempo<br />

come trepida badante di Aubrey (Michael Murphy),<br />

un compagno di sventura messo peggio di lei.<br />

Nell’osmosi delle rispettive nebbie mentali è nata<br />

una corrispondenza di amorosi sensi tanto esclusiva<br />

da suscitare nel legittimo consorte una paradossale<br />

gelosia. <strong>Per</strong>ò quando Aubrey viene portato via<br />

dal<strong>la</strong> moglie Marian (Olympia Dukakis) e Fiona<br />

precipita nel<strong>la</strong> disperazione, Grant decide di andare<br />

in cerca del rivale per farlo tornare. Tutto ciò nel<br />

racconto avviene oltre <strong>la</strong> metà, mentre <strong>la</strong> Polley<br />

mette <strong>la</strong> situazione proprio all’ inizio del film in<br />

contrappunto con i f<strong>la</strong>shback. E’ una delle trovate<br />

di una sceneggiatura al<strong>la</strong> quale è stata attribuita,<br />

forse con un eccesso di generosità, un’ulteriore<br />

candidatura all’Oscar accanto a quel<strong>la</strong> per Julie<br />

Christie (nominata quattro volte, di cui una vincente<br />

nel ‘65 con “Darling”). Il tutto nel corso dell’assunzione<br />

a oggetto di culto di un piccolo film indipendente,<br />

passato attraverso il cursus honorum di<br />

vari festival e già onusto di premi. <strong>Per</strong> l’occasione<br />

assistiamo al<strong>la</strong> sorprendente rimonta di una diva<br />

presente sugli schermi da quasi mezzo secolo e<br />

definita da Al Pacino ‘<strong>la</strong> più poetica di tutte le attrici’.<br />

Un entusiasmo non condiviso da tutti perché<br />

Julie ha spesso suscitato critiche feroci. Leggere<br />

per credere <strong>la</strong> voce che le dedica David Thomson<br />

nel suo dizionario biografico del cinema, una brutale<br />

stroncatura includente accuse di manierismo e<br />

scarsa sincerità. <strong>Per</strong> scoprire l’infondatezza di tali<br />

cattiverie basta tuttavia rivedere <strong>la</strong> Christie in<br />

69<br />

“Away from Her”. Senza essere il capo<strong>la</strong>voro di cui<br />

si è par<strong>la</strong>to, questo film lindo e rispettabile ci rega<strong>la</strong><br />

un’interpretazione davvero straordinaria di colei<br />

che fu l’ispiratrice di “Il dottor Zivago”. Ancora<br />

bellissima benché in viaggio verso i settanta, Julie<br />

Christie non ricorre ai trucchi di mestiere che gli<br />

attori utilizzano nel rappresentare <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia. A differenza<br />

del gran mattatore positivista Ermete<br />

Zacconi, che ricostruì <strong>la</strong> paralisi progressiva di<br />

‘Osvaldo negli Spettri’ frequentando gli ospedali,<br />

Julie cerca <strong>la</strong> dolente verità del personaggio dentro<br />

se stessa.<br />

L’Eco di Bergamo - Achille Frezzato - 27/04/2000<br />

“Lontano da lei - Away from her” segna l’esordio<br />

nel<strong>la</strong> regia dell’attrice canadese Sarah Polley (nata<br />

a Toronto nel 1979, è stata interprete/protagonista,<br />

fra gli altri, di “Il mistero dell’acqua”, “La mia vita<br />

senza me”, “La vita segreta delle parole” ), che ne<br />

ha scritto <strong>la</strong> sceneggiatura, ricavando<strong>la</strong> da un racconto<br />

del<strong>la</strong> connazionale Alice Munro, pubblicato<br />

da Einaudi nel<strong>la</strong> raccolta ‘Nemico, amico, amante…’.<br />

Fedele al<strong>la</strong> vicenda del testo letterario, ma non al<br />

lineare schema narrativo (ha optato per un intreccio<br />

di f<strong>la</strong>shback), <strong>la</strong> neoregista evoca il trascorrere del<br />

tempo e il permanere dei sentimenti, si sofferma<br />

sulle ferite, sulle paure, sulle speranze, sugli affetti<br />

deboli o trascurati, sulle quotidiane forme di amorevolezza,<br />

sul dramma di un’identità coniugale<br />

<strong>la</strong>cerata.<br />

Attenta a una costruzione minuziosa, quasi maniacale<br />

dei personaggi, senza concedere nul<strong>la</strong> al sentimentalismo,<br />

in un calmo incedere e con essenziale<br />

nitidezza, racconta <strong>la</strong> storia, volutamente deprimente,<br />

ma austeramente toccante e coinvolgente,<br />

del lento, impietoso tramonto di Fiona (una magnifica<br />

Julie Christie in una interpretazione sentita ed<br />

emozionante), che, colpita dal morbo di Alzheimer,<br />

viene ricoverata in una casa di riposo specializzata<br />

dal marito Grant, un professore in pensione<br />

(Gordon Pinset, attore canadese di indubbio talento,<br />

sconosciuto in Europa): una decisione comunque<br />

drammatica per entrambi, mai separatisi nel<br />

corso di 48 anni.<br />

Dopo i rituali trenta giorni, durante i quali i ma<strong>la</strong>ti,<br />

per meglio adattarsi al<strong>la</strong> nuova vita, non pos<strong>sono</strong><br />

ricevere visite, Grant trova una Fiona che non si<br />

ricorda assolutamente di lui, che lo ignora, impegnata<br />

ad assistere affettuosamente Aubrey (Michael<br />

Murphy), un compagno di sventura, <strong>la</strong> cui moglie<br />

Marian (Olympia Dukakis), tornata dalle vacanze,<br />

lo riporta a casa. La scomparsa di Aubrey fa peggiorare<br />

velocemente le condizioni di Fiona, sempre

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